CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA – La chiesa di San Giorgio e la sua storia movimentata

Nata in situazioni poco chiare dal punto di vista giuridico, la chiesa di San Giorgio ha avuto un’esistenza alquanto travagliata. Il fatto che nel 1441, dopo essere stata distrutta da un incendio,  sia stata ricostruita a spese della famiglia dei Villa, ha fatto sì che questi se ne attribuissero il patronato, con i diritti connessi, come quello di proporre volta per volta al Capitolo della Collegiata la persona del Rettore pro tempore. Per il fatto che il campanile è anche torre municipale, il Municipio si è sentito contitolare del patronato sulla chiesa, e in certi periodi ne è stato considerato addirittura proprietario, anche in questo caso con i relativi diritti e obblighi. Come una chiesa parrocchiale, la chiesa di San Giorgio aveva un cimitero e un territorio dai confini ben precisi che per la “cura d’anime” dipendeva dal suo Rettore  (3.000 anime nel 1584, anno della visita pastorale Peruzzi), che abitava in una casa attigua alla chiesa. Ma San Giorgio non era una chiesa parrocchiale, e il Rettore non aveva il titolo di parroco, perché giuridicamente dipendeva dal Capitolo dei Canonici della Collegiata. Poteva amministrare tutti i Sacramenti all’infuori del Battesimo.

A complicare le cose c’era il fatto che dal 1531, chiamati dal Rettore, il canonico Matteo Buschetti,   in una casa attigua alla chiesa si erano stabiliti i Frati Francescani Minori Osservanti. Costoro, dal loro primo convento di Santa Maria in Betlem (il cosiddetto convento delle Grazie Vecchie) nel 1509 si erano trasferiti nella zona del Ponte Nuovo (Grazie Nuove) ma, non sentendosi al sicuro da eventuali incursioni delle soldatesche che in quel periodo storico facevano il buono e cattivo tempo, erano in cerca di  una sistemazione all’interno delle mura della città. Il can. Buschetti aveva ceduto loro la sua casa e si era sistemato provvisoriamente in un piccolo edificio di due stanze. I Frati si erano impegnati, oltre che a provvedere alla manutenzione della chiesa, a costruire per lui una vera casa: ma cinquant’anni dopo non l’avevano ancora fatto.

In una situazione così complicata è facile immaginare quante siano state lungo gli anni le rivendicazioni e quanti i motivi di discussione fra il Rettore e il Capitolo dei Canonici, e fra il Rettore e i Frati, specialmente quando (e succedeva spesso)  i loro caratteri non brillavano per mitezza e diplomazia: sono rimasti famosi i litigi fra certi Rettori e certi Canonici della Collegiata per difendere i rispettivi diritti. Situazioni incresciose che si protrassero a lungo e sembravano insuperabili. Come vedremo, sarebbe stata la Storia a offrire, o imporre, imprevedibili vie d’uscita.

Antonio Mignozzetti

(Continua)