PERSONAGGI NOVARESI 7. GAUDENZIO MERULA, UMANISTA E LETTERATO
Gaudenzio Merula, noto nel XVI secolo come umanista, letterato e non solo, è nato a Borgolavezzaro nell’anno 1500. I suoi primi studi ebbero la guida dell’umanista Domizio Calciato. Poté quindi continuare a Milano per perfezionare la sua formazione. Nella città in quel periodo dilagava la peste, da cui si salvò, come lui stesso ricordava, grazie a una pozione di sua invenzione. A Milano si fermò a lungo, inserendosi nei circoli umanistici e così entrando in relazione con molti letterati, tra i quali Scipione Vegio.
Dal 1530 cominciò a lavorare, tra Milano e Borgolavezzaro, alla redazione dei “Memorabilium libri”. Nel 1534 compose la commedia “Gelastinus” (nella foto copertina dell’opera). “Gelastinus” contiene un’invettiva contro i frati e contro le loro opere. Merula biasima coloro che si oppongono al genere della commedia oltre a coloro che, a dispetto degli autori classici, utilizzavano una lingua e sostenevano una cultura fondata sui testi medievali. Ritroviamo questa polemica anche in un’opera più tarda: “Terentianus dialogus”, stampata nel 1543 a Borgolavezzaro. Inizialmente fu oppositore di Erasmo da Rotterdam ma la sua posizione cambiò nel tempo. Nel 1536 fu edito a Lione il suo “De Gallorum Cisalpinorum antiquitate ac origine” (nella foto copertina dell’opera).
Il “De Gallorum Cisalpinorum …” ebbe fortuna editoriale fino alla fine del XVII secolo, con l’edizione parmense del 1692, e consta di tre libri ed altrettanti dialoghi. Del 1538 è probabilmente la composizione “Europa”, articolata in 63 capitoli. L’ultima parte è interamente dedicata all’Italia e tratta non solo di geografia ma anche di storia, con molte citazioni latine, da Strabone a Plinio, da Cesare a Virgilio e a Ovidio. Nel 1543 Merula risulta ancora a Milano e in quegli anni lavorò probabilmente all’opera storica “Suae aetatis rerum gestarum”, rimasta manoscritta fino al 1876, che racconta gli avvenimenti degli anni 1523-1525. Le ultime parole del manoscritto sono un nefasto presagio sui destini dello stato lombardo.
Il lungo soggiorno di Gaudenzio Merula a Milano fu inframezzato da viaggi e visite in altri luoghi della penisola italiana: Lucca, Como, Alessandria e forse anche Belgioioso e Cremona. Nel corso del 1543 Merula si trasferisce a Novara, dove si dedica all’insegnamento e alla scrittura. Sempre nel 1543 dà alle stampe, come si è detto, il “Terentianus dialogus”, in cui ricorda l’attribuzione della cittadinanza novarese.
Nel 1544 soggiorna a Borgolavezzaro e nel 1546 pubblica i “Memorabilium libri”, che trattano di numerosi argomenti: filosofia, astronomia, astrologia, mitologia, cosmografia, architettura, scultura, pittura, chimica, botanica. Nel 1556 ne fu pubblicata postuma un’edizione a Lione e l’opera allora ricevette l’attenzione della censura per alcuni passi contro il lusso degli ecclesiastici e la simonia di papa Alessandro VI. L’edizione lionese è presente nell’Indice romano del 1596 e censurata in Spagna nel 1584.
Dopo un breve soggiorno ad Abbiategrasso, nel 1545 Merula si sposta a Vigevano, dove lavora come insegnante e dove resta fino al 1550, quando il Comune, benché fosse molto stimato, ricevendo anche la cittadinanza onoraria, gli sospese per problemi economici lo stipendio. Si recò allora a Torino, dove restò per quattro anni. Nel 1554 lascia Torino, su richiesta della moglie, e torna a Borgolavezzaro, dove viene denunciato all’Inquisizione da un frate domenicano, probabilmente per avere espresso giudizi contro il clero. Il processo che si tiene nella Diocesi di Novara guidata dal vescovo Giovanni Morone (nella foto il palazzo del vescovo) si conclude con una assoluzione. Poco tempo dopo deve affrontare però un secondo processo a Milano sempre per motivi religiosi e anche questa volta viene assolto. Poco dopo, forse anche perché afflitto da queste persecuzioni, si ammala e il 22 marzo 1555 muore a Borgolavezzaro.
E’ ricordato come umanista, letterato, storico e scrittore, ma anche come medico, alchimista e astrologo. Fu, come si è detto, insegnante di lettere a Milano,
Novara e in seguito ad Abbiategrasso e a Vigevano. Di lui si ricordano in particolare le ricerche erudite sui Galli Cisalpini (“De Gallorum Cisalpinorum antiquitate et origine”, 1536) e i “Memorabilium libri” (1546). Con deliberazione del commissario prefettizio del 1926 gli venne intitolata la via allora chiamata strada Belvedere nel rione Sacro Cuore.
Enzo De Paoli