Le carte da gioco del Piemonte
L’Italia vanta un rapporto di vecchia data con le carte da gioco. Si hanno tracce storiche dei primi mazzi da gioco all’interno delle ordinanze fiorentine di circa metà Trecento, le quali regolamentavano quando praticarlo, proibendolo durante il momento lavorativo. Con il tempo, quasi ciascuna realtà regionale italiana ha sviluppato il proprio mazzo, anzi all’interno di alcune aree ne sono disponibili anche più di uno. Un ruolo dominante lo hanno sicuramente i mazzi piacentini e napoletani, con questi ultimi che si ritrovano spesso online quando si ripropongono in versione digitale i tradizionali giochi di carte. Appaiono invece molto più trasversali le carte a seme francese, il mazzo comunemente usato per il poker ad esempio, che si può ritrovare all’interno del casinò bwin, ma in generale su tutte le piattaforme disponibili online. Diverso è il caso invece del seme spagnolo, da cui derivano le carte regionali, che online mostra solo un numero limitato di giochi, minori rispetto a quello che offre la tradizione.
Volendo fare un’analisi dei vari mazzi regionali, occorre stabilire quali realtà hanno un solo mazzo e quali più di uno. Nel caso della Lombardia, ad esempio, si ritrovano varie tipologie come il bresciano, il bergamasco e il milanese. Non succede così analizzando la situazione del Piemonte, che invece ne presenta uno solo valido per tutti i territori della regione.
Il mazzo piemontese è a seme francese ma non è la Francia l’unica sua derivazione, si è infatti originato anche grazie ad una stretta correlazione con il mazzo genovese. La sua origine risale grossomodo tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento. Da passatempo particolarmente diffuso all’interno delle corti nobiliari a aristocratiche, sono poi a poco a poco divenuto un passatempo anche per le fasce di popolazione meno abbienti. Sono spesso affiancate ai tarocchi, le quali appaiono diverse sia per raffigurazioni che per struttura del mazzo, ma si sono diffuse a livello popolare nello stesso momento storico.
Confrontando il mazzo piemontese con quello delle altre realtà italiane, è impossibile non notare il dettaglio sulla grandezza. Queste carte infatti sono le più piccole in assoluto, misurando 50×83 mm. I semi sono in tutto 4: picche, cuori, fiori e quadri. Ciascun mazzo si compone come di consueto di 40 carte, 10 per ogni seme. È altresì diffuso in Piemonte il mazzo che si compone di 36 carte, con quelle numerali che vanno dal 6 a 10. Meno frequente è invece la versione che si rifà al mazzo anglo-francese, che conta 52 carte.
Oltre ad una differenziazione a livello di dimensioni, il mazzo piemontese presenta due dettagli particolari anche per quanto riguarda le raffigurazioni. Il primo elemento è dato da una ghirlanda ellittica che si ritrova in corrispondenza degli assi, l’unica eccezione è quello di cuori che ne è sprovvisto. Il secondo elemento riguarda invece le carte corrispondenti a re, regina e fante perché si ritrovano in orizzontale, come specchiati, imitando il mazzo della tradizione franco-belga. Non variano invece i tipici giochi della tradizione. Sicuramente la scopa, il tresette e la briscola restano i passatempi più conosciuti a livello regionale, vantando anche delle versioni online (anche se non con il mazzo piemontese).