CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. Il “Teatro Duomo”
Domenica 23 dicembre 1951 fu una giornata particolarmente importante per la parrocchia del Duomo di Chieri e per tutta la città: alle ore 15 il cardinale Maurilio Fossati inaugurava il “Teatro Duomo”: un’opera, fortemente voluta dal parroco canonico don Luigi Lucco Castello.
L’impresa aveva avuto inizio un anno prima, il 5 giugno 1950, con la presentazione al Comune della domanda per ottenere la relativa licenza edilizia. Del fatto dette notizia uno dei due settimanali cittadini, “Il Chierese” (l’altro era “Il Corriere di Chieri e dintorni”). Ma a causa dell’affollarsi dei giorni festivi in corrispondenza del Natale e del Capodanno lo fece un po’ in ritardo, nel numero del 5 gennaio 1952.
Quel giorno – racconta “Il Chierese” – attorno al Cardinale si radunarono: il parlamentare onorevole Silvio Geuna; il sindaco Secondo Caselle; il consigliere provinciale ed ex sindaco di Chieri rag. Giuseppe Franco; il pretore dott. Raniero Tedeschi; il progettista dell’opera ing. Felice Lautier, e il cav. Giuseppe Cottino, presidente della Giunta Parrocchiale di Azione Cattolica. Erano presenti anche i Canonici della Collegiata; i Superiori delle Famiglie religiose della città; molti sacerdoti, fra i quali mons. Barale, don Dolza e don Fasano; tutti gli assessori; vari consiglieri comunali e parecchi industriali. Il senatore Pier Carlo Restagno, dirigente dell’Azione Cattolica, impossibilitato ad essere presente, inviò un caloroso telegramma di adesione.
Dopo un canto eseguito dalla Schola Cantorum diretta dal maestro Michele Mondo, integrata dalle voci bianche dei ragazzi dell’Istituto Salesiano San Luigi e dell’Ospizio, il cav. Cottino salutò il Cardinale ed introdusse l’oratore ufficiale, il rag. Giuseppe Franco. Questi espose gli scopi che avevano consigliato la costruzione dell’importante e moderno edificio. Quindi intervenne l’arciprete can. Luigi Lucco Castello il quale si dilungò nel ringraziare coloro che in modi diversi avevano collaborato alla realizzazione. Infine prese la parola il Cardinale Maurilio Fossati, il quale lodò “l’opera bella e splendida, tanto rispondente ai bisogni dell’ora”.
Antonio Mignozzetti
(Continua).