PIEMONTE ARTE: McCURRY, SACCO, BERTOLETTI, CIRCOLO ARTISTI, CIRCOLO LETTORI, PIRRA, MONACO, RIVOLI…
Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
BIELLA. MOSTRA DI STEVE MC CURRY
Dal 6 dicembre 2024 al 18 maggio 2025 a Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero saranno esposti 128 scatti del grande fotografo Steve McCurry.
La mostra si articola in due sezioni: nella prima, oltre 100 foto scattate nelle UPLANDS, gli altopiani e le “Terre Alte” del Tibet, dell’Afghanistan, della Mongolia, del Giappone e poi ancora dell’Etiopia, della Birmania, del Nepal e del Brasile.
Nella seconda sezione, oltre 20 scatti tra le foto più rappresentative e più note di McCurry, le cosiddette ICONS.
RICCARDO COSTANTINI CONTEMPORARY, MOSTRA FOTOGRAFICA “PRESENTE REMOTO” DI GIOVANNI MARIA SACCO
A cura di Alessia Locatelli
Dal 6 dicembre 2024 al 31 gennaio 2025
Opening: 5 dicembre ore 18:30
16 opere per la mostra che ripercorre la pluridecennale carriera del fotografo Giovanni Maria Sacco e della sua ricerca, da sempre tesa a indagare l’essenza e il mistero del quotidiano e il senso generale di impermanenza nel mondo.La ricerca della bellezza. In una natura morta, come in uno scenario di archeologia industriale. Nella precarietà e nel declino silenzioso delle umane cose, come nell’impassibilità delle costruzioni architettoniche. Una selezione dei lavori più significativi di Giovanni Maria Sacco (Roma,1954) è esposta in “Presente Remoto”, la mostra curata da Alessia Locatelli e allestita presso Riccardo Costantini Contemporary di Torino, dal 6 dicembre 2024 al 31 gennaio 2025. Per trent’anni professore universitario di informatica, Sacco ha seguito la sua vocazione per la fotografia, che lo accompagna sin dall’età di otto anni. Le sue immagini spaziano tra temi diversi: rovine moderne, con una predilezione per le grandi fabbriche, architettura, nature morte, ritratti, nudi. Costante è la ricerca sull’essenza e il mistero degli oggetti e delle forme del nostro quotidiano e sul senso generale di impermanenza nel mondo.“Nelle immagini esposte, Giovanni Maria Sacco condensa una ricerca dell’arcano non svelato, coniugata al rafforzato bisogno di realtà”, sottolinea la curatrice Alessia Locatelli. “Le fotografie offrono uno studio accurato delle tecniche di rappresentazione, attraverso una precisa composizione del frame e l’uso attento e consapevole delle luci. Un connubio tra abilità e creazione che muove verso l’osservazione dettagliata e un’indagine sull’immanenza degli oggetti, in relazione alla loro mistica interiore”.“Presente Remoto” propone una raccolta di immagini tratte da alcuni dei progetti più rappresentativi dell’autore, come la serie Silent Theaters (tratta dal libro pubblicato da Kehrer Verlag, 2023), una narrazione visiva che apparentemente riguarda fabbriche abbandonate nelle quali regna lo stesso silenzio dei teatri dopo l’ultimo spettacolo: luoghi brulicanti di voci, rumori, persone e attività che improvvisamente arrestano la loro corsa, cadendo nell’oblio di un silenzio che avvolge spazi, oggetti, memorie. Dietro le vestigia di un passato industriale emerge il vero soggetto, che Sacco individua nella lenta ma dignitosa decadenza delle cose, delle speranze, l’epilogo delle fatiche umane. Difficile guardarlo dimenticando che è solo la tappa di un viaggio senza ritorno che trasforma tutto in polvere.È in quel ‘Memento Mori’, che dà anche il titolo alla serie di nature morte, che lo sguardo del fotografo si sofferma, diventando fotografia del tempo che avanza: lenta, colta, raffinata e curata nei minimi dettagli, come un dipinto fiammingo. Un lavoro sulle immagini che rispecchia una profonda conoscenza della luce e della tecnica.Elementi che si ritrovano in Applied Metaphysics, progetto che accomuna la classicità pittorica – presente nei soggetti floreali e negli oggetti che abitano i nostri spazi, così come nell’uso delle luci in still life e nel fondo scuro della tradizione della pittura nordica – con l’innovazione della tecnica di acquisizione in altissima risoluzione dell’immagine fotografica (nel 2014, periodo in cui il fotografo ha avviato il progetto, nessuna fotocamera digitale offriva una risoluzione così elevata. All’epoca, Sacco ha scelto una tecnica insolita e sperimentale). La serie è composta da scatti in risoluzione di oltre 300 megapixel, che permettono una stampa di altissima qualità in formati di grandi dimensioni, rendendo coinvolgente ed immersiva l’osservazione dei particolari e delle forme, in un percorso che conduce a guardare l’essenza interiore e invisibile delle cose.Il concetto di metafisica, intesa come indagine oltre l’apparenza della realtà, emerge infine nella serie Metafisica Concreta: un corpus di fotografie tratte dall’omonimo libro Giovanni Maria Sacco, Metafisica Concreta, Contrasto, 2024 (oggetto di una monografica a Milano presso Galleria Still, dal 15 novembre al 31 gennaio 2025). Il minimalismo di alcuni importanti edifici razionalisti italiani e l’atemporalità degli archetipi architettonici delle opere in mostra, portano lo sguardo a scoprire l’essenza delle cose, un’immagine della realtà trascendente l’apparenza, l’immunità dallo scorrere del tempo.Sacco con le sue fotografie non vuole stupire, non cerca di sorprendere. Ma misurando perfettamente gli elementi che andranno a costruire il suo frame fotografico, egli accede a nuove forme caratterizzate da una decisa e profonda connotazione metaforica che provoca uno straniamento. La fotografia di Sacco è sottrattiva ed essenziale: tutto e solo ciò che serve, niente di più, niente di meno. I soggetti non sono colti in un’istantanea, bensì persistono in una condizione di sospensione metafisica, simile a quella realizzata in pittura da Piero della Francesca, Edward Hopper e Vilhelm Hammershøi.L’assenza del tempo unita ad una grande attenzione per la composizione e la luce rendono le fotografie di Sacco molto vicine alla pittura classica. In occasione della mostra sarà presentata un’edizione limitata del catalogo dedicato.
TORINO. O IN QUALSIASI ALTRA FORMA. MOSTRA PERSONALE DI NINA BERTOLETTI
a cura di Francesca Minniti13 dicembre 2024 Conserveria Pastis, Piazza Emanuele Filiberto, 11, Torino dalle 19:00 alle 23:00
Venerdì 13 dicembre 2024, la Conserveria Pastis in Piazza Emanuele Filiberto 11, ospiterà la prima personale di Nina Bertoletti.
La mostra, intitolata O in qualsiasi altra forma, rappresenta il punto di arrivo e di partenza dell’artista. Una ricerca lunga tre anni, si consolida in questo primo atto, che si pone come un alfabeto visivo, una grammatica essenziale, su cui l’artista intende costruire il proprio percorso.
La mostra sarà in concomitanza con l’evento “Scriviti una canzone” di UGI e Il Veicolo. I disegni di Nina Bertoletti sono emergenze ferme nel tempo, immagini estratte dal continuum della vita quotidiana. Nella loro singolarità e specificità, restituiscono la complessità del flusso in cui si dispiegano, da cui vengono estratte.
La mostra comprende nove opere. I disegni selezionati sono una carta d’identità che mette insieme produzioni più vecchie, risalenti al 2021, con opere recenti. Inoltre, sarà presente anche un’installazione multimediale. Un tavolo e una vecchia lampada per radiografie diventeranno il palcoscenico per un piccolo teatro, i cui registi saranno gli spettatori. Un tributo al luogo che ospita la mostra, il bar come luogo di cultura, e l’apertura di uno spazio di gioco e di interazione con lo spettatore.
Nina Bertoletti (Torino, 2000) è un artista torinese. I suoi disegni dal tratto riconoscibile hanno già trovato casa nella Conserveria lo scorso luglio, quando ha presentato il suo progetto Appesi, sotto lo pseudonimo di Why-T. Appesi è un progetto di street art “volutamente non permanente”. Da settembre 2022, Nina Bertoletti crea un disegno a settimana, lo riproduce per sette volte e lo appende giornalmente in diversi luoghi della città. Sui disegni, un invito: portami via e raccontami perché. I passanti possono prendere il disegno e contattare l’artista tramite Instagram per condividere pensieri sull’opera. Questo progetto interattivo e in parte digitale ha permesso a Bertoletti di costruire un proprio pubblico sui social.
161° MOSTRA SOCIALE DEL CIRCOLO DEGLI ARTISTI
Giunge quest’anno alla sua 161° edizione l’annuale esposizione collettiva dei Soci Artisti dello storico Circolo degli Artisti, fiore all’occhiello della città di Torino, tra le istituzioni culturali italiane, per data di fondazione e rilevanza culturale, dal 2018 nella sua nuova sede alla Giardiniera Reale in corso San Maurizio 6.L’edizione 161 si apre con una importante novità, non più tema libero, ma un omaggio a quello che dal 1896 è compagno di avventure culturali e conviviali, ovvero il Circolo Eridano, storica sede estiva e oggi autonomo circolo sportivo, che affianca ancora le sue attività a quelle degli Artisti e che quest’anno festeggia i suoi 160 anni dalla fondazione.Si è voluto pertanto celebrare il circolo rivierasco, dando rilevanza all’elemento che maggiormente lo rappresenta, ovvero l’acqua, idealmente l’acqua del celebre fiume nella quale si specchia da oltre un secolo, ma con licenza artistica, rielaborando così l’acqua in tutte le sue declinazioni.Oltre 60 sono i Soci che hanno colto l’invito mettendosi in gioco e realizzando su di un foglio uguale per tutti la loro personale interpretazione, secondo tecniche e modalità tra le più disparate. Le opere esposte poi a gruppi di 5 o 6, verranno successivamente rilegate in un unico carnet, che comporrà un vero e proprio libro d’artista collettivo.L’esposizione sarà accompagnata dalle note introduttive di Angelo Mistrangelo.
Inaugurazione mercoledì 11 dicembre ore 18 – Giardiniera Reale, c.so San Maurizio 6 10123 Torino
Dal 12 dicembre al 31 gennaio
ORARI DI APERTURA
Dal lunedì al venerdì ore 15:30/19:30
Chiuso dal 21 dicembre al 7 gennaio compresi
INGRESSO LIBERO
Catalogo in mostra Circolo degli Artisti di Torino“La Giardiniera Reale”C.so San Maurizio, 6 – 10124 TORINO
tel. + 39 011 8128718/ +39 329 3042949
www.circoloartistitorino.it
ANTOLOGIA ” NATALE A PARIGI” AL CIRCOLO DEI LETTORI
GALLERIA D’ARTE PIRRA. QUANDO IL COLORE SI FA LUCE
Inaugurazione Venerdì 6 dicembre 2024
L’intimo dialogo tra la luce e il colore, come due forze che si alimentano a vicenda, è il filo conduttore della mostra. Nella pittura figurativa, in particolare, la luminosità non è solo una componente tecnica, ma un potente strumento di espressione che consente al colore di evolversi, creando un’atmosfera unica e un rapporto esclusivo tra l’opera e chi la osserva. Per ogni artista la luminosità assume una valenza diversa, è il mezzo attraverso cui dare vita alla trama emotiva del mondo che vuole raffigurare. Tra i principali interpreti di questa “magia” vi sono gli esponenti del postimpressionismo russo delle scuole di Mosca e San Pietroburgo, per i quali la luce è “viva” per definizione, scolpisce i volumi, modula i colori, trasporta l’osservatore in un mondo che non è solo visibile, ma percepibile emotivamente. Tra gli altri, Georgij Moroz (1937 – 2015), con i suoi colori esplosivi e carichi di luminosa energia, Dmitrij Kosmin (1925 – 2003), con un’alba altamente suggestiva e simbolica, e Piotr Stolerenko (1925 – 2018), il cui Piccolo cortile è un capolavoro evocativo. In mostra anche il francese Henry Maurice Cahours (1889 – 1974), dalla critica definito “il poeta della luce” per la sua capacità di giocare con le sfumature, di creare atmosfere fatte di sottili armonie, e di fermare la luce, impercettibilmente, sulla tela. Brillante è la luce della danese Birgitte Lykke Madsen (1960), soffusa quella degli interni della torinese Luisa Albert (1969), tersa e stillante colore quella del lombardo Luigi Bracchi (1892 – 1978). In uno scambio continuo tra l’artista, la sua pittura e il suo pubblico, la luce guida lo sguardo, svela o nasconde dettagli, accompagna l’occhio alla scoperta dell’opera, crea un clima figurativo che può essere quieto o vibrante, ma sempre fortemente evocativo, raccontando così storie diverse. Quando il colore si fa luce, la pittura non è più solo un’arte visiva, ma un’esperienza emozionale che trascende la mera rappresentazione della realtà, diventando un viaggio nello spazio e nel tempo, un’interpretazione del mondo filtrata attraverso l’anima creativa dell’artista.
La mostra rimarrà aperta fino al 26 gennaio 2025.
Corso Vittorio Emanuele II, 82 – 10121 Torino – Tel. 011.543393www.galleriapirra.it – info@galleriapirra.it – @galleriapirratorino
Orari di dicembre: da lunedì a domenica 10.00 -12.30; 15.30 – 19
COOPERATIVA BORGO PO & DECORATORI . MOSTRA”FRAMMENTI DI SENSAZIONI” DI ELENA MONACO.
Sabato 14 dicembre, ore 17:30: Inaugurazione La mostra sarà visibile dal 14 dicembre 2024 al 6 gennaio 2024 nella sala al primo piano nell’orario 10:30-12:30 e 17-19 (chiuso il mercoledì).
Elena Monaco è nata a Carrù (CN), vive e lavora a Torino.Ha studiato al Liceo Artistico con Saroni e, all’Accademia delle Belle Arti di Torino, ha avuto per maestri Menzio per la Pittura, Calandri e Franco per l’Incisione.Sempre presso questa Accademia ha frequentato la Scuola libera di nudo con gli insegnanti Fanelli e Barovero ed i corsi di Grafica d’Arte con gli insegnanti Fanelli, Gatti, Gay, Tamburelli, Tassisto Ha partecipato ai corsi estivi di Grafica presso l’Accademia di Urbino.Ha insegnato disegno anatomico e tecniche pittoriche all’Istituto Europeo del Design (I.E.D.)
TORNA L’ARTE ALLA TORRE DELLA FILANDA A RIVOLI
Mescolata agli edifici circostanti della principale storica via Piol, la Torre della Filanda si svela in tutta la sua maestosità.
Ed è qui che dal 1° al 23 dicembre 2024, questo scrigno di storia aprirà le sue porte a tre artiste. Due rivolesi ed una di Alpignano.
NICOLETTA NAVA, pittrice
ANITA MAGGIANI fotografa
LUISA DIAZ, pittrice.
Le tre mostre occuperanno il piano terra, il secondo piano e la Torre con una vista stupenda su Rivoli e Torino.
Cosa sappiamo di questo edificio?”La torre costituisce una delle rare testimonianze delle strutture difensive rivolesi di epoca medievale, insieme ad un brandello di mura cittadine situate poco distante. L’ampia mole, compatta e squadrata, che lascia ancora intuire l’originale merlatura superiore ormai coperta dal tetto, induce a pensare che fosse una vera e propria casa-torre, che poteva ospitare il signore che ne deteneva il titolo. Il nome di Torre della Filanda risale all’Ottocento quando l’edificio era inglobato in un complesso di fabbricati occupati da una filatura”
Torre della Filanda via al Castello 8 Rivoli
dal 1° dicembre al 23 dicembre 2024
Orari: da mercoledì alla domenica 10 – 19
Per info: +39 327 688 6807