Passione Fumetti: Dylan Dog, Hikikomori e vampiri
Hikikomori. Termine giapponese che significa “stare in disparte”, viene utilizzato per indicare chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, alle volte anni, rinchiudendosi nella propria abitazione o stanza, evitando qualunque tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta anche con i familiari. Colpisce principalmente i giovani dai 14 ai 30, soprattutto maschi. Spesso l’Hikikomori inverte il ritmo sonno-veglia e sviluppa una dipendenza da internet.
Il termine hikikomori è diventato popolare grazie agli studi dello psichiatra giapponese Saitō Tamaki, pubblicati alla fine del secolo scorso. Il Giappone sembra infatti essere un paese in cui il fenomeno è particolarmente diffuso (ci sono indagini che parlano di circa un milione e mezzo di casi, con grandissima incidenza anche sugli over40), ma colpisce un po’ tutti i paesi nel mondo.
Nel nostro paese opera l’associazione Hikikomori Italia, il cui principale obiettivo è quello di informare e sensibilizzare su questa particolare sindrome.
Hikikomori
Hikikomori è anche il titolo dell’albo di Dylan Dog (n. 459) in edicola da fine novembre, scritto dallo sceneggiatore torinese Giancarlo Marzano e disegnato da Paolo Armitano, di cui cercherò di parlare senza fare grandi spoiler. In quest’avventura Dylan Dog viene “assunto” da una coppia per indagare sul figlio Kyle, che “da qualche tempo vive come un recluso nella sua cameretta. Ha smesso di uscire e di andare a scuola… persino di frequentare gli amici…”. La domanda che sorge spontanea è: perché chiedere aiuto a Dylan Dog? Perché la madre sospetta che sia stato posseduto. Anzi, ne è certa. Non è dello stesso parere il padre, che ritiene la cosa una sciocchezza e non esclude “che quegli stupidi fumetti di importazione lo abbiano in qualche modo plagiato”. Insomma, non è un inizio semplice per l’Indagatore dell’incubo (ma quando mai lo è?), per un caso che richiederebbe prima di tutto “il supporto di un bravo psicologo”, come giustamente si trova a consigliare. Se pure con grande perplessità, Dylan accetta comunque di fare un tentativo con il giovane hikikomori, ma solo perché la madre gli confida che Kyle è un suo “grande fan”, e non prima di essersi confrontato con la psicologa che già lo segue, e che poi lo accompagnerà nel tentativo di colloquio.
Come suggerisce la splendida copertina dei fratelli Gianluca e Raul Cestaro, uno spaventoso mostro sembrerebbe esserci davvero. Forse Alyssa, la madre di Kyle, non ha tutti i torti. Anche perché a Londra vengono scoperti alcuni omicidi “impossibili”, le cui vittime sono altri hikikomori, sul cui cellulare viene ritrovato lo stesso messaggio: “Lasciami entrare”. Vittime che risultano azzannate e dissanguate fino all’ultima goccia, particolare che costringe il povero Ispettore Bloch a prendere gli immancabili antiemetici, ma anche a confidarsi con l’amico Dylan, il quale, sia pure con una velata ironia, gli suggerisce che, per come la vede lui, non può trattarsi che di un vampiro. E, se già la storia fino a questo momento ci stava regalando brividi ed emozioni, da questo punto in poi – come si suol dire – le cose precipitano. L’azione si fa frenetica, le vittime aumentano e i personaggi si trovano a convergere verso un finale che non promette nulla di buono.
Con Hikikomori, Giancarlo Marzano e Paolo Armitano ci deliziano con un’avventura che è certamente destinata ad entrare nel mito del personaggio. Classica nell’impostazione e in quegli elementi che caratterizzavano le prime avventure di Sclavi – e non solo – come lo era Il buio di Claudio Chiaverotti. Ma Hikikomori è allo stesso tempo molto moderna, al passo con i tempi nei temi e nel modo in cui questi vengono trattati, dalla sindrome che dà il nome all’albo, alle psicosi famigliari, alla tecnologia. C’è dramma e tensione, azione – anche violenta, ma funzionale – in cui si inseriscono, al momento giusto, gli stacchi esilaranti di cui sono protagonisti Groucho e Jenkins. E cosa dire dei disegni di Armitano? Il suo stile ama i contrasti. Nelle sue tavole domina il nero, ma è il bianco a definire la scena. Un bianco affilato, quando deve rivelare artigli e zanne che sbucano dal buio, ma anche puro, luminoso, quasi abbagliante, quando deve rivelare uno sguardo, un’espressione, una scena o un particolare inquietanti. Le sue vignette sono dinamiche e di grande atmosfera, moderne nelle inquadrature e nella regia, rimanendo sempre leggibili e funzionali alla narrazione.
Dylan Dog Oldboy n. 28
In edicola trovate anche il n. 28 del bimestrale Dylan Dog Oldboy, con copertina “natalizia” del bravo Marco Nizzoli. Al suo interno due storie: Fino all’ultimo respiro, per i testi di Rita Porretto e Silvia Mericone e i disegni di Valerio Piccioni e Maurizio Di Vincenzo, e L’inverno della ragione, testi di Alberto Ostini e disegni di Piero Dall’Agnol e Renato Riccio. Nella prima avventura Dylan cercherà di aiutare Faith, una ragazza che sta per diventare mamma ma è perseguitata da tre terrificanti figure, che arrivano da storie precedenti degli stessi autori: Il lago nero (Maxi Dylan Dog Oldboy n. 26 del 2016) e Le pareti del cervello (Dylan Dog Oldboy n. 11 del 2022). Nella seconda avventura Dylan si ritrova in una Londra distopica, oppressa da una dittatura che, come monito per scoraggiare la ribellione, lascia i cadaveri dei propri oppositori in giro per la città, irrorati con un liquido che ne impedisce la decomposizione.
Dino Battaglia: Storie nere
Tra le tante uscite della Sergio Bonelli Editore (che potete trovare sul sito ufficiale) voglio ancora segnalare un volume uscito a fine novembre, dedicato ad un grandissimo autore italiano del secolo scorso: Dino Battaglia (1923 – 1983), mai abbastanza celebrato, ma di cui Sergio Bonelli aveva già pubblicato alcune opere memorabili negli anni ’70 e ’80. La mitica collana Un uomo un’avventura ospitò infatti i volumi de L’Uomo della Legione (n. 3 del gennaio 1977) e L’Uomo del New England (n. 22 del giugno 1979), mentre per le Edizioni L’Isola Trovata vennero pubblicate in grandi albi brossurati, le prime due avventure dell’Ispettore Coke nella collana I Protagonisti: I delitti della Fenice (n. 1 del dicembre 1983) e La mummia (n.5 dell’ottobre 1984), precedentemente apparse a puntante sulla rivista Alter Alter.
Quarant’anni dopo tocca a “Battaglia. Storie nere”, un libro che raccoglie nove sue trasposizioni a fumetti di celebri romanzi e racconti del terrore: “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde“, “Il Golem“, “Omaggio a Lovecraft“, “Woyzeck“, “Il patto“, “La casa disabitata“, “Peter Schlemihl“, “Olimpia” e “Totentanz“. Un volume in cui Dino Battaglia, con il suo stile inconfondibile, le sue linee sottili e precise, la sua maestria nel bianco, nero e grigio, e le sue atmosfere suggestive, ha trasformato grandi opere letterarie in capolavori del fumetto senza tempo.
Immagini ©Sergio Bonelli Editore