Chieri. “Giovanni XXIII”, una svolta storica

Confluirà nell’altra istituzione cittadina dedicata agli anziani, le Orfanelle. Un pò di storia

 

Voci ne circolavano da tempo, e negli ultimi giorni si sono fatte sempre più insistenti, sebbene siano ancora prive delle vesti dell’ufficialità. Parliamo delle voci secondo le quali la Casa di Riposo Giovanni XXIII dovrebbe diventare un tutt’uno con la Casa di Riposo Orfanelle, non si sa ancora bene se attraverso una confluenza in essa o una fusione.

La notizia è della massima importanza, perché riguarda una delle istituzioni più importanti e più antiche della città.

La sua origine si  perde nel pieno del Medioevo, ed è arrivata fino a noi sia pure con cambiamenti anche profondi. All’origine di tutto c’è la “Casa dell’Elemosina”: un’istituzione risalente all’inizio del XIV secolo attraverso la quale i suoi fondatori, Stefano ed Alasina Ferrero, distribuivano aiuti, soprattutto pane, ai più poveri della città.  La loro generosità funzionò da stimolo anche per altri, tanto che ben presto la “Casa dell’Elemosina”, che aveva la sua sede nella zona compresa fra le odierne vie Balbo, Cottolengo e Palazzo di Città,  ricevette donazioni e lasciti testamentari sempre più numerosi e consistenti, come quelli di Giovanni Bertone de Balbis e di Giovanni Ceppi e, più tardi, delle  famiglie Randone, Gribaldi , Morozzo ecc.

La prima svolta significativa avvenne quando  Vittorio Amedeo II di Savoia, con Regio Editto del 19 maggio 1717, stabilì che ogni Comune istituisse un’ Ospizio di Carità  per ricoverarvi gli indigenti ed eliminare  le altre forme di questua. A Chieri fu la Casa dell’Elemosina che prese il titolo di Ospizio di Carità e se ne assunse i compiti. Fra il 1756 e il 1767 essa ingrandì la sua sede, e allargò le sue attività fondando un laboratorio tessile interno all’Ospizio nel quale i ricoverati abili al lavoro prestavano la loro opera.

Nell’Ottocento  diventò una IPAB.

Nel 1975 ci fu  l’ultima importante trasformazione: per decreto della Giunta Regionale l’Ospizio di Carità, ormai diventato istituto di ricovero per anziani, assunse il titolo di Casa di Riposo Giovanni XXIII.  Nel 1979 passò sotto la gestione del Comune. Ora le nuove voci: che, di nuovo, non riguardano le caratteristiche dell’istituto, ma la sua gestione.

Antonio Mignozzetti