Passione Fumetti: Attilio Micheluzzi – Architetto dell’Avventura
Nei giorni dell’ultima Lucca Comics & Games, dal 30 ottobre al 3 novembre 2024, si poteva visitare l’interessantissima mostra dedicata ad Attilio Micheluzzi: una panoramica delle opere dell’autore dal 1972 al 1990, attraverso circa 90 tavole e disegni originali. La mostra, curata da Pier Luigi Gaspa e Pierpaolo Putignano, è stata ospitata nelle sale dell’antico Palazzo Guinigi – adiacente all’omonima Torre, simbolo di Lucca – mentre Attilio Micheluzzi è stato ricordato in un incontro a cui hanno partecipato le figlie Agnese e Giustina, insieme a Giovanni Nahmias, suo grande appassionato ed esegeta. Io ho avuto modo di visitare la mostra con la guida competente e appassionata di Pier Luigi Gaspa e quindi di apprezzarne anche dettagli e curiosità. In generale temo però che, considerata l’ampia offerta di eventi nei cinque giorni della manifestazione, nonché il fatto che fosse localizzata – se pure di pochissimo – al di fuori dei percorsi principali, l’abbiano penalizzata in termini di potenziali visitatori. Chissà che, visto l’impegno e l’ottimo lavoro di ricostruzione effettuato, non possa venire riproposta in altra occasione e/o in altre città, magari proprio in quella Napoli che gli ha intitolato il prestigioso Premio fumettistico.
Da parte mia, ripropongo di seguito l’articolo – rivisto e aggiornato – che avevo dedicato ad Attilio Micheluzzi circa 10 anni fa in occasione dell’uscita del Magazine della Sergio Bonelli Editore, corredato da alcune foto che ho scattato alla mostra di Lucca Comics & Games 2024 in cui erano esposte anche illustrazioni, tavole tecniche e lavori per la pubblicità (FIAT Topolino).
Attilio Micheluzzi, l’architetto del Fumetto
Non è famoso come Hugo Pratt e Crepax – forse perché il suo nome non è legato a personaggi iconici come Corto Maltese e Valentina – tuttavia Attilio Micheluzzi è da considerarsi uno dei più importanti autori del fumetto italiano. Nato a Umago, in Istria, nel 1930 e morto a Napoli nel 1990, Micheluzzi è approdato al fumetto molto tardi, all’età di 42 anni, dopo una vita piuttosto avventurosa. Fino ai quarant’anni ha infatti esercitato l’attività di architetto, soprattutto in Africa, dove ha progettato importanti opere per paesi quali il Senegal, la Nigeria, la Mauritania, la Costa d’Avorio, il Marocco, la Tunisia e la Libia. Il suo ingresso nel mondo del fumetto avviene nel 1972, in seguito al suo rientro dalla Libia nel 1969, con alcune storie – ma anche illustrazioni – disegnate per il Corriere dei Ragazzi con lo pseudonimo di Igor Artz Bajeff, inizialmente su testi di Mino Milani, giornalista, scrittore e sceneggiatore, specializzato in avventure a sfondo storico.
Fin dagli esordi Attilio Micheluzzi si fa notare per la precisione, l’attenzione ai particolari e l’eleganza del tratto, fatto di linee sottili e di un sapiente utilizzo della luce e dei campi neri. Da architetto compone le sue tavole con inquadrature e prospettive impeccabili, ma a colpire è soprattutto la straordinaria caratterizzazione dei suoi personaggi, sia maschili, sia femminili, a cui conferisce un fascino particolare, attingendo spesso a suggestioni dal mondo del cinema, più per i caratteristi che non per i protagonisti. Il suo stile è realistico, rifacendosi – come la maggior parte dei disegnatori dell’epoca – alla scuola degli autori classici americani, in particolare di Flash Gordon, Phantom e Mandrake, da cui però si distingue con un tratto personale, già maturo e riconoscibile fin dalle sue prime opere, in cui la composizione delle vignette e delle inquadrature, ma anche l’azione e la recitazione dei personaggi si rivelano moderni e dinamici.
Oltre ad abbandonare in fretta il suo nome d’arte, Micheluzzi inizia presto a proporsi anche come ideatore e sceneggiatore delle proprie storie, dando vita ad un gran numero di personaggi, che negli anni si sono ritagliati un loro spazio nel panorama del fumetto italiano.
Petra Chérie
Tra questi il più importante è sicuramente Petra Chérie, giovane bellissima e di grande fascino, colta, poliglotta e dai modi aristocratici, ma altrettanto impavida e spregiudicata, tant’è che la conosciamo inizialmente come una specie di Barone Rosso al femminile. Pubblicata inizialmente sulle pagine de Il Giornalino, Petra De Karlowitz (il suo vero cognome) vive le sue avventure durante la Grande Guerra, schierandosi dalla parte degli alleati franco-inglesi più per scelta di cuore che per motivazioni politiche. Nelle prime avventure la vediamo compiere spericolate missioni a bordo del suo piccolo aereo Sopwith Camel e, successivamente, di altri arei dell’epoca, ma anche a bordo di un sottomarino tedesco, di treni e navi da guerra, addirittura a cavalcare cammelli nei deserti del Medio Oriente. Le sue avventure si svolgono tra l’Olanda (di cui ha la cittadinanza), il Belgio, Parigi, la Germania, Venezia e Trieste, i Balcani, la Turchia, fino alla Palestina e infine in Russia. Senza abbandonare mai eleganza e femminilità, si spinge fino ai ruoli di spia e infiltrata, riuscendo a addirittura a sottrarre un aereo alla squadra del Barone Rosso e a salvare la vita a Lawrence d’Arabia. Più spesso è invece testimone attiva di eventi che hanno segnato un’epoca, dalle trincee della Prima Guerra Mondiale, ai primi contrasti tra ebrei e palestinesi alla fine del conflitto, fino allo scoppio della rivoluzione russa, raccontati nelle ultime due avventure pubblicate su Alter Alter.
Gli aerei
Figlio di un comandante della Regia Aeronautica, la passione di Attilio Micheluzzi per gli aerei è evidente su Petra Chérie come in tante altre sue opere, tra cui L’Uomo del Tanganyka, la serie Air Mail e la biografia dedicata al pilota Jean Mermoz. Gli aerei di Micheluzzi sono quelli dei pionieri del volo, fatti di tubi e di tela, leggeri e quasi precari nel loro equilibrio e nel loro rapporto con il pilota. Simboli essi stessi dell’avventura e, soprattutto, di un’epoca particolarmente cara all’autore, che ambienta quasi tutte le sue storie nel passato, in special modo tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. Storie avventurose – e spesso esotiche – calate in contesti con precisi riferimenti storici e geografici, frutto di ricerche minuziose e di una cura maniacale, comune peraltro ad altri grandi autori del fumetto, con cui ha condiviso spesso le pagine delle importanti riviste degli anni ’80, come – oltre alle già citate – Orient Express, Corto Maltese, L’Eternauta e Comic Art.
Tecnica e velocità
Micheluzzi era dotato di un’altra grande qualità, che ha fatto sì che i suoi 20 anni di attività nel mondo del fumetto abbiano lasciato una mole consistente di storie: una incredibile velocità, frutto di matite molto curate e complete. Nel lungo intervento pubblicato nella monografia “Attilio Micheluzzi” (10° volume della collana “L’autore e il fumetto” pubblicata dagli Editori del Grifo nel 1986 e curata da Mollica e Paganelli), Micheluzzi stesso racconta che un per un albo di 46 pagine, sceneggiatura compresa, impiegava circa un mese e mezzo, e senza mai “tirare via” i disegni. Tempi che facevano (e fanno) impallidire tanti altri disegnatori, più o meno dotati. La prova di queste sue parole è dimostrata peraltro dalla storia che ci ha lasciato come eredità: grazie alle sue matite curatissime la rivista Comic Art ha infatti pubblicato integralmente Afghanistan, pur se mancante di buona parte dell’inchiostratura, in quanto perfettamente leggibile.
Attilio Micheluzzi disegnatore
Oltre a Mino Milani – con cui ha iniziato la sua carriera di disegnatore per il Corriere dei Ragazzi, disegnando l’avventura Il pilota che morì due volte della serie ‘Dal nostro inviato nel tempo Mino Milani‘ – Attilio Micheluzzi ha lavorato con altri grandi sceneggiatori. Tra questi non si può dimenticare Claudio Nizzi, di cui disegna Capitan Erik (prendendo il testimone da Ruggero Giovannini), marinaio scandinavo e capitano della nave Adventurer, che vive avventure sul mare e in giro per il mondo, pubblicate prima su Il Giornalino e poi raccolte in volume dalla Allagalla Editore. Un’altra collaborazione importante è stata quella con Tiziano Sclavi, per cui ha disegnato il personaggio di Roy Mann – uno sceneggiatore di fumetti degli anni ’30 che confonde realtà e finzione in una sarabanda di avventure fantascientifiche da lui stesso raccontante – per la rivista Comic Art. Per questa serie Attilio Micheluzzi utilizza uno stile di disegno linea chiara alla francese, rimanendo sempre riconoscibile e fedele al suo tratto distintivo. Le tre avventure di Roy Mann, di cui l’ultima pubblicata postuma, sono state successivamente raccolte in volume, prima dalla Rizzoli Lizard e poi dalle Edizioni NPE, casa editrice che sta ripubblicando in un’apposita collana tutte le opere dell’autore, compreso l’inedito (in Italia) Pizzarro in Perù, su testi della scrittrice argentina Lilian Goligorsky, realizzato nel 1990 per l’Editorial Planeta-De Agostini per i cinquecento anni della scoperta delle Americhe e pubblicato in Spagna nel 1992.
Dylan Dog e l’Avventura Magazine 2015
Da ricordare ancora che, sempre su testi di Tiziano Sclavi, Micheluzzi ha realizzato un bellissimo speciale (il secondo della serie) di Dylan Dog: Gli orrori di Altroquando, una lunga avventura fatta di tante mini-storie, tra di loro collegate, pubblicata in albo nel 1988 e successivamente ripubblicata in volume, prima dalla Mondadori e poi dalla stessa Sergio Bonelli Editore. Sempre la SBE, nel 2015 ha dedicato ad Attilio Micheluzzi un corposo albo a colori, inaugurando la collana dei Magazine monografici (che da quell’anno presero il posto degli storici Almanacchi). Oltre all’interessante apparato redazionale, nell’albo sono state ristampate quattro storie da lui realizzate sia per i testi, sia per i disegni. L’uomo del Tanganyka e L’uomo del Khiber erano stati pubblicati originariamente negli anni ’70 dall’allora Cepim (una delle case editrici poi confluite nella Sergio Bonelli Editore) nella prestigiosa collana Un uomo un’avventura, mentre le altre due storie presentano le avventure d’esordio di due personaggi degli anni ’80: Rosso Stenton, pubblicato su L’Eternauta, e Air Mail, pubblicato su Orient Express.
Nel corso della sua carriera Attilio Micheluzzi ha vinto numerosi premi, tra cui lo Yellow Kid nel 1980 a Lucca e il Prix Alfred nel 1984 ad Angoulême. A lui è inoltre intitolato il prestigioso Premio del Comicon di Napoli, uno dei più importanti saloni del fumetto italiano, organizzato nella città che lo aveva adottato.
Immagini ©Lucca Comics & Games / eredi Micheluzzi / Il Giornalino – Edizioni Paoline / Allagalla Editore / Edizioni NPE / Sergio Bonelli Editore