CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. Nella chiesa di Sant’Antonio la misteriosa cappella della Madonna di Loreto

pianta del pianterreno del noviziato

Si sa che nel 1642, per iniziativa del padre gesuita Valeriano Marchettino, evidentemente grande devoto della Madonna di Loreto, nella vecchia chiesa di Sant’Antonio Abate (quella distrutta nel 1767 per costruire l’attuale), nei pressi dell’ingresso era stata ricavata una cappella dedicata alla Santa Casa di Loreto.

Non solo: il Marchettino lasciò la Madonna di Loreto erede di tutti i suoi beni, affinché nella cappella omonima venissero celebrate in perpetuo Messe in suffragio dell’anima sua e dei suoi parenti. Il 25 aprile 1761 anche la signora Adelaide Margherita Ceppi, vedova Balbiano, nominò “… erede universale dei suoi beni Maria sempre Vergine Santissima che si venera sotto il titolo della Madonna di Loretto in detta chiesa di S. Antonio in persona de li M. rev. di Padri Gesuiti del Noviziato di Chieri ”. Ma a condizione – recitava i testamento – “… di dover rifabbricare detta loro chiesa di S. Antonio […] non più di cinque anni dopo mio decesso”.

I Gesuiti, cioè, entro cinque anni dopo la morte della testatrice dovevano utilizzare i proventi del lascito per ricostruire la chiesa di Sant’Antonio.

Cosa che di fatto avvenne: la nuova chiesa fu costruita fra il 1767 e il 1776.Si sa che nel rifare la chiesa i Gesuiti prima, i Francescani poi, ricostruirono anche la cappella della Madonna di Loreto. Ma, stranamente, si era perduta la memoria del luogo esatto nel quale essa era collocata.

Fino a tempi recenti quando, dall’Archivio Comunale, è riemerso il disegno che alleghiamo, eseguito dall’architetto Giuseppe Michele Vay il 15 Messidoro dell’anno XII del calendario repubblicano (cioè il 4 luglio 1804), quando ormai nell’ex Noviziato dei Gesuiti ed ex convento dei Minori Francescani avevano trovato sistemazione il Collegio civico e le scuole secondarie comunali.

Da tale disegno risulta con chiarezza che la “Chapelle de Notre Dame de Lorette” non aveva trovato posto all’interno della nuova chiesa ma nell’edificio del Noviziato, a destra dell’ingresso principale. Era un ambiente rettangolare, circondato su tre lati da un corridoio che da una parte immetteva nella chiesa di Sant’Antonio e dall’altra, grazie ad un ingresso oggi scomparso, si apriva sulla via Maestra, l’odierna via Vittorio Emanuele II. Durante la travagliata storia del complesso di Sant’Antonio Abate essa fu destinata ad altri usi (recentemente vi era stato sistemato un negozio del “commercio equo e solidale”). Motivo per cui si è rischiato che se ne perdesse anche la memoria.

Antonio Mignozzetti

(4. Continua).