CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA – 1837-1845: importanti modifiche nella chiesa di San Guglielmo.
Attorno al 1840, e quindi un secolo e mezzo dopo la costruzione del coro e del sottostante porticato, alla Confraternita dello Spirito Santo la chiesa di San Guglielmo cominciò a sembrare troppo piccola e fra i Confratelli cominciò a farsi strada il desiderio di ampliarla.
Cosa non facile, perché l’unico ampliamento possibile era verso la piazza, e non era nemmeno pensabile che il Comune desse il permesso di occuparne anche una piccola parte. Ma si poteva sfruttare in qualche modo il portico costruito dal Garove (insieme al sovrastante coro) addossato alla facciata.
Anche in questo caso, però, sarebbe stato necessario il consenso del Comune, che vantava il diritto di proprietà su di esso. Cosa, anche questa, non del tutto scontata. Ma è ciò che avvenne. La Confraternita ebbe, così, mano libera per realizzare l’ambito ampliamento.
Senza che la struttura dell’edificio subisse modifiche, il portico venne chiuso verso l’esterno ed aperto verso l’interno, aumentando così lo spazio destinato ai fedeli. In altre parole, il portico venne messo in comunicazione con l’aula della chiesa formando un tutt’uno con essa.
“… Con tutta l’operosità – recitano le cronache della Confraternita – si diede mano alla voluta ampliazione e ristorazione e negli anni 1839 e 1840 venne ultimata, uniformando le colonne e volte a quelle già esistenti ed adattando tutto il nuovo fabbricato all’ordine della chiesa, colla formazione inoltre dei due altari simmetrici…”.
Si approfittò dell’occasione anche per rifare la facciata: un intervento che era da tempo nei progetti della Confraternita, la quale fin dal 1791 aveva fatto preparare il relativo progetto dall’architetto Francesco Benedetto Feroggio. Progetto che, comunque, rimase sulla carta perché ad esso ne venne preferito preparato (sembra) dall’architetto municipale Felice Courtial.
I lavori furono eseguiti dagli impresari Giuseppe Lautier e Stefano Lorano e vi ebbero parte il “tolaio” Stefano Ferazzino, gli stuccatori fratelli Gibetti e il falegname e “minusiere” Filippo Barzochino.
Antonio Mignozzetti
(Continua)