LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di EDOARDO FERRATI
IL CARNEVALE E LA MUSICA-
Tradizioni antiche e coinvolgenti sono l’eredità che ha lasciato il passato e che ha la sua conclusione nel Martedì Grasso.
Nel corso del Carnevale la musica, e non solo la maschera, invita alla liberazione dalle convenzioni. Le canzoni, i ritmi coinvolgenti e le melodie festose sono strumenti che incoraggiano la persona a perdersi nel momento e a liberarsi da ogni inibizione. La musica diventa così veicolo di un linguaggio che durante l’anno cela emozioni e desideri rimasti nascosti. Il Carnevale trae le sue radici dai Baccanali in onore del dio Bacco che celebrano il vino, la fertilità e l’arrivo della primavera. Inoltre , durante i Saturnali i romani si dedicavano a grandi festeggiamenti, scambiavano i ruoli tra padroni e schiavi, sospendendo così, in modo temporaneo, la scala gerarchica della società. La musica amplifica questo processo di trasgressione con le sue sonorità che vanno dal giocoso al ritmico, dal travolgente al liberatorio.
Una delle componenti più interessanti del Carnevale è la relazione tra musica, ritmo e moschera. Il travestimento consente a ciascun individuo di adottare una nuova immagine giocosa, fantastica o provocatoria. La musica, così aiuta a supportare questa nuova identità, agendo come veicolo per l’esplorazione di se stessi, quasi una funzione catartica. Lo sesso ritmo che spinge i corpi a muoversi in sincronia creando un senso di unione e appartenenza a un gruppo, rinforza così la coesione comunitaria. Il Carnevale tale dimensione c consente di esprimere una identità collettiva mediante la musica, i canti popolari, le bande di strada, le musiche tradizionali di diverse culture diventano un legame che trascende le diversità individuali allo scopo di creare un’esperienza condivisa dove il “noi” prevale sull'”io”. Ogni Carnevale ha la sua musica con i suoni che affondano salde radici nella cultura e nelle trazioni di un luogo. In definitiva la musica nel Carnevale non è solo un accompagnamento sonoro, ma vero e proprio strumento psicologico che alimenta la dimensione emozionale, sociale e culturale della festa. Si ha così una sorta di funzione terapeutica e di unione sociale, di conservazione culturale di sé. La lista della cosiddetta “classica” vanta un lungo elenco di esempi, rischia di diventare noiosa e proiissa .Mi limito ad alcune “pillole”.
BERLIOZ, “CARNEVAL ROMAIN” OP. 9-
Celebre pagina (1844)ricavata dall’opera “Benvenuto Cellini”. Brano di grande effetto ambientato nelle strade di Roma invase da festosa atmosfera.. Esempio di esuberanza inventiva e di brillante gusto strumentale.
LISZT, “CARNEVALE DI PEST”, Rapsodia ungherese n. 9 (1847)- Pagine famosa, brillante anche per la particolare tecnica virtuosistica del finale. Imponente nella struttura in cui il rapido Finale, tra grazia e capriccio, si chiude in un’autentica cascata di note e accordi.
DVORAK, “CARNAVAL” OUVERTURE OP. 91 (1891)-
Il Carnevale visto in un quadro di danze brillanti e di ritmi policromi odorosi di aria della natia Boemia.
PAGANINI. “IL CARNEVAKE DI VENEZIA OP. 10 (1829)- basata su un tema di una canzone popolare, seguito da venti variazioni tutte sulla medesima tonalità ed identico piano armonico che costituiscono una sorta di summa degli aspetti più ardui della sua tecnica violinistica.
STRAVINSKIJ, “PETRUSKA, balletto (1910-11)– Storia basata sull’omonimo personaggio della tradizione russa. una marionetta dal corpo di segatura e la testa di legno, che prende vita e riesce a trovare sentimenti. La quarta e ultima scena vede Petruska irrompere sulla scena inseguito dal Moro, armato di scimitarra lo raggiunge uccidendolo davanti alla folla che solo ora scopre che trattasi di un burattino di legno. Infine, non manca il soggetto del Carnevale nel melodramma a cominciare dalla scena III del terzo atto de “LA TRAVIATA” (1853) dove si vede una Violetta moribonda in una stanza dalla cui finestra si odono gli schiamazzi del carnevale. Qui Verdi mette in atto un gioiello drammaturgico, facendoci sentire la banda e il coro fuori scena che propongono una Parigi chiassosa e volgare
MASCAGNI. “LE MASCHERE” (1900)- Vicenda ambientata in una compagnia itinerante di teatranti della commedia dell’arte i quali presentano i personaggi che stanno per interpretare . Rosaura, Arlecchino, Colombina, Capitan Spaventa,, Brighella, Pantalone, Tartaglia. Nel genere dell’operetta non potevano mancare scene carnevalesche, soprattutto nei titoli di JOHANN STRAUUS II° che scorrono tra ritmi di danze e melodie orecchiabili, sempre all’insegna del gesto frizzante.
BUSONI, “ARLECCHINO O LE FINESTRAE” (1914/16)- Un capriccio che presenta Arlecchino in quattro movimenti: nei panni del Mariuolo, del Guerriero, del Marito e del Conquistatore.