CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA – 14 agosto 1940: bombe su Chieri

L’imbocco di Strada Turriglie

Erano passati solo tre mesi dall’entrata in guerra dell’Italia, e nel mese di giugno Torino aveva già subito i primi bombardamenti.

Chieri non era Torino, ma non era del tutto immune da tale pericolo essendo un importante polo dell’industria tessile, sede di due stazioni ferroviarie (una in città l’altra a Pessione) e dei capannoni-magazzino del 7° Reggimento di Artiglieria.

Nonostante ciò, nessuno si sarebbe aspettato che già nel mese di agosto la nostra città dovesse registrare un attacco aereo. Eppure è quello che accadde.

La notte del 14 agosto il rombo di un aereo solitario squarciò il silenzio notturno e dopo qualche evoluzione sganciò cinque bombe di grosso calibro in regione Turriglie centrando la cascina Demaria. Il gestore della stessa, Giuseppe Ronco, colto nel sonno, rimase ucciso. Altri familiari subirono varie ferite. La cascina subì danni ingenti.

L’episodio destò grande sconcerto. Al funerale, che si tenne il 17 agosto, partecipò una folla di Chieresi. Presenti anche le organizzazioni fasciste, tutte impegnate nella denuncia della barbarie degli Alleati, che non si facevano scrupolo di prendersela con dei civili inermi.

“Perché – dicevano – che bisogno c’era di bombardare strada Turriglie? In una zona collinare così periferica cosa ci poteva essere di così importante da giustificare un’incursione aerea?”. Domande rimaste senza risposte.

Quell’episodio, almeno per i comuni mortali, rimase avvolto nel mistero. Come fossero andate veramente le cose lo si è saputo molto più tardi.

L’indimenticato Beppe Ferrero, memoria storica della Chieri di quegli anni, in una intervista rilasciata nel 2010 ad alcuni soci dell’Associazione Carreum Potentia, raccontò ciò di cui era venuto a conoscenza dopo la fine della guerra.

La cascina di Giuseppe Ronco era stata colpita per errore. Intenzione dell’aviazione alleata era di bombardare la vicina villa Vergnano, perché gli Alleati avevano scoperto che vi si era sistemato il Comiliter, il Comando Militare Territoriale, esso pure, come tanti privati cittadini torinesi, sfollato dalla città capoluogo proprio per sfuggire ai bombardamenti. Come riferimento per individuare il bersaglio, all’aviatore incaricato dell’assalto erano state date due grandi “albere” (cioè due grandi pioppi) che fiancheggiavano la villa. Ma l’aviatore aveva sbagliato bersaglio. Aveva colpito la non lontana cascina Demaria ingannato dal fatto che anche quella era fiancheggiata da due grandi alberi. Quelli del Comiliter, comunque, capirono di essere stato scoperti e che era il caso di sgomberare. Precipitosamente e in tutta segretezza si spostarono nella spaziosa cascina Quarà, nei pressi della Villa Moglia.

Beppe Ferrero disse di aver appreso tutto questo a guerra finita, da un bersagliere suo amico, di nome Vinai, appartenente al reparto che faceva la guardia al Comiliter.

Antonio Mignozzetti