La Sindrome del bambino imperatore
In questo articolo vi parlo di un fenomeno attuale piuttosto diffuso, quello della Sindrome del bambino imperatore (anche detta del bambino o piccolo tiranno). Per entrare direttamente nel discorso vi racconto una storia che arriva da lontano. C’era una volta, in un villaggio del distante oriente, un bel bimbetto di quattro anni circa di nome Yoky, che viveva con la mamma e il papà. Yoky era molto protetto dai suoi genitori, che lo accontentavano spesso per molte cose che lui chiedeva. Una sera Yoky urlava perché non voleva mangiare un buon minestrone che a lui non piaceva, e quindi i genitori, per evitare di vederlo triste e soprattutto arrabbiato, decisero che da quel momento lui avrebbe disposto il menù della cena dalla sera successiva. Questa situazione però divenne così importante e così abitudinaria che i genitori persero la capacità di contenere le continue arroganti richieste del bambino, a tal punto che lo lasciarono decidere in molte altre situazioni della vita quotidiana. Se i genitori provavano a far cambiare idea al loro pargolo, o se proponevano cose diverse da quelle che decideva lui, questi piangeva, urlava, e temendo reazioni sempre più spropositate da parte sua, non intervenivano ma anzi, iniziarono ad accontentare sempre più le richieste di Yoky. Questa modalità si spostò a vari ambiti della vita quotidiana del ragazzino, infatti, Yoki urlava e pestava i piedi se non stava tutto il tempo che voleva davanti alla TV, quando andava al parco con la mamma, Yoky pretendeva di stare tutto il tempo sul cavallino a dondolo e se la mamma tentava di farlo scendere iniziava a gridare dimenandosi e facendosi sentire da tutti. Anche la sera Yoky decideva di andare a dormire all’orario che voleva, non curandosi delle proposte della mamma e del papà, che cercavano invano, di trovare un modo per farlo ragionare. Il tempo passava e Yoky cresceva con quelli che ormai stavano diventando a tutti gli effetti i suoi dettami, tanto che anche a scuola le maestre prima e i professori poi, facevano grande fatica a mantenerlo nelle regole, che non rispettava quasi mai.Un giorno i genitori esasperati andarono dal saggio del paese, raccontandogli la loro storia e descrivendo Yoky come intrattabile, tiranno e prepotente, non solo con loro, ma anche con altre figure più o meno adulte.Il saggio guardò con aria rassegnata i poveri genitori e disse: “Beh … è evidente, volevate essere dei bravi genitori, facilitando vostro figlio perché vederlo triste ma soprattutto irritato, vi faceva stare male, e per evitare il conflitto, per sfuggire dalle sue reazioni aggressive e esagerate, gli avete dato il potere di fare ciò che vuole e ora non riuscite più a contenerlo perché non ha dei confini netti … e così la situazione è peggiorata.” Fine della storia.
La Sindrome, conosciuta con il nome di piccolo/bambino imperatore/tiranno viene evidenziata per la prima volta in Cina, con la richiesta del figlio unico che ha visto, negli anni Ottanta del secolo scorso, uno sviluppo importante come manifestazione politica del Governo di ridurre le nascite dell’epoca, e che ha portato le famiglie ad accontentare in tutto e per tutto il loro unico figlio, creando una dimensione educativa nuova e soprattutto priva di valori sociali e comportamentali.Tale sindrome va distinta dalla disregolazione emotiva che è ben diversa, in quanto in questo caso il bambino può essere triste, può piangere perché non è capace di fare qualcosa, oppure la mamma gli dice di no per qualcosa che effettivamente non può fare, oppure ancora il bambino reagisce alla frustrazione con lo sfogo e il capriccio.Nel caso della Sindrome del piccolo tiranno è proprio il bambino a scegliere tutto, dando “degli ordini” ai genitori, che per paura di atti estremi, acconsentono alle sue richieste fin dalla più tenera età. I ruoli si ribaltano, il potere decisionale viene ceduto al figlio da genitori che preferiscono evitare i conflitti (e non permettendo, in questo modo, di fargli sperimentare e gestire la “sana” frustrazione) autorizzando così il bambino a prendere delle decisioni al posto loro. Tutto ciò genera sofferenza nel figlio perché in questo modo entra in un ruolo adulto/genitoriale che non gli appartiene e a cui fa fronte in modalità distorta.I bambini affetti dalla Sindrome tendono a presentare alcuni comportamenti distintivi, tra cui:• Egocentrismo: Abituati a ricevere tutto ciò che desiderano, questi bambini spesso sviluppano un senso esagerato del proprio valore e delle proprie capacità. Possono arrivare anche alla manipolazione e agli agiti violenti se non accontentati, nei casi più critici.• Mancanza di abilità sociali: nel caso dei figli unici, non avendo fratelli, possono avere difficoltà a interagire con i loro coetanei e a comprendere l’importanza della condivisione e del compromesso.• Dipendenza dai genitori: L’attenzione e la protezione incessante dei genitori possono portare a una mancanza di indipendenza e a una maggiore dipendenza emotiva.
• Mancato rispetto delle regole: i genitori, che hanno paura di assumere un ruolo troppo “autoritario”, tendono a non fornire delle regole, i figli come risposta assumono un atteggiamento sempre più richiedente e dispotico alzando il tiro, anche in altri contesti. La Sindrome del bambino imperatore può essere compresa ancora meglio attraverso una lettura dell’Analisi Transazionale, approccio psicologico nato dagli studi di Eric Berne negli anni Cinquanta. I bambini, come già ribadito hanno una percezione grandiosa di sé stessi e sviluppano un comportamento che porta alla prepotenza legata a una percezione irrealistica del proprio valore. Se analizziamo questa sindrome attraverso i tre Stati dell’Io del bambino, vediamo quali caratteristiche si evidenziano in questo caso particolare.Lo Stato dell’Io Genitore rappresenta le norme, il comportamento, le regole e le convinzioni interiorizzate. Nei bambini che manifestano la Sindrome del piccolo imperatore, questo Stato dell’Io può essere influenzato negativamente da genitori che non impongono limiti chiari e coerenti. Come risultato, il bambino potrebbe non sviluppare la capacità interna che regola il comportamento secondo le regole accettate socialmente.Lo Stato dell’Io Adulto elabora le informazioni oggettive nel qui ed ora. Per i bambini con questa Sindrome, lo Stato dell’Io Adulto può essere poco sviluppato poiché le loro decisioni e azioni sono spesso guidate dall’emozione e dall’impulsività piuttosto che dalla logica e dalla riflessione. I genitori tendono a prendere decisioni per loro, ostacolando così lo sviluppo di decidere in forma autonoma nel rispetto delle regole sociali e comportamentali.Infine, lo Stato dell’Io Bambino è il luogo delle emozioni, dei desideri e delle fantasie. Nella Sindrome qui descritta, questo Stato dell’Io è spesso predominante. Il bambino può agire in maniera egocentrica, con difficoltà a gestire frustrazioni e a interagire con gli altri in maniera poco equilibrata. La mancanza di confini, di abilità sociali e l’incapacità di condivisione completano il quadro delle caratteristiche tipiche.Ma quindi, quali strategie utilizzare per evitare che si verifichi questa situazione? Intanto promuovere uno Stato dell’Io Genitore Normativo Positivo nei genitori che devono stabilire regole e limiti puliti rinforzando le regole con coerenza e risoluzione, in modo tale che il bambino (il figlio) riceva segnali chiari, al fine di interiorizzare un comportamento idoneo al contesto domestico e sociale di riferimento.Per quanto riguarda lo Stato dell’io Adulto, i genitori, ma anche gli insegnanti, gli educatori devono incoraggiare i bambini a prendere le decisioni giuste nelle varie circostanze (e non quelle desiderate) responsabilizzandoli, anche nel risolvere i problemi in maniera autonoma, accettando quel “NO” educativo che permette di comprendere dove sta il confine da non superare. Lo Stato dell’Io Adulto, così si rinforza in modo sano e bilanciato.Infine, occorre creare un equilibrio dello Stato dell’Io Bambino, offrendo esperienze socializzanti al bambino, insegando l’importanza della collaborazione e della condivisione, migliorando così le abilità sociali e aiutandolo a interagire con gli altri in modo costruttivo e delineando i limiti entro cui si può agire un comportamento piuttosto che un altro. Concludendo, la Sindrome del bambino imperatore, può essere ridimensionata con un approccio integrato attraverso l’Analisi Transazionale. Intervenire sui tre Stati dell’Io può fornire una prospettiva utile per affrontare i tipici comportamenti di chi manifesta la Sindrome quali la prepotenza, l’aggressività, l’attivare un ruolo di “comando” che non appartiene al piccolo, ma che spesso esercita sulle figure genitoriali e adulte (ma in generale anche sul gruppo dei pari in adolescenza, se non si interviene tempestivamente), creando così quell’inversione di ruoli che genera confusione e distorsione sulle reali possibilità di azione del bambino stesso. Occorre pertanto attivare di concerto, degli interventi mirati da parte delle figure di riferimento (genitori, educatori, insegnanti, …) che promuovano lo sviluppo di un equilibro psicologico sano, verso una crescita responsabile, armoniosa preparando la strada per una futura generazione di adulti consapevoli e integrati nella società.
Dott.ssa Roberta Benedetta Casti,
psicologa, specializzanda in psicoterapia ad indirizzo Analitico Transazionale, docente di Scienze Motorie.