CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA – A “Villa Mens” anche un quadro appartenuto a Silvio Pellico
In località Superghetta, a due passi dalla cappella di Sant’Irene, sorge quello che nelle antiche carte della famiglia dei titolari è modestamente definito “Ciabòt Mens” e che in seguito ha preso il nome di “Tetti Mens” o “Cascina Mens” ma che merita il nome di “Villa Mens”.
Oggi appartiene alla signora Elisabetta Lancellotti, figlia di Eugenia Mens e al marito generale Ruggero D’Osualdo.
La villa è balzata al centro dell’attenzione quando si è saputo che alcuni dipinti che compaiono sulle sue volte sono identici a quelli di quadri firmati dal prestigioso pittore chierese dell’Ottocento Alberto Maso Gilli, il che fa pensare che possano essere dello stesso autore.
Ma c’è un altro motivo che lega non solo al mondo dell’arte ma anche alla storia di Chieri questa casa da sempre appartenente all’importante e colta famiglia Mens: un quadretto contenente un bozzetto in china, dipinto a tre colori, della misura di cm. 30 x 21 raffigurante l’Annunciazione. Un lavoro molto fine, che in basso a destra reca la firma dell’autore, “F. Mensi”, e l’annotazione: “Dipinta per una chiesa di Alessandria”.
Non c’è voluto molto per scoprire che a dipingerlo è stato Francesco Mensi, nato ad Alluvioni Cambiò (AL) il 26 febbraio 1800 e morto ad Alessandria 31 luglio 1888: un pittore di risonanza europea, formatosi fra Firenze e Roma, attivo a Milano (dove nel 1844 veniva addirittura giudicato “fra i più distinti della città”), Torino e Alessandria.
La chiesa alessandrina nella quale, in una nicchia alla base della cupola, egli realizzò in grande il soggetto del bozzetto, è quella di Nostra Signora di Loreto, in via Plana. Ora, quando il dipinto è stato liberato dalla sua molto malridotta cornice, è comparso, legato ad esso con spago e ceralacca, un foglietto che recita: “N. 121. Attesto io sottoscritta che la presente immagine dell’Annunciazione apparteneva all’egregio mio fratello Silvio Pellico di venerata memoria. In fede. 10 marzo 1862. Giuseppina Pellico”.
Il quadretto, quindi, è appartenuto a Silvio Pellico. Vivendo e lavorando a Torino, egli potrebbe avervi conosciuto Francesco Mensi e potrebbe aver acquistato (o ricevuto in dono da lui) il bozzetto, poi pervenuto alla sorella ed erede Giuseppina. La quale a sua volta nel 1870, passando a miglior vita, lasciò tutti i suoi beni al Ritiro delle Rosine (due terzi) e agli Asili Infantili di Chieri (un terzo). Il dipinto deve essere stato venduto o messo all’asta: quel numero, 121, e la dichiarazione di autenticità significano che il quadro era diventato proprio un lotto di un’asta.
Un esponente della famiglia Mens deve esserne venuto in possesso in questo modo.
Antonio Mignozzetti