PIEMONTE ARTE: GALLIZIO, SPAZZAPAN E LE ALTRE MOSTRE DELLA SETTIMANA
Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
ALBA. ERA GALLIZIO. PINOT GALLIZIO E LA SCOPERTA DELLA PREISTORIA
a cura di Maria Teresa Roberto
12 aprile – 12 ottobre 2025
Museo civico archeologico e di scienze naturali Federico Eusebio, Alba
Dal 12 aprile al 12 ottobre 2025 il Museo civico Federico Eusebio di Alba accoglie il progetto espositivo Era Gallizio. Pinot Gallizio e la scoperta della preistoria: reperti, opere, collezionismo.
Collegandosi alle manifestazioni che in varie sedi sono state dedicate al sessantesimo anniversario della morte di Pinot Gallizio (Alba, 1902–1964), la Città di Alba ha realizzato la mostra in collaborazione con l’Archivio Gallizio di Torino e il Centro Studi Beppe Fenoglio e con il supporto della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, nell’ambito del progetto Esterno GAM.
Si tratta di un focus espositivo inedito, dedicato all’interesse dell’artista nei confronti dell’archeologia e della preistoria. Curata da Maria Teresa Roberto, curatrice del Catalogo generale delle opere di Gallizio, la mostra è allestita negli spazi del Museo civico Federico Eusebio, che conserva i molti reperti da lui donati, frutto delle ricerche condotte tra il 1943 e il 1949 nei siti esplorati mezzo secolo prima dal mineralogista e paleontologo Giovanni Battista Traverso (Genova, 1843 – Alba, 1914).
Testi d’epoca, fotografie e manoscritti inediti, tra cui un registro sul quale Gallizio prendeva nota degli esiti delle sue indagini, raccontano la storia di quei ritrovamenti, che hanno avuto il merito di risvegliare l’interesse per la stazione neolitica di Alba e di aprire la via a successivi cicli di scavi.
Una serie di interventi grafici, concepiti come parte integrante dell’allestimento, accompagna il visitatore lungo il percorso espositivo, evidenziando sia la presenza nella collezione permanente dei reperti donati da Gallizio, sia l’inserimento delle sue opere nelle sale. L’identità visiva della mostra si integra quindi nel museo stesso, allo scopo di far dialogare il patrimonio storico e le opere contemporanee.
GALLERIA BIASUTTI. UNA MOSTRA DEDICATA A LUIGI SPAZZAPAN
INAUGURAZIONE: mercoledì 23 aprile 2025 ore 18
DURATA: dal 23 aprile al 10 maggio 2025
SEDE: Galleria Biasutti & Biasutti, Via Bonafous, 7/L – 10123 Torino
Orario: 10-12.30 – 15.30-19.30 chiuso domenica e lunedì
www.biasuttiebiasutti.com
info@biasuttiebiasutti.com

Luigi Spazzapan, La lettura in poltrona, 1933, china su carta
La galleria Biasutti & Biasutti presenta una mostra dedicata a Luigi Spazzapan (Gradisca d’Isonzo 1889 –Torino 1958) tra i primi rappresentanti dell’Astrattismo e dell’Informale in Italia. Tra il 1911 e il 1913 si reca diverse volte a Vienna per tentare, senza successo, di essere ammesso all’Accademia di Belle Arti. La sua formazione artistica si compie, anche, attraverso alcuni viaggi che intraprende durante la giovinezza nei maggiori centri della cultura figurativa del tempo fra cui Vienna e Monaco. Questi gli permisero di accrescere e sviluppare la sua formazione artistica assimilando stili come l’ Art Nouveau e il Futurismo, fino all’Astrattismo. Nel 1928 si reca a Torino dove incontra Lionello Venturi ed Edoardo Persico. Tra il 1929 eil 1932 si accosta agli ideali del gruppo dei Sei di Torino che gli permette di creare uno stile personalissimo andando ad incidere una traccia profonda sull’esperienza informale. L’estro e l’abilità grafica consentono a Spazzapan di trovare lavoro come illustratore alla Gazzetta del Popolo, all’ Illustrazione del Popolo e a Il Selvaggio. Nel 1931 presenta una mostra di disegni a china presso la Galleria Il Milione di Milano e l’anno successivo alla Galleria June Europe di Parigi. Fu presente con una personale alla II Quadriennale di Roma nel 1935 e fu invitato alla XX Biennale di Venezia nel 1936. Molte le sue esposizioni in Italia e all’estero.Nel 1954 alla Biennale di Venezia e nel 1955 alla Quadriennale di Roma ottenne due personali. Muore improvvisamente a Torino il 18 febbraio 1958.Ventuno opere, realizzate tra il 1929 (Natura morta, frutta e tovaglia a quadri) e il gennaio del 1958 (Tempera n.2), costituiscono una ampia antologia pittorica. Gli anni trenta sono presenti con La lettura in poltrona del 1933 e Il Valentino d’autunno del 1934 e i quaranta con Fiori e foglie in composizione del1946, Studio di fiori geometrici, Pesci e teste del 1947 e Fiori primaverili nel vaso del 1948. Claviere e Figura di donna sono state realizzate tra il 1950 e il 1952.
M.A.O. – Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone
MAO Museo d’Arte Orientale, Torino
12 aprile – 7 settembre 2025
La mostra Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone ha aperto al pubblico il 12 aprile, offrendo una singolare esplorazione della cultura materiale giapponese attraverso circa 50 haori e juban (le giacche sovrakimono e le vesti sotto kimono maschili), nonché alcuni abiti tradizionali da bambino, provenienti dalla collezione Manavello, in dialogo con installazioni di artisti contemporanei.
La mostra non ha attualmente precedenti né in Italia né in Europa e si pone quindi come una novità assoluta nel panorama delle proposte aventi come tematica l’arte dell’estremo Oriente.
Le raffigurazioni che decorano gli abiti presentati non sono solo esempi di preziosa manifattura, ma documenti e testimonianze che approfondiscono il Giappone del primo Novecento, un periodo cruciale segnato da trasformazioni sociali, culturali e politiche, tra modernizzazione accelerata e tensioni imperialiste. All’interno del percorso espositivo sono presentate opere di artisti contemporanei come strumenti di analisi e riflessione, invitando il pubblico a orientarsi in un’epoca storica di relazioni complesse tra Giappone, Cina e Corea ancora poco conosciuta in Italia.
Il progetto espositivo si avvale della consulenza curatoriale di Silvia Vesco (docente di Storia dell’Arte Giapponese presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia), Lydia Manavello, You Mi (curatrice indipendente e attualmente docente di Arte ed Economia all’Università di Kassel), in collaborazione con il Direttore del MAO, Davide Quadrio, e la curatrice Anna Musini, con l’assistenza di Francesca Corrias.
Svelare, non esibire, suggerire senza palesare. A questi principi si ispira la millenaria cultura giapponese che, sull’equilibrio in perenne divenire fra pieni e vuoti e sul senso dell’armonia, tesse ancor oggi la propria esistenza.
L’abbigliamento concorre a definire i ruoli e gli spazi in cui si configura e si muove la complessa società nipponica; in questo contesto grande interesse ha sempre destato il kimono femminile, mentre l’ambito degli indumenti maschili è stato ancora poco indagato.
Meno appariscenti ma assai interessanti, le vesti da uomo costituiscono, in realtà, una parte consistente del ricco apparato tessile giapponese. Nell’eleganza austera del completo cerimoniale o nella sobrietà di un abito da vivere tutti i giorni, i kimono da uomo racchiudono e definiscono un universo che si rende accessibile solo nel contesto domestico o nel segreto di un incontro amoroso. A rivelare l’anima di chi li indossa sono i soggetti che impreziosiscono gli interni delle giacche o l’intera superficie dei sotto kimono: immagini seduttive o narrative, sempre sofisticate, abilmente tessute o dipinte, elaborate con minuzia o appena suggerite da qualche tratto d’inchiostro, raccontano la cultura del Sol Levante con riferimenti alla letteratura e all’arte della guerra, al mondo naturale e alla sfera divina.
Tradizionalmente considerati espressione dell’intimità quotidiana, gli haori e le juban presentati in mostra assumono un nuovo significato e diventano un’occasione per affrontare temi di grande attualità, fra cui le questioni legate all’espansione giapponese del XX secolo in Asia e alle implicazioni politiche e sociali che ne caratterizzarono il contesto storico. Tra queste anche la propaganda, affidata non solo ai tradizionali mezzi di comunicazione ma, in modo tanto sorprendente quanto pervasivo, proprio agli abiti, tra i quali anche quelli da bambino, cui è dedicata un’apposita sezione in mostra.
L’esposizione esplora, dunque, l’immaginario comune del Giappone in Occidente, ancora legato a una visione tradizionale e romantica, in contrapposizione alla percezione di un Giappone diverso, a tutt’oggi poco conosciuto, che è quello che trapela dagli abiti maschili; le immagini che li caratterizzano da un lato celebrano il mito dell’Occidente, dai plurimi volti, dall’altro mirano ad enfatizzare l’orgoglio nazionale nipponico, entrambe culminati nell’evoluzione tecnologica e nella strenua difesa della propria identità, prima e durante il secondo conflitto mondiale.
Questa eredità, lungi dall’essere cancellata dal tempo, sopravvive ancor oggi in Paesi e realtà al di fuori del Giappone ma allora coinvolti, e di essa le installazioni e i video contemporanei in mostra offrono una tangibile testimonianza, arricchendo il racconto con riflessioni sul tempo passato e presente.
Fra i lavori all’interno del percorso espositivo il video A Needle Woman e le sculture Bottari di Kimsooja (Taegu, Corea, 1957), che indagano il rapporto tra individuo e società, con particolare attenzione all’idea di ibridismo culturale e linguistico, ponendo l’accento su come il nomadismo e la migrazione plasmino l’identità personale e collettiva; la grande installazione Kotatsu (J. Stempel) di Tobias Rehberger (Esslingen, Germania, 1966) che, unendo due tradizioni agli antipodi come quella giapponese e quella tedesca, affronta il tema della morte e della trasformazione. Infine il video Kishi the Vampire di Royce Ng (Hong Kong, 1983), che riscrive la storia di Kishi Nobusuke (primo ministro giapponese dal 1957 al 1960) come una storia di vampiri, utilizzando questo personaggio storico per proporre una rilettura fantastica dell’economia politica tra Giappone, Corea e Cina del XX secolo; a quest’opera fa eco il film Tungus, 通古斯 di Wang Tuo (Changchun, China, 1984) che tratta gli stessi temi attraverso una ricerca storico-artistica che intreccia fatti storici, archivi culturali, finzione e mitologia in narrazioni speculative.
In linea con la programmazione del MAO, la mostra è concepita come un organismo vivo e, per tutta la sua durata, presenta un programma musicale e performativo, a cura di Chiara Lee e freddie Murphy.
MUSEO DELLA MONTAGNA. GUIDO REY, UN AMATEUR TRA ALPINISMO, FOTOGRAFIA E LETTERATURA
CIRCOLO DEGLI ARTISTI. VOLTI E MUSI. OPERE DI MAURO SALMORIA
TROFARELLO. SPAZI IMPRECISI 2 PER VALORIZZARE IL TERRITORIO
Nell’estate del 2023, in quel di Trofarello, capitanati da Claudio Lorenzoni (ideatore e direttore artistico del Museo a Cielo aperto di Camo) i fotografi Marco La Gattuta, Marco D’Aversa, Bruno Biddau e Gisella Molino, il video maker Davide Fasolo, l’artista Severino Magri, l’archivista Irene Rubiano e il poeta Gianluca Mantoani sono andati a zonzo, alla deriva, per la città di Trofarello, smartphone e macchina fotografica alla mano, alla ricerca degli Spazi Imprecisi.
Cos’é uno “spazio impreciso”?
Lo spazio impreciso rappresenta un’evoluzione dello stato originario di un luogo, attraverso l’aggiunta di una nuova caratteristica, che sommatasi spontaneamente ad esso, può potenzialmente entrare a far parte del suo processo di rigenerazione, mostrando un campo di trasformazione in stretta collaborazione tra arte, architettura e paesaggio.
L’obiettivo del progetto?
Promuovere interventi di valorizzazione territoriale; facilitare percorsi di rigenerazione urbana attraverso la sperimentazione creativa a 360*, la creazione di relazione tra gli spazi e i cittadini.
Un primo risultato raggiunto?
Il risultato è stato un editing fotografico, poi stampato ed installato fisicamente presso i luoghi imprecisi della città.
Ed oggi? La prossima tappa?
Il prossimo step sarà quello di coinvolgere i cittadini, e chiunque voglia aderire, a “rileggere” uno dei libri caposaldo del movimento ecologista moderno, Walden di H. Thoreau del 1854, cercando tra le pagine i “nostri spazi imprecisi”.
Perché Walden ?
Perché è uno dei testi archetipici per eccellenza, che ha avuto nella sua storia la funzione di poter far riconoscere le proprie paure, ansie, sogni e pensieri, tutti all’interno di una narrazione che li contiene al suo interno.
Come funzionerà ?
Ad ognuno che voglia partecipare verrà consegnata una pagina del libro. Sul foglio ricevuto ogni partecipante è invitato a intervenire con sottolineature, commenti, disegni, evidenziando parole così da comporre frasi di senso compiuto, rappresentative del suo stato d’animo.
(Vedi foto , metodo Caviardage)
E l’obiettivo quale sarà?
Stampare una “copia” del libro Walden costituito dalle pagine dei partecipanti. Un libro nuovo ricomposto dalle voci e dal vissuto personale.
Un metatesto capace di far parlare dal profondo i partecipanti. Portare una riflessione su come il concetto di solitudine in una moltitudine sia un tema snobbato.
Gli elaborati verranno presentati ad agosto presso il Museo a cielo aperto di Camo (CN)
Tre opere del Museo Civico di Casale Monferrato per la mostra“Da Botticelli a Mucha. Bellezza, Natura, Seduzione”
Ai Musei Reali di Torino dal 17 aprile
Il Museo Civico di Casale Monferrato partecipa alla mostra “Da Botticelli a Mucha. Bellezza, Natura, Seduzione”, in programma dal 17 aprile al 27 luglio 2025 nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino, con il prestito di tre opere di Leonardo Bistolfi.
Le opere selezionate sono “Il desiderio della riva lontana” (modello in gesso per il monumento a Giuseppe Zanardelli, 1908-1909), “Testa de La bellezza liberata dalla materia” (bronzo, 1906) e “Ritratto femminile” (gesso, 1914); queste saranno esposte nell’ultima sezione del percorso, dedicata alle interpretazioni della figura femminile tra Otto e Novecento.
Attraverso un allestimento che si sviluppa in undici sale tematiche, la mostra propone un dialogo tra capolavori provenienti dai Musei Reali di Torino e prestiti da istituzioni di rilievo nazionale, come le Gallerie degli Uffizi di Firenze e Castel Sant’Angelo a Roma. L’obiettivo è esplorare il concetto di bellezza nella sua pluralità di espressioni, con particolare attenzione alla raffigurazione femminile, al fascino dell’antico, al mito e alla meraviglia della natura.
In linea con la vocazione scientifica del Museo Civico, la partecipazione all’iniziativa si estende anche al contributo nel catalogo ufficiale della mostra, con un testo di Sandra Berresford dal titolo “Leonardo Bistolfi: Profeta della Bellezza”, che approfondisce il ruolo dell’artista nel panorama simbolista italiano e la sua personale ricerca di armonia e spiritualità nella forma plastica.
Il Sindaco Emanuele Capra ha sottolineato: “La presenza delle sculture di Bistolfi all’interno di un contesto espositivo così articolato rappresenta un’importante occasione di valorizzazione per il Museo e per la figura dell’artista, nostro concittadino. La sua presenza accanto a nomi come Botticelli, Canova, Mucha e altri protagonisti della storia dell’arte europea, inserisce il suo lavoro in un contesto di ampio respiro, contribuendo a una lettura più articolata e aggiornata della sua produzione, al di là delle consuete cornici celebrative”.
CASTELLO DI MONCALIERI MOSTRA “BORSE E BORSETTE. CREAZIONI PERFETTE”
Al Castello di Moncalieri, giovedì 17 aprile alle ore 16.30, l’inaugurazione della mostra Borse e borsette. Creazioni perfette, organizzata in collaborazione con il Comune di Moncalieri e l’Associazione “Amici del Real Castello e del Parco di Moncalieri”. Dopo lo straordinario successo della mostra dedicata ai cappelli, torna infatti l’appuntamento con la haute couture, con un nuovo viaggio nella storia di un altro accessorio iconico e glamour: la borsa, protagonista di un percorso che presenta più di 150 borsette di rara eleganza, espressione di maestria e creatività.
ASTI. MOSTRA “DISEGNARE LA LIBERTA’: ARTE E RESISTENZA”
Sabato 19 aprile, alle ore 17, si terrà presso l’hub culturale MEMORIA FUTURA, sede della Fondazione Giovanni Goria, l’inaugurazionedella mostra d’arte “Disegnare la libertà: arte e Resistenza”.
La mostra è realizzata dall’ISRAT – Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Asti incollaborazione con la Fondazione Giovanni Goria, la Casa della Memoria di Vinchio, il Consiglio Regionale del Piemonte – Comitato Valori Resistenza e Costituzione e con il patrocinio del Comune di Asti.
CITTA’ METROPOLITANA. UNA MOSTRA IN RICORDO DI LUCIANO VIOTTO ATTRAVERSO LE SUE FOTO A CHET BAKER NEL 1988
Nel 2024, all’età di soli 67 anni, è venuto a mancare Luciano Viotto, uno dei protagonisti più appassionati della scena jazz torinese. Funzionario della Città metropolitana di Torino, Viotto era da poco in pensione dopo una lunga carriera nell’ambito dell’urbanistica, iniziata nel 2005 presso l’allora Provincia di Torino.
Per ricordarne la figura e la passione per il jazz, la Città metropolitana di Torino, in collaborazione con il Torino Jazz Festival e la Fondazione per la Cultura Torino, promuove una mostra fotografica dedicata a Chet Baker.
Le immagini esposte furono scattate da Luciano Viotto il 21 aprile 1988, durante il concerto al Teatro Carignano, pochi giorni prima della scomparsa del celebre trombettista, avvenuta il 13 maggio ad Amsterdam.
Luciano Viotto non era un musicista, ma un raffinato conoscitore del jazz e un appassionato collezionista. Tra i suoi progetti di studio e divulgazione, si ricorda una dettagliata discografia completa di Miles Davis.
Il concerto al Carignano fu un evento unico: Chet Baker si esibì con un quintetto d’eccezione composto da Enrico Rava, Franco D’Andrea, Massimo Urbani, Giovanni Tommaso e Roberto Gatto. La partecipazione di Baker fu incerta fino all’ultimo: fermato alla dogana francese, riuscì a raggiungere Torino solo grazie all’intervento di un avvocato, arrivando in teatro per il secondo set. Nonostante le difficoltà, la sua performance fu memorabile.
Le fotografie scattate da Viotto in quell’occasione saranno esposte nel foyer della sede della Città metropolitana di Torino, in corso Inghilterra 7.
La mostra inaugura il 22 aprile alle ore 16, alla presenza della famiglia di Luciano Viotto, di Lorenza Cattadori di Musica Jazz e del sassofonista Gianni Denitto.
La mostra resterà aperta fino al 5 maggio, dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 18 (chiusa nei weekend e nei giorni festivi).
Ingresso gratuito.
Acquerelli di Gery Ewens donati al Comune di Bra
Le opere consegnate alla Giunta dall’artista insieme ai curatori di “Casa d’Arte”
La Giunta comunale di Bra ha ricevuto in dono ieri da parte dell’autrice, Gery Ewens e dai titolari di Casa d’Arte, Valerio e Rosanna Staltari, due opere in acquerello e acrilico che raffigurano la Zizzola e piazza Caduti per la libertà. Le due opere originali, incorniciate, saranno esposte in sala giunta mentre sono state riprodotte a stampa in serie per essere donate in occasioni speciali e di rappresentanza, in caso di viste di altri amministratori e/o ospiti del Comune di Bra. Nelle scorse settimane alcune copie delle due opere sono state consegnate all’attore Riccardo Scamarcio e sono arrivate in Francia ed anche in Uruguay. A dicembre Gery Ewens, artista argentina che vive stabilmente a Bra, aveva realizzato anche una speciale copertina a tema natalizio per la rivista del Comune, Bra Notizie.
“Siamo molto orgogliosi e contenti di accogliere in municipio queste opere – hanno detto il Sindaco Gianni Fogliato e l’assessore con delega alla Comunicazione, Francesco Matera –. Abbiamo a disposizione dei veri e propri ‘ritratti’ di luoghi simbolo della nostra città. Ringraziamo Gery Ewens per la sua disponibilità e per lo sguardo con cui interpreta Bra in modo vitale grazie anche al sapiente uso del colore. Un grazie anche a Casa d’Arte che da tanti anni porta avanti un’attività artistica e artigianale d’eccellenza nella nostra città”.
Cavallermaggiore. Ricordati di non dimenticare. Nuto Revelli, una vita per immagini
Mostra fotografica dal 23 aprile all’11 maggio 2025
Biblioteca Civica “Nuto Revelli” | Via Pescatori, 18 – Cavallermaggiore (CN)
Nuto Revelli è stato, con la sua opera e con la sua azione, un “testimone del suo tempo” – di quel tempo insieme terribile e fecondo che è stato il Novecento – un protagonista delle battaglie per la giustizia e per la libertà, un ricercatore di memoria tra le pieghe di una società contadina e montanara intrasformazione. Io ho scelto di raccontare, di testimoniare, il giorno in cui sono uscito dall’inferno della ritirata di Russia.
L’ho fatto dopo essermi posto il dilemma: o dimentico tutta questa tragedia o ricordo tutto. Dimenticarevoleva dire respirare, tornare a vivere, ma era troppo comodo, facile, persino immorale dopo il disastro alquale avevo assistito.E così ho giurato a me stesso: “Ricordati di non dimenticare”.Un giuramento che dura da sessant’anni e non sono stanco di ricordare. Anche se soffro, rivivosofferenze, tragedie, volti, paesaggi, storie. Non si può, non si deve dimenticare. (Nuto Revelli)
Nuto Revelli fa parte di quella generazione di scrittori, come Primo Levi e Mario Rigoni Stern, che giunsero alla scrittura non per sola vocazione interiore ma trascinati, per così dire, dalla Storia, perdovere civile e morale: per “far sapere” affinché gli orrori di cui erano stati vittime e testimoni non sidovessero mai più ripetere.Il suo impegno costante è stato quello di restituire voce a coloro che voce non avevano: ai soldati vittimedelle guerre, ai montanari e contadini che quelle guerre per primi le avevano pagate e che erano poi statilasciati ai margini.Attingendo al fondo fotografico dell’Archivio Nuto Revelli, la mostra Ricordati di non dimenticare.
Nuto Revelli, una vita per immagini a cura di Paola Agosti e Alessandra Demichelis, in 180 fotografie ripercorre la vita di Nuto Revelli: il giovane ufficiale in divisa, il partigiano a Paraloup e in Francia, lo scrittore con i suoi testimoni, il marito a fianco della donna che ama, Anna Delfino, l’amico con cui condividere impegno e convivio.
La mostra oltrepassa la vicenda individuale e trasporta chi osserva in un passato condiviso: nelle fotografie scorre quasi un secolo, la storia del Novecento tra dittature, guerre e rinascita e affiora il dettaglio di chi ne ha percorso ogni tappa con il piglio del testimone, in un cammino di consapevolezza umana e civile, tra impegno e vita privata.
È della vita di Nuto Revelli, del Novecento e della storia di tutti noi che narrano le fotografie esposte in mostra e raccolte, insieme a didascalie e parole, nel catalogo Ricordati di non dimenticare. Nuto Revelli,una vita per immagini, a cura di L’Artistica editrice di Savigliano.
La mostra è allestita dal 23 aprile all’11 maggio 2025 presso la Biblioteca Civica “Nuto Revelli” in Via Pescatori, 18 a Cavallermaggiore, biblioteca che fu aperta al pubblico servizio il 28 gennaio 1978 proprio con l’intervento di Nuto Revelli. L’allestimento e l’inaugurazione saranno anche l’occasione per scoprire la testimonianza di Maria Attisani, nata a Francavilla Angitola (Catanzaro) nel 1931, coniugata con Stefano Abrate e residente a Cavallermaggiore, che raccontò la sua storia a Nuto Revelli il 29 maggio 1977. La testimonianza fu poi pubblicata nel libro L’anello forte (Einaudi, 1985) con il titolo Dal mio paesevedevo il mare.
La mostra sarà visitabile negli orari di apertura della Biblioteca: lunedì 15:00-18:00, martedì 09:30-12:30e 15:00-18:00 / 20:30-22:00, mercoledì 15:00-17:00, giovedì 15:00-18:00, venerdì 09:30-12:30, sabato15:30-17:30 e domenica 10:30-12:00.
È possibile prenotare visite guidate per le scuole, concordando un appuntamento con la Biblioteca. L’ingresso è libero e gratuito.
L’inaugurazione si terrà mercoledì 23 aprile | ore 17.00 | Biblioteca Civica “Nuto Revelli” | ViaPescatori, 18 – Cavallermaggiore (CN)
Savigliano. Inaugurata la mostra fotografica “Exodos” a palazzo Cravetta
Scatti e riflessioni sul tema delle migrazioni. Visitabile fino al 4 maggio
Rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione. Sono alcune delle parole chiave che è possibile leggere tra le didascalie delle immagini che compongono “Exodos, popoli in cammino”, mostra fotografica inaugurata sabato pomeriggio a palazzo Muratori-Cravetta. Giunto a Savigliano grazie ad una collaborazione tra l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, Oasi Giovani – Progetto Oceano, e l’Assessorato alla cultura del Comune, l’allestimento è frutto di un progetto fotografico nato nel 2017 da un’idea dell’Associazione degli ex allievi del Master di Giornalismo Giorgio Bocca di Torino con il sostegno della Regione Piemonte. Le immagini in mostra – di tredici fotoreporter piemontesi – sono state disposte nelle sale di palazzo Cravetta seguendo le diversi fasi che caratterizzano il processo migratorio: “L’esodo forzato”, “Il salto verso l’altrove”, “Tra minacce e speranze”, “Anche questa è casa”, “Ostacoli lungo il cammino” e “Integrazione alla fine del viaggio”. È possibile ammirare (solo per citare alcuni dei tanti scatti) sbarchi di afgani provenienti dalla Turchia sull’isola di Lesbo, un gruppo di iracheni mentre cerca di attraversare la frontiera con l’intento di raggiungere la Germania, giovani migranti della Costa d’Avorio e della Guinea Bissau che percorrono la strada che li porterà da Bardonecchia al confine con la Francia, il Centro d’accoglienza Croce Rossa italiana a Settimo Torinese, la scuola di italiano presso il Sermig. «Guardare i volti e gli sguardi delle persone ritratte nelle fotografie – hanno evidenziato gli organizzatori della mostra nel corso dell’inaugurazione – è il modo migliore per riflettere ed abbattere i pregiudizi che questi temi spesso portano con sè».
“Exodos” sarà visitabile ad ingresso libero – fino al 4 maggio – il sabato, dalle 15 alle 18, e la domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Essendo la mostra l’ideale conclusione del ciclo di incontri “La guerra fuori, la guerra dentro” del progetto Oceano di Oasi Giovani, mercoledì 16 aprile (alle 17.30, sempre a palazzo Cravetta) andrà in scena la presentazione teatralizzata del libro “L’aquila e la stella” dell’attore e scrittore Luca O’Connor. Con Maurizio Biancotti, Lorenzo Ragazzi, Giorgio Moussa, Sofia Caldo e Franco Neri, musiche di Alessandro Rispoli. Per maggiori informazioni contattare il 348.7202776.