LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati
E’ scomparso Nello Santi (foto), ultimo custode della grande tradizione operistica italiana, che ebbe in direttori quali Serafin, Capuana, Votto, Molinari Pradelli, Panizza, Cleva, Erede tra i suoi maggiori esponenti. Amava definirsi Il più vecchio dei giovani, sviluppò una lunga carriera durata 68 anni che iniziò, ventenne, a Padova (Rigoletto) città dove studiò nel locale Liceo Musicale. Iniziò l’attività nei teatri della provincia ialiana dove le orchestre erano quasi sempre modeste, ma i cantanti ottimi e sottoposti alle prove con il pianoforte che troncavano ogni atteggiamento velleitario: con Santi scompare l’ultimo tassello di un passato glorioso e unico. Nato ad Adria (Rovigo) il 22 settembre 1931, sapeva suonare vari strumenti (pianoforte, tromba, violino, viola, piatti e timpani) a cui si divertiva ad aggiungere anche l’incudine, suonato, indossando il costume di gitano, in un lontano Trovatore. Fisico imponente, risata aperta, dialettica fervida e prodigiosa memoria. Attento alle esigenze del palcoscenico aveva un metodo di lavoro solidissimo, attento nel mettere a proprio agio i cantanti; infatti è stato amato sia dagli interpreti storici dell’era di Toscanini, sia dai giovani delle nuove generazioni. Rapido nel cavare il meglio dalle orchestre, puntava al sodo e alla coesione dei dettagli. Direttore stabile dell’Opera di Zurigo per molti anni che diventò la “sua”casa, tanto da assumere la cittadinanza svizzera. L’Italia è stata abbastanza ingrata con Santi che si riconciliò solo nell’ultimo ventennio: in particolare La Fenice di Venezia, l’Arena di Verona, e il San Carlo di Napoli. Alla Scala esordì nel 1971 (Madama Butterfly), tornandovi poi 46 anni dopo con una Traviata che fece storcere il naso alla critica per la presenza dei tagli di tradizione, riportando così indietro di decenni e dimostrandosi figlio del proprio tempo. Oggi non si concepisce più un’opera che non ne segua l’edizione critica, definita da Santi roba da contabili, Attivo nei più importanti del mondo, tra cui Londra, Amburgo, Parigi, Opera Bavarese, New York (dove diresse al Metropolitan 400 recite), Tokyo e Salisburgo dove riprese per due recite Don Carlo dirette da Karajan di cui era assistente. Frequentai il maestro Santi negli anni Ottanta, protagonista di un’intera decade al Teatro Regio di Torino dove concertò un totale di 50 recite: Attila di Verdi, Traviata, Aida, La Gioconda. Lunghi incontri anche conviviali, improntati a un autentico spasso con vivaci esplosioni aneddotiche. Era difficile ottenere una risposta che valesse un titolo all’intervista. Impossibile non farsi contagiare dalla sua irresistibile simpatia, anche quando non si condividevano le sue affermazioni. Aveva idee chiare sulla musica che dirigeva e non era uomo da compromessi. Suo faro musicale era Toscanini: un genio con un solo difetto che è stato e rimarrà unico. Purtroppo ci sono ancora molti asini che non hanno capito chi era e altri asini che credono di rispecchiarsi jin lui La mia frequentazione, piuttosto intensa, ha ricordi indimenticabili: da lui ho appreso molto sulla grande tradizione del melodramma italiano, oggi tanto vilipesa da certa spocchiosa critica. Una lezione di vita: senza conoscenza del passato, non ha senso proclamarsi paladini del presente. Per nostra fortuna di Santi sono rintraccibili molte edizioni discografiche, soprattutto lives, e in studio (fondamtali restano tutte le arie per tenore di Verdi, cantate da Carlo Bergonzi, altro esponenete della tradizione, nel 1974 con la London Symphony per l’etichetta Philips). Non mancano anche edizioni in DVD di opere di Verdi, Donizetti, Rossini, Puccini, Ponchielli, Giordano e Leoncavallo realizzate a Napoli, Verona, Catania, Vienna, Londra, New York e Zurigo.Ultima apparizione sul podio: marzo 2019 con Lucia di Lammermoor all’Opera di Zurigo.
Il 31 marzo è deceduto Zoltan Pesko (foto) direttore d’orchestra ungherese dal repertorio versatile spaziante dal Rinascimento, alla musica contemporanea e d’avanguardia, Proveninete da una famiglia di musicisti di religione luterana, dopo gli studi a Budapest iniziò a lavorare come direttore e compositore di colonne sonore e di musiche di scena presso il Teatro Nazionale di Budapest che abbandonò per frequentare corsi di perfezionamento all’ Accademia Santa di Roma dove fu allievo di Goffredo Petrassi (composizione) e Franco Ferrara (direzione d’orchestra) e poi a Basilea con Boulez. Attivo alla Deutsche Oper di Berlino, poi al Comunale di Bologna e alla Fenica di Venezia, nonchè al Teatro Sao Carlos di Lisbona e infine, alla Deutsche Opera am Rhein di Dusseldorf. Dal 2000 tuitolare di master class per giovani direttori al Festival Bartok di Szambothely .Per un trentennio frequentò la scena milanese dove esordì nel 1970 con la prima italiana dell’opera Ulisse di Dallapiccola (Scala). Interprete esperto ed etusiasta del repertorio del secolo scorso, invitato nelle maggiori città europee della musica, diresse, tra l’altro, la prima italiana di Le Grand Macabre di Lygeti (Bologna, 1979), progetto che catturò l’attenzione del mondo musicale, Doktor Faust , Job rappresentazione sacra di Dallapiccola con Giorgio Albertazzi nel ruolo di recitante. Completò l’opera Salanmbò di Musorgskij, restata incompiuta e proposta (1980) alla RAI di Milano. Interprete di molte prime esecuzioni assolute, affrontò anche Puccini e Verdi. Di quest’ultimo ricordo un Otello all’Arena di Verona, disturbato dai boati dei tifosi per la vittoria della nostra nazionale di calcio ai Campionati mondiali (luglio 1982). Ricordi personali di ascolto diretto al Teatro Regio di Torino; integrale del ciclo L’anello del Nibelungo di Wagner (settembre 1988), , della Lulu di Berg, Turandot (aprile 1986) e i concerti alla RAI del 1975 e 1981 con musiche di Bartok, Lutoslawski, Liszt: ricordo, in particolare una Settima sinfonia di Mahler, quando l’autore boemo, in tempi non sospetti, era poco eseguito in Italia (23 maggio 1975). Pesko ha lasciato una discografia dedicata, in prevalenza, alla musica novecentesca come, per esempio gli otto Concerti per orchestra di Petrassi accompagnati da un denso e fondamentale saggio firmato da Massimo Mila. Spiccano in campo teatrale le realizzazioni affidate al micosolco di titoli in prima mondiale come Il Bellorefonte di Mysliveck, Salanmbò di Musorgskij, Boulevard Solitude di Henze