STORIA – Asti, 22 agosto 1944: le Brusaje non morirono per le stilografiche esplosive

Nove giovani vite distrutte mentre assemblavano penne stilografiche nell’azienda STILAR di via Orfanotrofio ad Asti, era il 22 agosto del 1944. Sebbene siano passati più di settantacinque anni da quel tragico evento, puntualmente la comunità ricorda quelle sfortunate ragazze in occasione dell’otto marzo, giornata della donna, manifestando lo strazio ancora presente nella comunità con i tanti dubbi e sospetti rimasti ad oggi senza risposta.

Da quasi quarant’anni mi occupo di ricerche storiche sull’industria italiana della stilografica, ho appreso di questa triste vicenda cercando notizie sulla STILAR che sembra del tutto sconosciuta nel settore di cui mi occupo, mi ha particolarmente colpito quanto sia ancora viva nell’animo della comunità quella tragica vicenda al punto da suscitare ancora crudeli ipotesi nei testimoni di allora. Sperando di poter rasserenare quegli animi desidero dare un mio parere su quei fatti. Per quel poco che mi è stato possibile conoscere la STILAR, come tante altre aziende in quel tempo, migrò da Torino nel tentativo di sottrarsi ai continui bombardamenti alleati, la guerra si sarebbe conclusa alla fine di aprile 1945. E’ in quel periodo che con l’intensificarsi dei bombardamenti il regime, anche coinvolgendo illustratori come Boccasile, per suscitare odio verso il nemico diffonde notizie circa il lancio di bombe camuffate da oggetti ingannevoli come le penne stilografiche, anche se questo argomento fu comune a tutte le società coinvolte nel conflitto in Italia, per l’insistente campagna svolta dal regime, i timori perdurarono ben oltre la fine della guerra sebbene l’indagine istruita nel marzo 1950 dal Ministero della Difesa, guidato dall’on. Bovetti, accertò in maniera inequivocabile l’insussistenza di quelle paure. Tutto ciò credo sia sufficente a fugare eventuali dubbi su quanto stavano confezionando le povere vittime. Guerra a parte la lavorazione della celluloide rappresenta sempre un continuo rischio di incendio; la celluloide, ampiamente impiegata a quel tempo nell’industria delle penne stilografiche, è una materia plastica, altamente infiammabile, ottenuta trattando il nitrato di cellulosa con canfora, la lavorazione al tornio produce notevoli quantità di trucioli e polvere che si accumulano sui macchinari o in terra, in simili condizioni è sufficiente un surriscaldamento per un attardarsi dell’operaio al tornio o che una cicca cada sui trucioli per dare vita ad un violento incendio, se poi l’ambiente è anche ricco di polveri di celluloide con l’ossigeno dell’aria avviene una violenta esplosione, di tutto ciò ne hanno patito ampia esperienza le aziende del settore della vicina Settimo Torinese. Per quanto riguarda la vicenda della STILAR è probabile che la violenta esplosione, udita dai testimoni, con conseguente violento spostamento d’aria, abbia incastrato le porte d’ingresso che solitamente si aprono verso l’interno, impedendo la fuga dei lavoranti, e dando così l’impressione che fossero chiuse dall’esterno oppure che le porte fossero realmente chiuse dall’esterno, come spesso avveniva a quei tempi da parte dei proprietari, per impedire allontanamenti non autorizzati o piccoli furti di materiali cosa non del tutto inconsueta in periodo di grande indigenza.

Mi sarà particolarmente gradito ogni documento o notizia che mi si vorrà far pervenire sulla ditta STILAR.

Giuseppe Fichera