Casalborgone, concerto per “Antiqua” con musiche di Corelli
25 Settembre – ore 21.15
Casalborgone
Piazza Statuto
Chiesa di S. Maria Maddalena
Voxonus
Arcangelo Corelli (1653 – 1713)
Concertos transpos’d for Flute Opera VI
Concerto I in re maggiore per flauto di voce
Largo, Allegro, Largo, Allegro, Allegro, Allegro
Concerto II in fa maggiore per consort di flauti
Vivace, Allegro, Adagio, Vivace, Allegro,
Adagio, Allegro, Grave, Allegro
Concerto III in do minore per consort di flauti
Largo, Allegro, Grave, Vivace, Allegro
Concerto VII in re maggiore per flauto di voce
Vivace, Allegro, Adagio, Allegro, Andante, Allegro, Vivace
Concerto VIII in sol minore per consort di flauti
“Fatto per la notte di Natale”
Vivace, Allegro, Adagio, Allegro, Adagio, Vivace, Allegro, Largo
Luisa Busca, Manuel Staropoli, flauti dolci
Maurizio Cadossi, Claudia Bianchi,
Aki Takahashi, Silvia Colli, violini
Claudio Gilio, viola
Antonio Fantinuoli, violoncello
Maurizio Less, violone
Claudia Ferrero, clavicembalo
A differenza di quasi tutti i suoi contemporanei, Arcangelo Corelli antepose nella sua produzione la qualità alla quantità, cesellando ogni particolare delle sue opere, mentre i suoi colleghi scrivevano centinaia di concerti (Vivaldi) e oltre mille cantate sacre (non solo Telemann, ma anche altri autori come Johann Christoph Graupner). Approdato a Roma poco più che ventenne, Corelli trascorse nella Città Eterna circa quarant’anni, diventando il maestro più autorevole del repertorio strumentale, che portò a livelli di assoluta perfezione in tutti e tre i generi principali, la triosonata, la sonata per violino e basso continuo e il concerto grosso. A quest’ultimo genere dedicò la sua op. VI, una raccolta composta da otto concerti “da chiesa” e quattro “da camera”, che venne pubblicata postuma nel 1714 dall’editore Etienne Roger di Amsterdam. Fin dalla loro prima uscita, questi concerti furono considerati un modello ineludibile di stile, ammirati, celebrati e – spesso – scopiazzati da editori senza troppi scrupoli, che cercarono di lucrare sul nome del compositore che era stato definito il “Novello Orfeo”.
Questa vera e propria Corelli-mania coinvolse gli appassionati di tutta l’Europa, compresi quelli che non suonavano strumenti ad arco e che – quindi – sarebbero dovuti rimanere esclusi dall’esecuzione di questi capolavori. Questo problema fu brillantemente risolto dall’editore londinese John Walsh, che nel 1725 diede alle stampe una rielaborazione in cui i violini solisti venivano sostituiti da altrettanti flauti dolci di diversa taglia, in base alla scrittura di ogni concerto. Questa iniziativa – che era stata pubblicizzata sul quotidiano Daily Post – ottenne un grande successo, contribuendo non solo ad arricchire ulteriormente il già più che florido Walsh (parliamo di un’epoca in cui non esisteva ancora il diritto d’autore), ma anche a perpetuare la fama del compositore italiano e a diffonderne la musica e lo stile. Con questo organico, i concerti grossi di Corelli assumono un’immagine diversa, ma comunque molto attraente e non lontana dallo spirito originario, come si può notare soprattutto nel celebre Concerto “Fatto per la notte di Natale”, che con i flauti assume una delicata atmosfera pastorale, che evoca lo stupore provato dai pastori di Betlemme di fronte alla greppia in cui riposava il Bambinello.
Giovanni Tasso