Donne Astigiane sulla libertà di scelta e prevenzione

Un comunicato congiunto delle Donne GGIL, Donne UIL, delle associazioni “Non una di meno” e “Se non ora quando” di Asti risponde alle dichiarazioni dell’assessore alla Salute della Regione Piemonte sull’obbligo di ricovero per l’aborto farmacologico.

Il 28 settembre è stata la Giornata Internazionale dell’aborto sicuro. Da tempo l’Onu ha esortato i governi di tutto il mondo ad assicurare ad ogni donna la libertà di scegliere autonomamente ed in sicurezza sulla sua gravidanza. Dove questo succede, e dove si ha accesso a tutti i metodi di contraccezione, si registrano i tassi più bassi di aborto.

Uno dei metodi più sicuri e meno invasivi di interruzione della gravidanza è la pillola Ru 486 (da non confondere con la cosiddetta ‘pillola del giorno dopo’ che è invece un metodo contraccettivo). Fino ad oggi, in Italia tale pratica di aborto farmacologico era possibile solo fino al 49° giorno di gestazione ed esclusivamente in regime ospedaliero.

Adeguandosi agli standard europei, il Ministero della Salute ha recentemente disposto la possibilità di adottare tale pratica fino al 63° giorno di gestazione ed in regime ambulatoriale o di day hospital. Scelta saggia e quanto mai opportuna: la pandemia ci ha ricordato l’importanza della medicina territoriale e la necessità di non intasare gli ospedali con ricoveri non necessari.

Ci auguriamo che le leggi della Repubblica trovino applicazione anche nella Regione Piemonte, e che siano pertanto rimandate al mittente alcune improvvide dichiarazioni dell’Assessore Regionale alla Salute, che prefiguravano la possibilità di ripristinare – solo per le donne piemontesi – l’obbligo di ricovero per assumere la Ru486. Un ricovero non necessario secondo tutti gli standard scientifici e sanitari europei. Sorge il legittimo sospetto che si trattasse di un tentativo di criminalizzare le donne che intendono interrompere la gravidanza, facendo leva sul senso di colpa in una fase delicatissima della vita. Come dire: se vuoi abortire, devi soffrire!

Questa posizione appare per fortuna isolata. Sollecitiamo invece la Regione Piemonte a dare piena attuazione alla delibera n. 211 approvata dal Consiglio Regionale del Piemonte il 3 luglio 2018 che, prima in Italia, sancisce il dovere delle strutture sanitarie di assicurare il diritto all’interruzione di gravidanza, assegna alla Regione il controllo sull’attuazione della legge 194/78 e sancisce la gratuità della contraccezione. La prevenzione è sempre la cura migliore, una buona contraccezione favorisce una genitorialità consapevole e consente di evitare il ricorso all’aborto. E’ questa la strada”.

Donne Cgil Asti

Donne Uil Asti

Non una di meno Asti

Se non ora quando Asti