CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – San Martino, la fiera ai tempi del ‘tiro all’orso’
Piazza Dante anni ’60 e il luna park
di Valerio Maggio
Sin quando l’intera Fiera di San Martino si teneva in centro città il luogo prescelto per installare il Luna park è sempre stato piazza Dante. Spesso al Luna park era difficile scegliere l’attrazione preferita ma per chi aveva idee chiare, occhio esperto e mano ferma la scelta non poteva che cadere sui baracconi del tiro a segno schierati paralleli all’ala del Municipio che si affaccia sulla piazza. Rarissimo ed ora introvabile spopolava, a quel tempo, il ‘tiro all’orso’ inseguito da un cane da caccia. Un capolavoro, per l’epoca, di ingegno meccanico ed elettrico al quale tutta una generazione ha giocato cercando di centrare l’orso che, se colpito, si alzava in piedi rugliando, per poi invertire la sua corsa sempre tallonato dall’inseparabile cane. Subito dopo c’era il tiro a segno tradizionale con fotografia pronto a regalare una foto – ritratto ai cosiddetti ‘cecchini della fiera’ nel momento in cui il proiettile, colpito il bersaglio, avrebbe attivato l’otturatore della macchina fotografica. Soltanto all’inizio degli anni ’70 si aggiunse alle storiche attrazioni una delle primissime macchinette mangiasoldi: il ‘caterpillar’ capace di spingere in una fossa le monete che il giocatore inseriva nell’apposita fessura. (Si vinceva le poche volte che il ‘caterpillar’ spingeva all’esterno quelle inserite dal giocatore più quelle che altri ingenui avevano precedentemente introdotto).A quel tempo in piazza Dante erano davvero pochi i baracconi che possedevano il gioco. In uno di questi, dall’altra parte del bancone, si stagliava una giovanissima figura di ragazza. Attraente e con modi gentili era diventa amica di molti di noi che allora frequentavamo il bar della Stazione e, in comitiva, raggiungevamo il Luna park. Per uno, in particolare, era scattato un ‘cortocircuito emozional amoroso’ che lo spingeva ad infilare per ore monete nella macchinetta pur di poterla guardare negli occhi e relazionarsi con lei: un gioco al massacro – soprattutto ‘economico’ – che durò per un paio d’anni ma, per fortuna, soltanto nei tre giorni della fiera. A questo amico ormai scomparso da tempo dedico alcuni versi dell’attore Franco Pucci (1920 – 2007) tratti dalla sua poesia ‘La ragazza del Tiro a segno’:
“Bambina maliziosa vestita di cotone /stretto su un corpo ormai da donna/delle giostre in piazza eri l’attrazione/di tutti i ragazzi, con la tua minigonna…/non ricordo più quanti soldi ho speso/… rimanevo appeso al tuo sorriso dolce fino alla mattina. /…invano ho atteso in piazza il tuo ritorno/peccato, ché al tuo cuore avrei mirato/e non avrei dovuto di nuovo tirar giorno”
(Foto Archivio storico Biblioteca civica sezione Storia locale).1960 Fiera di San Martino: un giovanissimo Danilo Cattai, al centro, si cimenta al tiro a segno.