di Antonio MIGNOZZETTI
Il 23 aprile del 1730 il Consiglio Comunale di Pecetto Torinese deliberava la costruzione di una nuova chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria della Neve, al posto di quella decrepita esistente, e di affidarne l’incarico “a un qualche Ingegnere che sii perito nelle fabriche delle chiese…”. Nonostante le intenzioni, fu scelto il giovanissimo Bernardo Antonio Vittone, forse perché nipote di Gian Giacomo Plantery e allievo di Filippo Juvarra. Il suo progetto è contenuto nelle Istruzioni diverse, alla tavola LVIII. I lavori iniziarono il 3 agosto del 1730 e, stranamente, terminarono solo nel 1742: nel libro degli Ordinati del Consiglio comunale del 22 luglio di quell’anno, in fatti, si legge: “li Capimastri hanno totalmente terminato la chiesa”.
In passato gli studiosi di arte sono stati molto critici nei confronti di quest’opera, considerandola troppo elementare. Lo stesso Vittone, trattandone nelle Istruzioni Diverse, la definisce “di maniera… assai semplice”. Ma ne giustifica i limiti “ in una certa misura essendosi adattata, piuttosto che ad altro, agli usi parrocchiali, ed alla soggezione che si aveva de’ siti, ai quali ella è coerente, non meno che al Disegno della Casa del Parroco, che insieme vi si dovette formare”. Come a dire che, oltre alla giovane età e all’inesperienza, a condizionarlo era stato il dover costruire la nuova chiesa sul sito di quella medioevale, a ridosso della torre comunale e della costruenda casa parrocchiale. I giudizi sono molto cambiati da quando si è scoperto che non si tratta, come si riteneva, di un’opera dell’età matura, e quindi regressiva rispetto alle altre opere dello stesso periodo, ma dell’opera prima del Vittone.
Al suo interno, l’edificio misura metri 20 di altezza massima,16,50 di larghezza e 34,20 di lunghezza. E’ ad un’unica navata, con tre cappelle per lato e la volta a botte. L’aula si prolunga in un breve presbiterio, pure con volta a botte, seguito dall’abside, la cui semicupola è divisa in tre settori da costoloni. Con una scelta che tradisce la lezione del suo maestro Juvarra sulla ricerca della luce, Vittone aprì molte e grandi finestre alla base delle volte. La decorazione oggi esistente non è quella originale ma risale all’inizio dell’Ottocento. Secondo il progetto del Vittone, la chiesa avrebbe dovuto culminare in una cupola, che non venne realizzata perché, si dice, il Comune non volle che la Parrocchiale risultasse più alta della medievale torre civica. La facciata è completamente in laterizio a vista: divisa in due ordini e culminante con un timpano, riceve senso di verticalità dalle snelle colonne che, con funzione esclusivamente decorativa, nel primo ordine fiancheggiano il portale e nel secondo la grande finestra ovale sormontata da una cornice in cotto. Il campanile, alto 30 metri, consta di due piani: il primo di mattoni a vista, il secondo intonacato. La cella campanaria, pure intonacata, supera di poco il tetto della chiesa. Nella parte più bassa è antico. Venne portato all’altezza attuale nel 1789 su disegno dell’architetto Visetti Giuseppe. Non venne realizzato completamente forse per lo stesso motivo per il quale non fu costruita la cupola, cioè per evitare che la chiesa e il campanile, o anche solo quest’ultimo, superasse in altezza la torre civica.
Bibliografia
capello c.f., Pecetto Torinese, la sua storia, i suoi monumenti, la sua collina, Chieri 1962.
cuniberti nicolao, Pecetto torinese (Paese delle ciliegie), Pinerolo 1962.
olivero eugenio, Le opere di Bernardo Antonio Vittone, Torino 1920.
(Testo ispirato a quello di: cesare matta – antonio mignozzetti, Bernardo Vittone. Un architetto nel Piemonte del ‘700, Chieri 2015. Foto di Cesare Matta)