LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di EDOARDO FERRATI
DIVINA COMMEDIA: DANTE E LA MUSICA-
La lettura del saggio DANTE, scandito da una magistrale cadenza narrativa, dello storico Alessandro Barbero, edito il mese scorso da Laterza, mi ha indotto a riprendere in mano per l’ennesima volta , la DIVINA COMMEDIA in vista del settimo centenario della morte del sommo poeta. Barbero non si limita a una biografia, per quanto si conosca su Dante stesso (ma com’è stata davvero la sua vita?), una narrazione vivace fondata sulla consultazione di atti e documenti veramente imponente (note e indici occupano ben novanta pagine). Tutti coloro che si occupano di Dante hanno evidenziato il suo grande amore per la musica, passione che dimostra di possedere anche nella DIVINA COMMEDIA, definita così dal Boccaccio, appellativo poi stabilizzato nelle edizioni rinascimentali. La musica fino a non molto tempo dopo l’epoca in cui fu scritta la Commedia non era trattata come una disciplina con regole rigorose e fondamenti scientifici come la teoria moderna dell’armonia fondata sugli intervalli nè si vedeva la sua piena realizzazione nell’atto pratico dell’esecuzione ed era lasciata a “tecnici” di bassa dignità. Il vero musicista era tale la cui musica era disciplina metafisica e filosofica costruita sui suoni: la principale sistemazione di tale filosofia della musica è dovuta a Severino Boezio con l’opera De institutione musicae, una raccolta sistematica della concezione metafisica musicale che costituì la base dell’intero sistema della musica medievale. Boezio (vissuto tra il V e il VI d.C.)distinse la musica in Mundana (quella non udibile dalle sfere celesti, affine più al concetto di armonia che a quello di suono), in Humana (quella udita da ciascuno legata all’armonia psichica dell’animo umano) e in Instrumentalis (quella prodotta dagli strumenti, inclusa la voce umana). La COMMEDIA rappresenta un percorso spirituale che conduce il pellegrino dal peccato alla redenzione. Anche la musica accompagna tale cammino. Dante riprende la classificazione di Boezio: ecco dunque comparire nell’ INFERNO la Musica mondana e Humana . mentre la Musica Instrumentalis è evidente nelle altre due cantiche .Nell’entrare nel regno dei morti, la prima impressione che riceve Dante è terribile. Qui percepisce il male, le colpe dei morti, anche attraverso i vari cerchi infernali, i lamenti dei dannati suscitano nel poeta sentimenti di angoscia e paura. Non ci sono musiche che diano sollievo alle sofferenze dei dannati. Dante cita solo alcuni strumenti (campane, zampogne): si odono suoni quasi molesti come il suono del corno del gigante Nembrod.
E’L DUCA MIO VA LUI AMIMA SCIOCCA / TIENTI COL CORNO, E CON QUEL TI DISFOGA / QUAND’IRA O ALTRA PASSIONE TI TOCCA (Inferno XXXI, v.70-72).
Non ci sono armonie o melodie musicali e non si può nemmeno parlare di musica. Nel regno delle tenebre un canto il suono di uno strumento sarebbero di grande sollievo per le anime tormentate .Ci sono invece i rumori angosciosi che dominano i vari gironi.
QUIVI SOSPIR, PIANTI E ALTRI GUAI / RISONAVAN PER L’AERE SENZA STELLE / PER CH’IO AL COMINCIAR NE LAGRIMAI (Inferno III, v. 70-72)
Sospiri, pianti e lamenti, parole di dolore e imprecazioni di rabbia fanno da “colonna sonora
DIVERSE LINGUE; ORRIBILI FAVELLE / PAROLE DI DOLORE; ACCENTI D’IRA / VOCI ALTE E FIOCHE; E SUON DI UMANI CON ELLE (Inferno, III, v. 25-27)
Nell’ INFERNO quindi è presente “anti musica” che mette sempre più in risalto la distanza che esiste tra questi “suoni” e le melodie celesti. Una volta uscito dall’Inferno, Dante sembra quasi sentire il bisogno di un po’ di musica.
Nel PURGATORIO la musica rinasce e assume un valore di rinnovamento e di redenzione: le anime dei penitenti devono ritrovare pace e armonia. Cantare all’unisono, come accade nel canto gregoriano, è simbolo dell’unificazione interiore, dell’espiazione e della riconciliazione.
Il primo canto del PURGATORIO è un salmo che le anime intonano mentre sono ancora sul vascello. Successivamente nel Canto II fra tutte le anime riconosce quella di un musicista di nome Casella che intona una canzone: AMOR CHE NE LA MENTE MI RAGIONE / COMINCIO’ EBBI ALLOR SI’ DOLCEMENTE / CHE LA DOCEZZA ANCOR DENTRO MI SUONA… (Purgatorio, II, v. 112-114).
Le anime si fermano rapite dal canto. Qui prevale la salmodia, ossia il canto dei Salmi che è l’origine del canto cristiano. Essa non è cantata nella sua forma originaria in quanto si alterna a grida e gemiti di sofferenza a parole e lamenti che caratterizzano “il canto del penitente” che comunica la sua sofferenza. Si alternano parole e canti e poi preghiere, urla: NOI ERAVAN TUTTI FISSI E ATTENTI / A LE SUE NOTE : ED ECCO IL VEGLIO ARESTO / GRIDANDO: “CHE E’ CIO’ SPIRITI LENTI? / QUAL NEGLIGENZA; QUALE STARE È QUESTO? (Purgatorio. vv. 118-121).
Bellissimo è il momento di Piccarda Donati che canta l’Ave Mariae la melodia non poteva che essere quella gregoriana.: COSI’ PARLOMMI; E POI COMINCIO’ AVE MARIA CANTANDO, COME PER ACQUA CUPA COSA GRAVE (Purgatorio III, v. 121-123)
I suoni e i canti fanno da sfondo a tutta la cantica.
Nel PARADISO si crea uno scenario completamente nuovo dove il canto risulta più melodioso, rimanda alla luce nel movimento. Si passa dalla monodia alla polifonia Qui vengono posti in evidenza tre aspetti i fondamentali. La luce, la musica, il movimento. quest’ultimo deriva dal desiderio dell’amore per Dio, la musica e la luce sono propagazione di Dio.
Il PARADISO è un mondo soprattutto di luce e di suono armonioso talmente forte che Dante ne resta ammaliato. Per il poeta è un’esperienza così forte da far fatica a descriverlo: NEL CIEL CHE PIU’ DE LA SUA LUCE PRENDE / FU’ IO; INDECISCOSE CHE RIDERE / NE’ SA NE’ CHI DITE SU’ DISCENDE (Paradiso I, v. 4-6).
Una voce si contrappone all’altra, la scelta delle armonie e dei timbri è straordinaria. Tra canti, musica e danze Dante racconta anche la discesa di Beatrice dal cielo. Tanti sono i suoni, i canti e le danze che il poeta descrive nel PARADISO e qui non avrei lo spazio per raccontarli tutti, mi sono limitato a descriverne alcuni o, o forse, quelli che mi hanno di più suggestionato. Quando Dante giunge al traguardo del viaggio la musica si acquieta. Nel periodo di profondi mutamenti in cui viveva ,Dante è stato più che un semplice scrittore, è stato un testimone che ha trattato le novità in fermento nella società, il dolce stil novo della letteratura, l’armonia della musica. Non solo è stato fonte per la letteratura, la filosofia, ma anche in larga parte per la storia della musica, in un periodo di cambiamenti epocali che avrebbero portato alla nascita dell’attuale concetto di musica occidentale.