MONTALDO SCARAMPI: LA STORIA DI UN’ANTICA BOTTEGA
Una volta, il paese ruotava intorno alle botteghe artigianali, se lo ricordano bene gli anziani, ed è proprio grazie a uno di loro, quasi novantenne, che vi racconto la loro storia. Ogni bottega aveva il suo personaggio: il sarto, il calzolaio, il barbiere, il falegname, il fornaio, il maniscalco. Poco distante dal centro, si andava dal furnè Linsì, dove si è cotto il pane per più di duecento anni, tale è l’età del forno dei Garello, che si sono trasmessi di padre in figlio il mestiere di fornaio, ma che da una quindicina d’anni hanno chiuso per pensionamento. Le botteghe di alimentari partivano prima della Chiesa e si snodavano lungo tutto il paese, rimanendo attive fino agli anni settanta, pieni di qualsiasi ben di Dio. Dentro si respirava un’atmosfera fatta di parole, di suoni e di quei profumi e quei colori che ti invitavano ad entrare. C’era lo storico negozio della signora Vigina che gestiva con il marito Batistin e lui, da dietro il banco ti conosceva a memoria, sapeva prima di te cosa ti mancava nella dispensa, quanta ne volevi e come l’avresti cucinata. La vetrata del negozio piena di dolciumi e caramelle sembrava la casa della strega nella fiaba di Hansel e Gretel. A metà della via principale vi era il commestibile e il forno dei coniugi Biglino. In fondo alla via, verso il monumento, c’era un altro negozio di alimentari della signora Lina, che aveva anche il distributore di benzina. Dalla parte opposta del paese, si trovava la macelleria della famiglia Squillia. Mentre le signore commentavano nascite, unioni e morti con la signora della merceria, che era in cima a una stretta scala che si trovava di fronte al bar. E arriviamo in centro paese, dove c’era la bottega che attualmente è ancora esistente da tre generazioni. Qui molte persone, soprattutto anziani, trovano ancora un riferimento non solo per acquistare il pane e il latte, ma per scambiare due chiacchiere, sapere cosa accade in paese, per stabilire relazioni sociali. Ed è proprio dell’unica bottega ancora esistente, che vorrei raccontarvi la storia: correvano gli anni della seconda guerra, quando il nonno dell’attuale titolare ha aperto la rivendita di generi alimentari, insieme alla moglie Agnese. La licenza era stata loro ceduta da due anziani bottegai, i coniugi Gai, che per molti anni avevano gestito la piccola bottega. Così i Rodano hanno dato vita a un piccolo esercizio commerciale e creato uno spazio sociale per l’intero paese. Oggi, dopo una lunga e onorata carriera, rimane ancora in piedi, gestito dal nipote Valter, che ha da sempre aiutato i genitori Marco e Pierina nella gestione della bottega e negli anni duemila con il loro pensionamento subentra come titolare e comincia così la sua avventura. A disposizione della clientela, all’interno vi è anche una macelleria con ampia scelta, salumi, pane fresco e molto altro ancora. La storia delle Botteghe è anche in questo caso di Montaldo la storia delle famiglie che, con impegno e costanza, hanno creato e gestito attività economiche, tramandandone la passione alle generazioni successive e contribuendo alla ricchezza e alla prosperità del nostro territorio. Le botteghe fanno parte della storia sociale dei nostri paesi. Le consideriamo tradizione, pezzi della nostra memoria collettiva e personale. Le vediamo soffrire cercando di mantenere il passo con lo sviluppo crescente dei colossi della grande distribuzione, ai quali però manca quel calore umano, quella fiducia in chi vende, che il vecchio bottegaio sapeva e sa offrirci. Dietro ai rintocchi, tra quei sampietrini, rimangono loro, le botteghe, la vera essenza dei paesi.
Alessandra Gallo