Covid, sport e salute: serve un punto di riferimento
L’attuale pandemia Sars Covid-2 virus, ha portato alla chiusura di centri sportivi, centri fitness e palestre, i templi dell’esercizio fisico e la popolazione, confinata tra le mura domestiche, si trova senza punti di riferimento per quanto riguarda la salute e il benessere psicofisico. Permettetemi, però alcune precisazioni doverose sulla terminologia utilizzata dai media a volte in modo errato e poco attento.
Promuovere l’attività fisico-motoria per favorire il cambiamento dei comportamenti e l’adozione di uno stile di vita attivo nella popolazione è un obiettivo sicuramente importante ma non si ottiene solo con l’attività sportiva.
Vi siete mai chiesti se fate veramente dello sport quando andate in palestra? In questi mesi i microfoni hanno dato voce alle Istituzioni: “Favorevoli alla pratica sportiva …”, ho sentito dire molto spesso che: “La presenza del Coronavirus non deve farci trascurare l’attività sportiva”, … e ancora molti si rivolgono a me affermando: “Io faccio sport”. Quando chiedo che sport pratica questa o quella persona, sovente la risposta è “Vado a correre al parco”, “Vado in sala pesi”, e così via … Quindi prima osservazione: queste persone non fanno sport. Mi piace sempre ricordare ai miei studenti liceali la definizione di sport che la dottoressa Cristina Baroni, presidente della Società Italiana di Educazione Fisica, diede nel 2012 perché ritengo che sia la più giusta: “Una competizione, con dei regolamenti e che prevede una premiazione che si raggiunge attraverso prestazioni elevate che conducono a una vittoria.” Ora mi e vi chiedo … ma tutti quelli che affermano di fare sport … lo fanno veramente? Vedete, generalizzare non va mai bene, però la conoscenza a livello storico-culturale, ci permette di esporci agli altri in maniera più sicura e precisa. Parlare dunque di sport va bene, ma non dobbiamo trascurare la presenza dell’esercizio fisico, della ginnastica (in questo caso la definizione del termine ha ancora altri significati che originano da precisi eventi storici passati), che purtroppo in questo periodo sono forse le attività che maggiormente ci vengono a mancare. Studi scientifici confermano l’importanza di un adeguato training fisico che rafforza il sistema immunitario, contrasta gli stati depressivi e diventa fattore protettivo contro le patologie cronico – degenerative comprendenti una miscellanea di malattie che vanno dall’osteoporosi a problemi osteo-muscolari (lombalgie, dorsalgie, …) al diabete, all’artrosi, toccando anche problematiche psico – cognitive.
Il problema del lockdown, dovuto all’attuale emergenza sanitaria, comporta l’inevitabile verificarsi di situazioni pericolose per il nostro organismo. I mesi trascorsi chiusi in casa, molto spesso passati davanti ai monitor, hanno causato un maggior rischio al verificarsi di complicanze riguardanti il sistema cardio-circolatorio. Lo stile di vita prettamente sedentario, infatti, porta a disturbi del metabolismo, ad aumento ponderale, che, se non controllato, rischia di sfociare in sovrappeso, e questo come risultato può generare un rallentamento della circolazione venosa, in modo particolare riferita agli arti inferiori, provocando in alcuni casi un quadro di trombosi venosa, dovuta proprio a un processo alterato di coagulazione sanguigna.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute) per quanto riguarda le buone condotte da tenere, in generale raccomanda una pratica dell’esercizio fisico graduale e moderato che deve essere costante, per trenta minuti giornalieri, cinque volte a settimana. Aggiungo che bisogna affidarsi a personale qualificato, quando si richiede consulenza in merito all’esercizio fisico e motorio, e la laurea in Scienze Motorie e Sport, deve essere un primo requisito indiscutibilmente presente quando si vuole iniziare un percorso dove la salute è messa in primo piano a partire proprio dal passaggio dalla sedentarietà “forzata” di questo periodo al corretto stile di vita “plausibile”.
La cultura al movimento e alla buona pratica di un’adeguata attività fisico-motoria (dove rientrano anche le attività sportive) deve pertanto essere considerata come la “dose di un farmaco” che è possibile “assumere” anche a casa propria, ma soprattutto regolarmente. Raggiungere uno stato di benessere psicofisico e mantenere uno stato di salute sufficientemente buono, diventano quindi il “have must” in modo particolare in questo momento così delicato. Per combattere questo nuovo Coronavirus quindi, è necessario ascoltarci attentamente, sapendoci regalare quella gratificazione corporea dell’atto motorio benefico e finalizzato.
Roberta Benedetta Casti
Psicologa, Chinesiologa