PIEMONTE ARTE: GAVINO SANNA, QUAGLINO, STAINO, MENNYEY, ROMANO, JUDAICA PEDEMONTANA, MAURI, GALLERIA SPRIANO…

QuaglinoA EPINAL IN MOSTRA LE FOTO DEL CHIERESE ANDREA QUAGLINO

 Esposizione d’Arte ‘Saisons a Vivre’ – In eposizione: pitture di Sophie Ancel e fotografie di Andrea Quaglino. Con la partecipazione di Loriane Demangeon (flauto)

Inaugurazione Venerdì 6 Marzo – ore 19/21

Maison du Bailli – Rue du Général Leclerc – Epinal – France

Apertura fino al 11 marzo 2015 col seguente orario: 10,00 -12,00 e 14.00-19.00

Andrea Quaglino, fotografo da Riva presso Chieri – Torino, presenta una decina di cartoline da città italiane caratterizzate con sguardi e sensazioni offerte da incontri con ‘turiste per caso’.

Affronta altresì il tema delle stagioni, in particolare la città di Epinal raccontata da una turista in sintonia con la musicalità dei luoghi e le armonie dei suoi boschi.

 

Gavino Sanna disegnoTORINO, SPAZIO MOUV’: MOSTRA “GAVINO SANNA: LIVORI IN CORSO”

 

Una trentina di disegni di Gavino Sanna saranno in mostra per la prima volta dal 19 febbraio allo Spazio Mouv’ di Torino, Galleria d’Arte con bistrot in San Salvario. Si tratta di una parte di disegni, accompagnati da brevi racconti, raccolti nel libro intitolato “Livori in corso” che Gavino Sanna ha dedicato ad Alda Merini, la Poetessa dei Navigli. Gavino Sanna nella sua introduzione alla mostra scrive: “Con lei sparì il suo desiderio di fare un libro con quel ‘ragazzo che viene sempre a trovarmi’. L’idea rimase nel mio cuore per molto tempo, poi presi una decisione. Il libro lo avrei fatto io e glielo avrei dedicato. Mi inventai delle storie, cattive come cattivo è il mondo, le scrissi e le disegnai pensando a lei e a quello che mi aveva detto l’ultima volta che andai a trovarla a casa sua: “Portatemi via tutto, ma lasciatemi le sigarette ed il rossetto”. Il libro è finito. Stampato e dedicato ad un angelo di nome Alda.” La mostra “Livori in corso” si apre, così come nel libro, con un verso della Poetessa dei Navigli “L’uomo fa male al fratello al primo sbadiglio del mattino” a cui segue la dedica di Alda Merini. “Gavino Sanna è un grande pubblicitario. Il più premiato al mondo. E questo è noto – scrive nella sua presentazione Dino Aloi, curatore della mostra insieme a Gian Piero Viglino, direttore artistico di Spazio Mouv’ – ma è anche un caricaturista dal tratto essenziale e filiforme. Ma anche questo sono ormai in molti a saperlo. Ciò che si conosce meno dell’artista è il fatto che ha una capacità di segno e padronanza della tecnica che lo porta a variare stile all’occorrenza. Come decide lui.“Livori in corso”, titolo caustico come le sue feroci battute che ama abbinare alla caricatura, è una dimostrazione incredibile della sua capacità stilistica. Per questo ho sostenuto subito questo lavoro, perché credo sia fondamentale diffonderlo per mostrare un lato parallelo meno noto”.La mostra “Livori in corso” di Gavino Sanna, allestita nella Galleria d’Arte di Spazio Mouv’ in San Salvario a Torino, rimarrà aperta al pubblico tutti i giorni dalle ore 10 alle 24, tranne il lunedì. Nel periodo della mostra si svolgeranno degustazioni libere e guidate dei vini di Cantina Mesa, l’azienda vitivinicola creata dieci anni fa da Gavino Sanna con la moglie Lella a Sant’Anna Arresi nel Sulcis.

 

 

Gam Staino grandeTORINO, G.A.M.: SERGIO STAINO, UN RACCONTO DI BERLINO, 1981

20 febbraio | 6 aprile 2015

Lo spazio Wunderkammer della GAM di Torino, tradizionalmente dedicato alla valorizzazione dei fondi grafici del museo, si apre ad accogliere un avvincente fuori programma, dedicando una mostra a uno dei più conosciuti e amati disegnatori satirici italiani, Sergio Staino. Sia Staino che il suo personaggio più famoso, Bobo, sono noti al grande pubblico fin dalla fine degli anni Settanta, quando l’alter ego del disegnatore è apparso per la prima volta sulle pagine di Linus. Da quel momento il personaggio è stato protagonista su gran parte della stampa italiana. Bobo, autoritratto dell’autore scanzonato e ironico, riassume in sé le caratteristiche di un italiano medio borghese di sinistra, simbolo di una precisa generazione, a volte nostalgico e utopista, che guarda alle trasformazioni della società italiana con ironia e buon senso, senza risparmiare momenti di critica profonda. La storia che Bobo ci racconta nelle sale della GAM si svolge in un unico anno, il 1981, quando l’autore si reca a Berlino per raccontare la città con i suoi disegni, su invito di Detlef Heikamp, uno storico dell’arte berlinese rimasto piacevolmente colpito da una vignetta pubblicata in Germania. E Bobo, spesso armato di macchina fotografica al collo, si ritrova a esplorare una città dalle mille contraddizioni e dal grande fascino. Una metropoli in forte espansione architettonica e soprattutto culturale, inserita però nel cuore del comunismo europeo. Come racconta lo stesso Staino “Ogni angolo era una scoperta, una sorpresa, una suggestione: Berlino in quegli anni là era una città veramente unica per la quantità di contraddizioni politiche e sociali che faceva coesistere in se stessa (…)” Per questo nei disegni vediamo spesso il protagonista che si aggira tra i caffè alla moda come un qualsiasi turista curioso, osserva quasi sperduto le costruzioni commerciali con le insegne al neon e i negozi del KaDeWe strapieni di merci, e si ritrova a tu per tu con i turisti alla ricerca di Christiane F intorno alla Banhof Zoo. Incontra gli stessi berlinesi, anch’essi spaesati di fronte alla distruzione e ricostruzione del tessuto urbano, e alcuni altri immersi in una nuova realtà: sono gli Hausbesetzer, giovani occupanti di case sfitte, organizzati in vere e proprie “comuni” dove anche Bobo sogna una vita sociale solidale e libertaria.

 

Ma tutto questo “nuovo che avanza” si contrappone con un’altra Berlino: alcuni disegni non hanno Bobo protagonista, che diventa invece un attento osservatore esterno. E queste vignette si presentano con un tratto più graffiante e cupo, sono popolate da personaggi inquieti, vedove inconsolabili, spesso vengono raffigurati i luoghi vicino o oltre il muro, con polizia e squadre antisommossa, manifestazioni o semplici paesaggi urbani di desolanti periferie. E le vetrine in Kurfürstendam, non più sfavillanti ma distrutte dagli scontri. Dice Staino: “Avvicinandosi al confine con la Repubblica Democratica, e soprattutto al muro, l’atmosfera della città si faceva più scura e deprimente e la contraddizione tra la vitalità lussuosa dell’Ovest e la tristezza poliziesca dell’est si facevano evidenti. (…) Non è un caso che i disegni su Berlino si chiudano proprio su questi aspetti di lotte, di violenze, di irruzioni, di erba da fumo, di cene frugali e vegetariane ma anche, ovviamente, di sogni, di amore e di tanta poesia”

 

MennyeyLE SUGGESTIVE PAGINE DI GRAFICA DI MENNYEY

 

Nelle sale della Galleria La Conchiglia, in via Zumaglia 13bis, la mostra retrospettiva dedicata da Diana Casavecchia a Francesco Mennyey (Torino 1889-1950) costituisce un’occasione per vedere una serie di pregevoli acqueforti e raffinati disegni.

Formatosi all’Accademia Albertina, nel 1913 ha esordito alla mostra sociale della Promotrice delle Belle Arti al Valentino.

Gli inviti alle rassegne Quadriennali e alla Biennale di Venezia del 1930 e 1932, confermano il valore di un’esperienza che nel 2008 è stata presentata al Castello Malgrà di Rivarolo Canavese.

Vi è in Mannyey il senso di una personale visione del paesaggio piemontese e non solo, delle rive del Po e dei palazzi storici, delle chiese torinesi e delle case di Susa, in una sorta di viaggio all’interno di una realtà interpretata con estrema misura.

Le pagine critiche di Marziano Bernardi ed Angelo Dragone concorrono a delineare l’importanza dei fogli di Mennyey, la puntuale resa di soggetti come le Porte Palatine e la Sacra di San Michele, la potente definizione dei galeoni sospinti dal vento.

La mostra è aperta sino al 20 marzo, con orario: martedì-venerdì 15-19, sabato 10-12/15-19, tel.011/6991415.

Angelo Mistrangelo

 

Linea 67TORINO, GALLERIA RIZOMI ART BRUT 2015: LINEA 67 DI LUCA ROMANO

LINEA 67 – La prima esposizione “solo” di Luca Romano (Torino, 1959)

dal 13 febbraio al 14 marzo 2015

 

Luca Romano ha sublimato su carta il suo desiderio più grande rimasto invariato per vent’anni, prendere il pullman n. 67 con la sua borsa da disegno a tracollo. Ha prediletto i pennarelli a punta spessa, ricamando talvolta elementi verbali su campiture fittissime. Cartoncini, planimetrie, fogli strappati da vecchi libri di grammatica, fanno da sfondo al miraggio dell’autonomia ma anche al simbolo della viabilità metropolitana, di una certa cultura civica del mezzo di trasporto pubblico. Il risultato, trame di colore intessute dove talvolta la figura scompare annegata dal tratto pieno e rotondo del gesto pittorico. Lo stesso trattamento è applicato alla serie del “Dettato”, in cui l’artista replica ripetutamente l’incipit dei dettati della scuola primaria con una vera calli-grafia perfetta e stereotipata. Questa mostra vuole essere un omaggio ad un artista nascosto, che non si è mai comportato come tale, che abbiamo selezionato tra tanti altri all’interno della preziosa collezione dell’Archivio Storico Singolare e Plurale, raccolta e curata da Tea Taramino, Servizio Disabili della città di Torino. La mostra è ideata e curata dalla Galleria Rizomi art brut in collaborazione con il Laboratorio La Galleria, Circoscrizione 8 di Torino all’interno del progetto MAI VISTI E ALTRE STORIE…

 

CASTELLO DI RIVOLI, VIDEORASSEGNA “GLI ITALIANI VISTI DALLA TELEVISIONE

Percorsi_n. 1. Gli italiani visti dalla televisione. Da Lascia o raddoppia? a Carosello

Videorassegna multimediale e interattiva a cura di Massimo Melotti

Riapre dal 10 febbraio 2015 ed entra a far parte della collezione permanente del Museo della Pubblicità e del Centro Nuovi Media

 

La mostra Percorsi_n. 1. Gli italiani visti dalla televisione. Da Lascia o raddoppia? a Carosello diventa parte integrante del Museo della Pubblicità e del Centro Nuovi Media.

Una piccola sala al secondo piano della Manica Lunga introduce la rassegna attraverso la programmazione di film e video su monitor che raccontano la società del tempo: l’Italia preindustriale in Viaggio nella valle del Po di Mario Soldati; il Paese che cambia in Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini; il boom dei consumi raccontati da Gente del boom, da La storia siamo noi di Giovanni Minoli ma anche la storia della pubblicità televisiva con Carosello, che passione! di Luciano Emmer, il Dossier di Ezio Zefferi e le arti visive con i filmati sulle prime edizioni della Biennale di Venezia. Nella stessa sala sono esposti bozzetti di campagne pubblicitarie e i primi storici “gadget”. Nella sala successiva, tramite un’installazione multimediale a cinque proiezioni, i visitatori potranno seguire l’evoluzione della comunicazione e dei costumi della società italiana dagli anni Cinquanta ai Settanta. Un’alternanza dinamica di filmati d’epoca e interventi di esperti immergerà lo spettatore nell’atmosfera della ricostruzione, del boom economico e della Contestazione ma anche della pubblicità con personaggi quali Armando Testa e delle arti visive con artisti come Pino Pascali. Eventi straordinari come le Olimpiadi di Roma e lo sbarco sulla Luna accompagnano la vita sociale degli italiani, diventandone i miti accanto a quelli quotidiani come la Fiat 500, le vacanze e i primi Caroselli.

Peppino Ortoleva, storico dei media, Ugo Volli semiologo, Bruno Gambarotta conduttore radio-tv e scrittore e Massimo Melotti critico d’arte e teorico del contemporaneo, sono gli autori degli approfondimenti che mettono in luce le specificità di quegli anni. Nella sala successiva, sede della Mediateca del Museo della Pubblicità, è esposta una selezione di manifesti d’epoca mentre grazie a un tavolo touch-screen i visitatori potranno vedere i manifesti della collezione riguardanti campagne pubblicitarie dedicate ai consumi, turismo e politica. Particolarmente interessante è la sezione dedicata alle campagne di propaganda elettorale del dopoguerra.

Al centro della sala sono allestite postazioni informatiche che consentono la visione di una selezione dei circa 2.000 Caroselli, tratti dall’archivio Sipra-Rai e parte della collezione del Museo della Pubblicità. Si potranno in tal modo rivivere i grandi miti pubblicitari interpretati da attori quali Bramieri, Tognazzi, Calindri, Peppino De Filippo; i cartoni animati Carmencita e Caballero creati da Armando Testa e la celebre Linea creata da Osvaldo Cavandoli per Lagostina, sino a giungere alle realizzazioni pubblicitarie d’atmosfera degli anni Settanta.

 

CASTELLO DI RIVOLI, FABIO MAURI. ETICA E ESTETICA

video rassegna a cura di Massimo Melotti in collaborazione con l’Archivio Fabio Mauri

Teatro del Castello. Da martedì a domenica ore 11.00 – 12.00 e 15.00 – 16.00

Durata: 25’

In occasione dell’entrata nella collezione permanente del museo delle opere di Fabio Mauri in deposito a lungo termine dalla Collezione Vena, nell’ambito del progetto Nuovi Media viene presentato, in collaborazione con l’Archivio Fabio Mauri, un video “focus” sull’opera dell’artista. Una selezione di parti di performance, happening e interventi invitano a un primo approccio all’opera di Mauri, documentando la ricerca dell’artista incentrata sulle tematiche etiche, ideologiche e sui linguaggi dei mass media, anticipatrici di problematiche sempre più attuali.

The End (La fine), 2009

incisione su muro

90,5 x 125 x 9 cm

Nessun segno particolare di cultura è fuori da un testo generale storico, e nessun testo generale storico o interpretazione di mondo è fuori dall’enigma più generale dell’universo, 2009

taglio su zerbino

200 x 620 cm

Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Deposito a lungo termine

Collezione Vena

 

CASTELLO DI MIRADOLO, LA MOSTRA DEDICATA A SAN SEBASTIANO CHIUDE L’8 MARZO

La mostra “San Sebastiano. Bellezza e integrità nell’arte tra ‘400 e ‘600” chiuderà al pubblico il prossimo 8 marzo. Poche settimane ancora per ammirare i capolavori esposti, con artisti quali Tiziano, Rubens, Guercino, Guido Reni, Mattia Preti e molti altri.

Gli orari: giovedì e venerdì 14-18

sabato, domenica, lunedì 10-18.30

chiuso il martedì e il mercoledì

Per info e prenotazioni 0121/502761

 

JudaicaTORINO, “JUDAICA PEDEMONTANA” ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE

 

Libri e argenti da collezioni piemontesi – Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino

13 febbraio – 6 aprile 2015

 

Ancora una volta la Biblioteca Nazionale Universitaria si dimostra fonte di “tesori” nascosti al pubblico; dopo la riscoperta di Vivaldi, grazie alle partiture e manoscritti delle donazioni Foà e Giordano, sarà presentato, dal 13 febbraio, l’importante e unico patrimonio di testi ebraici.

La mostra Judaica Pedemontana, che verrà inaugurata il 12 febbraio 2015 e resterà aperta fino al 6 aprile 2015, si propone di far conoscere per la prima volta al pubblico lo straordinario fondo di volumi ebraici della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, accanto al quale saranno presentati argenti e tessuti antichi ebraici di proprietà di Istituzioni e di privati, che richiamano i contenuti ovvero la provenienza geografica dei libri in esposizione.

La Biblioteca Nazionale Universitaria conserva un cospicuo, e unico, patrimonio di testi ebraici, costituito da manoscritti e libri a stampa, fra cui spiccano numerosi incunaboli e cinquecentine.

I testi ebraici si trovano sia disseminati in varie collocazioni della Biblioteca, come nel fondo riservato agli incunaboli e nella Sezione Riserva tra i libri a stampa più pregiati, sia raggruppati in fondi separati, come il fondo Hebr., contenente esclusivamente libri antichi in caratteri ebraici. La ricerca di testi ebraici da acquisire per le raccolte librarie risale già all’epoca dell’istituzione della Biblioteca del Regio Ateneo torinese.

Infatti Vittorio Amedeo II, desiderando che la Biblioteca fosse guidata da persona dotta e di mente aperta, volle che il prefetto fosse di nomina regia e prescelto tra professori universitari, spesso ordinari nella disciplina di Sacra Scrittura e lingue orientali. Lo studio della lingua ebraica fu, quindi, praticato regolarmente dai bibliotecari regi, che accrebbero notevolmente i fondi librari con preziosi libri in questa lingua.

Tra gli incunaboli si citano, per la loro peculiarità, l’edizione principe dell’Arba Turim di Jacob ben Ascher, stampato a Piove di Sacco da Meshullam Cuzi nel 1475 (XV.IV.10); un Commento al Pentateuco di Levi ben Gerešon, stampato a Mantova da Abraham Conat e Abraham Jedidiah probabilmente tra il 1474 e il 1476 (XV.III.57); un esemplare in pergamena del Pentateuco con la parafrasi aramaica di Onqelos e il commento di Šelomoh Jishaqi, stampato a Bologna nel 1482 (XV.III.77); alcuni incunaboli stampati nella tipografia di Gershom ben Mosheh Soncino. Altri libri, incunaboli e cinquecentine, sono particolarmente importanti sia per l’edizione che per le note, anche di censori, riportate nel corpo del testo.

La mostra, nel cui ambito il 27 marzo 2015 verrà organizzato un Convegno internazionale sul collezionismo di libri ebraici in Europa tra XVIII e XIX secolo, è promossa e organizzata dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino e dalla Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia, Istituzione che ha lo scopo di promuovere il recupero, la conservazione, il restauro e la valorizzazione del patrimonio storico artistico ebraico italiano, compreso ogni bene di interesse culturale, religioso, archeologico, archivistico, bibliografico e musicale, e di diffonderne la conoscenza in Italia e all’estero.

L’ideazione e la progettazione della mostra sono a cura di Andrea De Pasquale, Direttore della Biblioteca Nazionale Universitaria, e di Dario Disegni, Presidente della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia.

La realizzazione dell’esposizione è stata curata da un Comitato Scientifico composto da Gianfranco Fina, Lucia Frattarolo, Baruch Lampronti, Chiara Pilocane e Franca Porticelli.

Gli allestimenti e il progetto grafico sono dell’Officina delle Idee, sotto la direzione di Diego Giachello.

La mostra e il Convegno vengono realizzati grazie al sostegno di Fondazione CRT, Fondazione Ebraica Marchese G. De Levy, Compagnia di San Paolo e SVICO e con la collaborazione di Reale Mutua Assicurazioni, Fondazione Accorsi-Ometto, Archivio Ebraico Terracini, Comunità Ebraica di Torino e ABNUT – Amici Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.

 

 

OMEGNA: “50°, 50 X 50”, MOSTRA ALLA GALLERIA “SPRIANO”

Continua ad Omegna, alla galleria “Spriano” di Via Cattaneo 16, la mostra “50°, 50 X 50”. Si tratta dell’ultima iniziativa espositiva di Silvio Spriano, titolare dell’omonima galleria, in occasione del cinquantesimo anniversario dello spazio espositivo. Così presenta la rassegna lo stesso Spriano: “50° dal 1965 ad oggi, dalle prime esposizioni negli anni Sessanta, nel soppalco del colorificio, con opere di artisti locali, tra i quali Guido Boggiani, Severino Ferraris, Carlo Fornara, Cappa Legora, Edmondo Poletti, Franco Fizzotti, Giuseppe Ajmone ed altri presentati con timidi inviti, purtroppo oggi non documentabili; tutte le opere furono collocate in zona… Dopo lo stimolo del Maestro Mario Tozzi, Andrea Cascella, Antonio Calderara, Galliano Mazzon, artisti che risiedevano o soggiornavano in zona, da qui la decisione di dare continuità alla galleria. Dopo 50 anni , ecco il pretesto della mostra nel formato 50 X 50, con opere della collezione”.

La presentazione di Spriano è sintetica, ma assolutamente esaustiva nella sua concreta immediatezza, com’è nel suo stile di vita e di espressione. La galleria “Spriano” ha “segnato” positivamente la storia artistica del Piemonte orientale; le sue rassegne hanno fatto conoscere in zona artisti già affermati o giovani, che avrebbero poi acquisito la notorietà, con una particolare attenzione per l’Astrattismo e il Concretismo. Per questi movimenti Silvio Spriano è diventato vero punto di riferimento internazionale per addetti ai lavori, collezionisti e appassionati.

La mostra attuale ricostruisce quindi la storia di cinquant’anni di vita della galleria, ma anche la storia di mezzo secolo dell’arte italiana ed europea. Sono esposte opere di una trentina di artisti in permanenza alla galleria: C. Amoretti, A. Bardi, M. Benedetti, A. Calderara, M. Cappelletti, B. Ceccobelli, C. D’Angelo, R. Demling, P. De Luca, F. De Filippi, B. Donzelli, E. Finzi, G. Fusilli, Ho-Kan, M. Krampen, E. Marchegiani, A. Mazzola, G. Mazzon, A. Molinari, C. Nangeroni, A. Perilli, L. Pescador, O. Piazza, E. Pulsoni, N. Ricci, J. Tilson, W. Valentini, A. Valla.

Ricordiamo, in questa occasione, tra gli espositori, due artisti di fama particolarmente legati, per amicizia e stima, a Silvio Spriano: Antonio Calderara e Galliano Mazzon. Si tratta, tra l’altro, di pittori che hanno esposto ripetutamente, con loro mostre personali, alla galleria “Spriano” nei suoi 50 anni di attività. Antonio Calderara, nato ad Abbiategrasso il 28 ottobre 1903 e morto a Vacciago di Ameno il 27 giugno 1978, seguace della pittura lombarda divisionista, si dedica all’arte figurativa fino agli anni Cinquanta, per poi volgere successivamente a forme aniconiche decisamente astratte, per influenza della tradizione costruttiva svizzero-tedesca, forme con cui ha conquistato la fama. Galliano Mazzon, nato a Camisano Vicentino il 15 luglio 1896 e morto a Milano il 3 luglio 1978, dopo un’intensa attività artistica, nel 1948 fa parte del Movimento Arte Concreta con Soldati, Dorfles, Munari, Di Salvatore, Monnet. Partecipa a importanti esposizioni, tra cui la mostra storica (1951) del primo Astrattismo in Italia alla galleria Bompiani, dove nel 1950 era stata presentata la Scuola Mazzon, con i dipinti degli allievi del pittore, frutto di una pedagogia presto divenuta internazionalmente famosa.

Successivamente la sua pittura è caratterizzata prima da un figurativismo idealizzante, lirico e magico, anche con influssi parainformali, e poi da un Astrattismo strutturalista lirico.

La mostra “50°, 50 X 50” continuerà fino alla fine di marzo

Enzo De Paoli