Allegro molto a cura di Edoardo Ferrati
TORINO- Giuseppe Sinopoli tra gesto e suono- La musica è il sogno più sublime della nostra transitorietà. La musica è come la bellezza, risplende e passa per diventare la memoria, la nostra più profonda natura. Noi siamo la nostra memoria. Qui sta la poetica del Sinopoli interprete: la frase è tratta dal libro I racconti dell’isola scritti durante una vacanza a Lipari e pubblicati nel 2016 da Marsilio Editori di Venezia a cura di Silvia Voltolina. Il maestro scomparve improvvisamente a Berlino nell’aprile di vent’anni fa, stroncato da un infarto, a cinquantacinque anni, durante il terzo atto di Aida.
Il nome di Giuseppe Sinopoli è legato a Chieri dove firmò una delle pagine più belle del “Maggio Musicale”; era il 10 giugno 1982 quando in Duomo diresse, alla guida dell’Orchestra Sinfonica RAI di Torino, un programma impaginato sul repertorio tedesco: Ouverture Tragica op. 81 di Brahms, Quinta sinfonia di Schubert e Seconda sinfonia di Schumann. Una serata indimenticabile. Si può affermare con una piccola punta di orgoglio che Chieri diede il suo apporto al crescere della fama internazionale del maestro che, allora, iniziava il percorso di una strepitosa carriera artistica.
Nato a Venezia il 2 novembre 1946, iniziò gli studi al Conservatorio di Messina, per proseguirli a Venezia (armonia e contrappunto, interessandosi alla musica contemporanea. Non si diplomò al Conservatorio. Dopo aver frequentato il liceo classico si laureò in antropologia criminale (1972) all’Università di Padova con una tesi dal titolo Devianza e momenti criminali nella mediazione fenomenologica dell’opera d’arte. Frequentò, quindi, i celebri corsi estivi di Darmstadt con Ligeti e Stockhausen; inoltre allievo di Donatoni all’Accademia Chigiana di Siena, di Bruno Maderna a Venezia e di Hans Svarowski a Vienna. Negli anni Ottanta fu noto soprattutto come compositore (31 lavori) e specialista di musica contemporanea. A partire dal 1978 s’impegnò sempre più nella direzione di un repertorio più tradizionale a cominciare dalla direzione dell’Aida alla Fenice di Venezia, si dedicò con intensità a Bruckner, Mahler e Richard Strauss verso cui lo portarono affinità crescenti. Lavorò con le maggiori orchestre europee: Deutsche Oper di Berlino, New Philharmonia di Londra (1984-94 direttore principale), Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Covent Garden di Londra, Metropolitan Opera di New York e la sua Philharmonic, Chicago Symphony, le Filarmoniche di Vienna, Berlino. Al momento della scomparsa ricopriva la carica di direttore musicale della Staatkapelle di Dresda, la più antica orchestra europea. Primo direttore italiano nella storia del festival di Bayreuth a dirigere l’intero ciclo de L’anello del Nibelungo. Le sue letture di quest’ultimo e di Parsifal appaiono assai prossime alla tradizione interpretativa bayreuthiana che Sinopoli richiama molto da vicino con i suoi tempi lenti, la maestosità dell’impianto sonoro, la monumentalità, la liturgica icasticità nell’impostazione generale dell’opera. Nel 1981, dopo un decennio di attività compositiva decise di abbandonarla per dedicarsi alla direzione d’orchestra .Oltre che laureato in Medicina e Chirurgia, era un appassionato di archeologia. Laureando in archeologia all’Università di Roma, alla vigilia della scomparsa, avrebbe dovuto discutere la tesi intitolata Aspetti figurativi e simbolici di alcune tipologie architettoniche tra Siria, Palestina e Mesopotamia nel secondo e primo secolo a.C. L’Università capitolina conferì la laurea “ad memoriam”, pubblicata dall’editore Felici nel 2016 con il titolo Il Re e il Palazzo. Studi sull’architettura del vicino Oriente. Sviluppò anche l’attività di saggista i cui scritti non sempre sono di facile comprensione a prima lettura per complessa erudizione, in particolare quelli dedicati a Wagner. Chiudo questo ritratto di Sinopoli, rammentando il suo rapporto artistico con l’Orchestra Sinfonia RAI di Torino, poi Nazionale RAI dal ’94.Le sue interpretazioni torinesi mi vengono alla memoria in pagine come le Sinfonie nn. 2 e 9 di Mahler, il Requiem di Brahms, la Quinta di Cajkovskij. Inoltre, approdò a Torino con la London Philarmonic Orchestra (Settima di Bruckner) e la Staatskapelle di Dresda (Quarta ancora di Bruckner).
Vasta la discografia, tutta su marchio Deutsche Grammophon: le sinfonie di Mahler e Bruckner, l’opera
corale di Brahms, le opere di R. Strauss (Salome, Elettra, Arianna a Nasso), cinque titoli di Verdi , tre di
Puccini,Olandese volante e Tannhauser di Wagner. Significativa anche la documentazione in video su You Tube,Teche RAI e archivio storico Orchestra Nazionale RAI. RAI5 questa settimana ricorda il maestro Sinopoli nel ventennale della scomparsa con quattro appuntamenti in onda con orari 17,35 e 17,45.
Sinopoli fu un interprete da prendere o lasciare. In vita subì anche feroci crticihe da parte del pubblico più tradizionale che si rifutava di accettare il mutamento del moderno ruolo del direttore d’orchetra.
Congedo il lettore, come in apertura, con una affermazione del Maestro: Io sono veneziano, ma la mia formazione musicale è soprattutto tedesca.Ho certe mie caratteristiche diverse da quelle dei direttori italiani. Per esempio, io desidero un ritardo nell’attacco dell’orchestra, rispetto a quanto avviene abitualmente in Italia sul gesto del direttore: un tempo breve ma esistente, di riflessione, di coscienza tra il gesto e il suono. In questo sono convinto che i professori siano costretti a sentire il tempo interiore, che è una cosa diversa dal tempo comandato dal direttore.Una sorta di perfetta cartina al tornasoledi un interprete la cui importanza è stata riconosciuta solo post mortem.