LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

DOSTOEVSKIJ E LA MUSICA

Quest’anno ricorre il bicentenario della nascita di Fedor Mikhajlovic  (1821-1881)-foto , autore di quattrodici romanzi e venti racconti. Le opere che lo hanno reso famoso sono Memorie dal sottosuolo, Delitto e castigo, L’idiota, I demoni, I fratelli Karamazov. Uomo e intellettuale spesso contradditorio, lo scrittore si caratterizza per l’ abilità nel delineare i caratteri morali dei personaggi tra i quali spesso figurano i cosiddetti “ribelli” che contrastano i conservatori dei saldi principi della fede e della tradizione russa. Non viene mai identificato un vero e proprio protagonista, ma si tratta di identità morali incarnate da figure che si confrontano su una sorta di palcoscenico dell’anima: l’isolamento e l’aberrazione sociale contro le ipocrisie delle convenzioni imposte dalla vita comunitaria, la supposta sanità mentale contro la malattia, il socialismo contro lo zarismo, la fede contro l’ateismo, Nelle opere, come nella sua esistenza, la brama di vivere si scontra con una realtà di sofferenza e si coniuga con una incessante ricerca della verità.  Non lascia trapelare un giudizio definitivo , non giudica i personaggi in modo diretto, ed è questa una peculiarità   che pone Dostoevskij, in antagonismo con un altrettanto contradditorio Tolstoj. Dostoevskij possedeva interessi e sensibilità musicali. Amava la musica di Glinka , si dimostrava entusiasta di Meyerbeer, nutriva ammirazione  per Mozart e Beethoven, mentre nella musica di Wagner vedeva Il compimento di una grande missione. Tra i brani preferiti troviamo la Sonata n. 14 (Patetica ) di Beethoven, le Romanze senza parole per pianoforte di Mendelssohn. Nei romanzi  introduce elementi musicali, trattandoli da esperto. Nel racconto L’uomo eterno, ad esempio, analizzando l’esecuzione della romanza A lei di Glinka, descrive le possibilità espressive della musica. E’ probabile che Dostoevskij abbia sentito questo brano dallo stesso musicista. In L’adolescente si dimostra eccellente conoscitore dell’antica musica religiosa italiana. Descrive il tragico destino del violinista servo della gleba Efimov in Netocka Nezvanova  dove penetra in profondità nell’essenza del canto popolare russo. La musica nella scrittura dostoevskiana compare per lo più quando il discorso riguarda l’amore per la natura e l’amore umano. Tra gli scrittori russi le cui opere hanno ispirato numerosi musicisti, occupa un posizione di primo piano, accanto a Tolstoj. In testa stanno L’idiota e I fratelli Karamazov.il primo con lavori firmati da K. Kupska (1962), V.M. Bogdanov-Berezovskij (1968), L. Chailly e J. Eaton (1970), i balletti di H.W. Henze (1952) e D. Sostakovic (1979); il secondo con la suite pianistica di A. Berg (1949), opere di P. Dressel (1936), O. Jeremias (1948), La leggenda del ritorno di R. Rossellini (1966). Segue Delitto e castigo con i lavori dedicati a Rodian Romanovic Raskol’nikov, tra i protagonisti del romanzo; i due movimenti  sinfonici di F. von Renicek (1925, 1929), la scena drammatica Il sogno di Raskol’nikov per soprano, clarinetto e orchestra di G. Klebe (1951), l’opera H. Sutermeister (1948 e A. Pedrollo (1926). Infine i libretti de Le notti bianche musicati da M.A. Tsveatev (1933), I. Butsko (1971), L. Cortese (1973) e tredici lettere dall’epistolario di Dostoevskij per soprano, baritono e quartetto d’archi di G.S.Sedel’nikov (1974).

Focalizzo, ora, l’argomento Dostoevskij-musica su due titoli operistici di rara proposta sulle scene italiane:

Memorie dalla  casa e dei morti di Léos Janacek e Il giocatore di Sergej Prokof’ev che oggi risultano stabilmente in repertorio nei teatri di area tedesca e slava. Nonostante fosse figura dominante sul finire dell’Ottocento e a cavallo dei primi del Novecento delle musica ceca, Janacek (1854-1928), la portata della sua opera è stata percepita dalla critica con grave ritardo. Memorie dalla casa di morti è un romanzo quasi autobiografico nel quale ritrae la vita dei condannati in un campo di prigionia siberiano. Il testo è costruito a maglie larghe di fatti, eventi e discussione filosofica, organizzati per tema piuttosto che in un continuo narrativo. L’autore aveva scontato quattro anni di condanna in un campo di lavoro in Siberia per il suo coinvolgimento nel circolo Petrasevskij, un gruppo progressista di opposizione all’autocrazia zarista. Tale esperienza gli permise di descrivere con efficace autenticità le condizioni della vita carceraria e le personalità dei condannati, Janacek, autore anche del libretto in lingua ceca, struttura la vicenda in una forma di diario la cui paternità viene attribuita a un recluso immaginario  che ha ucciso in un impeto di odio la moglie, invece arrestato per motivi politici. I personaggi, ovvero i reclusi, ma anche i loro carcerieri e le figure del popolo russo sullo sfondo, sono   descritti facendo emergere la loro umanità e i loro sentimenti più profondi. Dostoevskij  ha così modo di inserire ampie riflessioni sulla condizione umana, in particolare le speranze che si provano nei momenti di sofferenza. Propone quale soluzione i prescritti semplici del Vangelo, l’unico libro di cui i condannati potevano tenere una copia. La stessa forza che i cristiani traggono dalla fede di un Dio redentore, è ravvisata anche in personaggi di altre religioni come l’ebreo che prega ogni sera, oppure il gruppo dei condannati mussulmani che, pur nutrendo diffidenza verso la Croce, leggono con interesse il “Discorso della montagna”. Dal punto di vista drammaturgico il soggetto dostoevskiano offre a Janacek l’occasione di costruire un’opera che capovolge aspettative e convenzioni. E’ la staticità, il tragico ritorno dell’uguale a formare la sostanza di un dramma in cui si rappresentano azioni di sorta. Il libretto stravolge l’originale e il significato degli episodi ed è costruito secondo un rigoroso principio simmetrico, Rappresentata postuma il 12 aprile 1930 al Teatro Nazionale di Brno.

Sergej Prokof’ev, tra i grandi musicisti del Novecento, fu quello più legato di ogni altro al mondo del teatro. Il giocatore è un capolavoro e un punto di riferimento della narrativa russa ottocentesca. Dostoevskij organizza il giuoco d’azzardo in tutte le sue forme con i diversi tipi di giocatori, dai ricchi nobile europei, ai poveretti che si giocano tutti i loro averi, non dimenticando i bari tipici dei casinò. Il racconto è anche uno studio delle diverse peculiarità delle popolazioni europee: l’altezzoso barone tedesco, il ricco gentlemen Inglese ,il francese manipolatore, il polacco politicamente scorretto.. Il romanzo è ambientato in Germania In una fittizia città termale di nome Roulettenburg il cui casinò attira molti turisti .L’opera di Prokofi’ev (1891-1953) ebbe la sua prima rappresentazione al Teatro de La Monnaie di Bruxelles il 29 aprile 1929. Il musicista fin dalla giovinezza dimostrò interesse per il romanzo di cui seguì il testo utilizzando interi dialoghi e singole battute. La Rivoluzione di ottobre e la partenza per l’estero del compositore fecero slittare la prima al teatro Marijnskij di Pietroburgo. I tempi erano mutati. l’atteggiamento antimodernistico della cultura musicale sovietica di quegli anni spinse Prokof’ev ad accettare l’offerte di Bruxelles. L’opera è divisa in quattro atti di cui l’ultimo in tre quadri. Viene evitata con accuratezza ogni tipo di convenzionale suddivisione  teatrale dove la struttura appare come un melodizzare continuo della parola sulla musicalità integrale. Culmine drammatico è il quarto atto dove la musica mimica i movimenti della pallina nel piatto: pagina di straordinaria veemenza ritmica e vocale. I personaggi intorno sono un campionario di rigidi burattini.  Amara satira del mondo dei giocatori dove tutto è esagitato e non autentico. Solo il personaggio della nonna è  accompagnata da musica autenticamente vitale e sincera, poi quando la devastante passione per il giuoco s’impadronisce anche di lei, , la musica si fa inquietante: un personaggio che si staglia sulla folta schiera dei giocatori con indiscutibile autorità. L’opera è già completata nell’aprile 1916. Rientrato in Russia nell’estate del ’27 Prokofi’ev ritrovò lo spartito a cui apportò modifiche alle parti vocali e orchestrali. La nuova versione fu osteggiata dall’ associazione russa dei Musicisti per il suo “modernismo” e venne respinta. In Unione Sovietica Il giocatore subì l’ostilità del regime per molto tempo: la prima esecuzione , nella  versione da concerto, ebbe luogo solo a Mosca nel 1963.