Asti, trovati i responsabili della bomba nei pressi di Palazzo di Giustizia
Era il 7 ottobre 2019, quando alle ore 01:40 circa gli equipaggi di volante della Polizia di Stato intervenivano in questa via Galimberti Duccio Tancredi, a seguito di una segnalazione, giunta al numero di emergenza 112 NUE, di una forte esplosione avvenuta nei pressi del Palazzo di Giustizia di Asti. Sul posto gli operatori di Polizia avvertivano un acre odore tipo polvere da sparo, e nel prosieguo degli accertamenti, unitamente a personale della DIGOS e del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica, rinvenivano, nelle vicinanze della cancellata dell’Archivio di Stato, alcuni frammenti di materiale vario, verosimilmente prodotti dalla deflagrazione di un ordigno artigianale che aveva causato danni solo alla pavimentazione della sede stradale e un pannello in plastica bianco recante una scritta a mano con lettere in stampatello riportante la seguente scritta: “RINGRAZIATE A PAVONE DEODATO AMERIO MORANDO MORIRETE TUTTI”, con in basso a destra un disegno stilizzato di una bomba. La predetta dicitura intimidatoria era riferita ai magistrati in servizio presso il Tribunale di Asti, nella persona dei Pubblici Ministeri dr. Vincenzo PAONE e dr.ssa Laura DEODATO, al magistrato giudicanti dr. Roberto AMERIO e al G.I.P. Giorgio MORANDO. Nella stessa mattinata, intorno alle 11.00, era arrivata inoltre una telefonata anonima alle Sale operative della Polizia di Stato e dei Carabinieri di Asti, che annunciava una nuova esplosione, questa volta all’interno del Tribunale. Analogamente nella mattinata del giorno successivo 8 ottobre 2019 si veniva a conoscenza dall’omologo Ufficio della Squadra Mobile di Vercelli, che era giunta su linea 112 NUE una ulteriore anonima telefonata che annunciava lo scoppio di una bomba presso il Tribunale di Vercelli, in merito al quale è stato instaurato presso la locale Procura della Repubblica un apposito fascicolo d’indagine. Immediatamente dopo i fatti delittuosi, nell’urgenza prima sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Asti, e poi della Procura della Repubblica di Milano, competente sui fatti, sono iniziate le indagini da parte degli investigatori della Squadra Mobile. L’attività info investigativa denominata Operazione “Asti Bomb” (durata 13 mesi durante i quali sono state monitorate 104 utenze telefoniche, 20 ambientali su auto e 206.182 conversazioni telefoniche ascoltate), peraltro particolarmente complessa anche alla luce delle restrizioni dettate dalla normativa anti-covid, ha evidenziato metodi e tecniche di depistaggio particolarmente difficili da penetrare, tra le quali l’utilizzo di autovetture intestate a prestanome chiamati “Gagè” e soprattutto l’uso di numerose utenze telefoniche esclusivamente “dedicate” per la commissione del reato. Ciò nonostante, la bontà degli elementi investigativi raccolti, grazie ad ulteriori e approfondite attività informative condotte dagli investigatori della Squadra Mobile, consentivano di acquisire numerosi elementi probatori partendo dalle dichiarazioni rese dalle persone informate sui fatti, sino ad arrivare alla minuziosa analisi dei video di sorveglianza delle telecamere presenti in zona, riuscendo a delineare alcuni soggetti fortemente indiziati del reato de quo. Nella fattispecie l’attività investigativa condotta con il massimo sforzo da parte degli investigatori, ha consentito di raccogliere numerosi elementi di prova ed oggettivi riscontri in relazione alla penale responsabilità del N. G. nato ad Asti nel 1979, quale esecutore materiale dell’attentato dinamitardo compiuto poco dopo presso il perimetro del palazzo di Giustizia Astigiano intitolato a “Maurizio Laudi” con la partecipazione di altri tre soggetti, D. R. G. nato a Torino nel 1977,di S. G. nato ad Asti nel 1975 e di una donna D. C. nata ad Asti nel 1979. Si sottolinea che il N.G. non è nuovo rispetto all’uso di materiale esplosivo, da lui già utilizzato in episodi del suo recente passato, per compiere innumerevoli reati contro il patrimonio. Ai predetti, su disposizione della Procura di Milano, nella persona del P.M. titolare delle indagini Dr. Enrico PAVONE, veniva notificato l’avviso alla persona sottoposta alle indagini della conclusioni delle indagini preliminari (Art. 415 bis c.p.p.), in cui sono stati contestati i reati di cui all’articolo 110, 338, 339, primo comma c.p. perché in concorso tra loro, facendo esplodere ordigno artigianale nelle adiacenze del Tribunale di Asti e facendo rinvenire un cartellone con scritte minatorie nei confronti dei magistrati, per impedirne e turbarne l’attività, con l’aggravante di avere commesso il fatto con uso di armi, e del reato di cui agli artt. 110 c.p., 2 e 4 L.895/67 perché, in concorso tra loro, detenevano illegalmente e portavano in luogo pubblico un ordigno artigianale che facevano esplodere nelle adiacente del Tribunale di Asti.