Pino Torinese, questa sera Martedì 20/7 proiezione di “The Post” nel Giardino di Villa Grazia
Proseguono le serate nel giardino di Villa Grazia con il Cinema d’Autore promosse dalla Pro Loco Pinese in collaborazione con la Biblioteca Comunale Angelo Caselle.
L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti: si ricorda che è obbligatorio indossare la mascherina protettiva.
Ecco i prossimi spettacoli in programma:
MARTEDI’ 20 luglio ore 21.30 – THE POST
MARTEDI’ 27 luglio ore 21.30 – UN UOMO, UNA DONNA
MARTEDI’ 3 agosto ore 21.30 – IL PONTE DELLE SPIE
Questa sera The Post: è un film del 2017 diretto da Steven Spielberg con protagonisti Meryl Streep e Tom Hanks.La pellicola narra la vicenda della pubblicazione dei Pentagon Papers, documenti top secret del dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America, prima sul New York Times e poi sul Washington Post nel 1971.
Vietnam, 1966: i soldati americani si trovano in una situazione estremamente precaria e risultano svantaggiati sul campo di battaglia. Questa fase di stasi è documentata dall’analista militare Daniel Ellsberg per conto del segretario della Difesa Robert McNamara. Sul volo di ritorno verso l’America, Ellsberg rivela a McNamara e al presidente Lyndon B. Johnson che, a suo parere, la situazione bellica in Vietnam è rimasta sostanzialmente invariata dall’inizio della guerra. Intervistato da numerosi giornalisti, McNamara tuttavia mente, dicendo che sono stati compiuti numerosi progressi e di essere estremamente fiducioso riguardo all’esito della guerra. In seguito Ellsberg, lavorando alla RAND Corporation e avendo accesso a svariato materiale riservato, decide di fotocopiare tutti i documenti top secret legati alla guerra del Vietnam, a partire dalla presidenza Truman, e di consegnarli al New York Times affinché li possano pubblicare.
Nel 1971 Katharine Graham, divenuta proprietaria del Post dopo la morte di suo padre e del marito, cerca di equilibrare al meglio la vita sociale con gli impegni lavorativi e con le difficoltà finanziarie che la costringono a quotare l’azienda in borsa. Oltre a ciò, le sue decisioni non sono talvolta tenute in considerazione dal membro del consiglio Arthur Parsons e dal caporedattore Ben Bradlee. In particolare quest’ultimo, insospettito da alcune voci, cerca di scoprire cosa abbia intenzione di pubblicare il New York Times; nel frattempo McNamara, amico di lunga data della Graham, le rivela che sarebbe stato pubblicato un articolo poco lusinghiero nei propri confronti sullo stesso giornale. Il 13 giugno 1971, quattro mesi dopo aver ricevuto i documenti, il New York Times ne inizia la pubblicazione: tutto ciò scatena nel paese un’ondata di proteste e un gigantesco scandalo, legato appunto ai Pentagon Papers. Il giornale riceve però l’ingiunzione di sospendere per un tempo limitato la pubblicazione, pena l’oltraggio alla corte.
Ben Bagdikian, assistente redattore al Post, capisce che Ellsberg è stato la fonte dello scandalo e lo rintraccia, al fine di ottenere lo stesso materiale dato precedentemente al New York Times; l’incontro ha successo e il giorno seguente un gruppo di giornalisti del Post si trova a casa di Bradlee per consultare e ordinare i numerosissimi documenti ottenuti. Essi hanno tuttavia solo otto ore affinché il quotidiano possa andare in stampa. I legali del giornale sconsigliano fortemente alla Graham di pubblicare i documenti: se infatti fossero stati ricevuti dal New York Times o comunque dalla loro stessa fonte, l’azione sarebbe stata classificata come oltraggio alla corte e ci sarebbero stati risvolti penali. D’altro canto, se l’operazione avesse avuto successo, il Post avrebbe estremamente aumentato la sua popolarità e sarebbe entrato nel novero dei grandi giornali americani. La notte del 17 giugno la Graham, seppur inizialmente incerta, decide comunque di rischiare e di pubblicare i documenti.
Il giorno seguente un rappresentante della Casa Bianca telefona al Post, chiedendo di sospendere la pubblicazione e di consegnare tutti i documenti legati al Vietnam in loro possesso. Poiché Bradlee rifiuta, l’uomo lo informa che lo citerà in giudizio. I membri del Post sono così convocati in tribunale insieme a quelli del New York Times, tuttavia la corte ingiunge solo a questi ultimi di sospendere le pubblicazioni, mentre non rilascia alcuna sanzione per il Post. Pochi giorni dopo cade la sentenza della Corte suprema, la quale, con un verdetto di 6 a 3, assolve il New York Times e il Post, motivando la decisione con il fatto che la stampa non è destinata a servire coloro che governano, bensì quelli che sono governati. Nel frattempo numerosi altri giornali, seguendo l’esempio del New York Times e del Post, iniziano anch’essi – come segno di solidarietà – la pubblicazione dei Pentagon Papers. Il presidente Richard Nixon, furibondo, ordina che ogni giornalista del Post venga bandito dalla Casa Bianca e da ogni evento a essa collegato.
Nella scena finale, ambientata un anno dopo, una guardia di sorveglianza scopre del nastro adesivo sulla porta di uno degli uffici della sede del comitato nazionale democratico, posta negli uffici Watergate: ciò è l’inizio dell’omonimo scandalo, che in seguito avrebbe costretto lo stesso Nixon all’impeachment e alle conseguenti dimissioni.