Chieri, Scout: è tempo di campo estivo
Anche quest’anno, in linea con una tradizione che nacque ben 58 anni fa, gli scout chieresi si apprestano ad intraprendere quella che è l’esperienza conclusiva dell’anno: il campo estivo.
L’offerta dello scoutismo può essere considerata non solo un’utile attività per colmare il tempo libero, ma bensì una modalità d’essere, un modo di stare al mondo.
Strutturato e definibile come una vera e propria proposta pedagogica, lo scoutismo si propone di crescere nel cosiddetto branco ragazzi dagli otto ai dodici anni, educandoli al gioco, allo stare insieme, e dunque al rispetto del compagno e delle regole, usando di sottofondo quella che è una delle opere più famose di Kipling: il libro della giungla.
Dai dodici ai sedici anni i ragazzi sono invece divisi in squadriglie di appartenenza che si autogestiscono e si autoregolano, dove più squadriglie formano un reparto. La peculiarità di questa fase sta nella vocazione all’avventura, all’operatività, al contatto con la natura nelle sue forme meno usuali e dunque più sorprendenti.
L’ultima fase è invece quella del clan, una vera e propria comunità, dove i ragazzi ormai ventenni imparano le fatiche e la bellezza della condivisione. L’esperienza del servizio (del volontariato per esser più chiari) diventa una componente fondamentale, modo concreto di far politica nel territorio. La fede diventa spunto di crescita e riflessione, la strada , la tenda e lo zaino sulle spalle prerogativa indispensabile per poter superare ogni volta limiti che prima sembravano invalicabili.
Il clan Aster quest’anno ha lavorato in particolare sul tema della progettazione partecipata, con la prospettiva di creare a breve una vera e propria rete fra le associazioni del chierese, in modo che, una volta divulgata, sia più semplice per tutti stabilire contatti fra chi opera in settori simili.
Paola Ghibaudi, membro del clan, ci spiega: “L’idea è quella di creare una specie di mappa che permetta ai cittadini e alle associazioni che operano nel nostro territorio di riconoscersi, individuarsi e magari collaborare, consapevoli di agire per un obiettivo comune. Abbiamo raccolto parte di questi dati in occasione del Festival dei Beni Comuni. ”
Sarebbe strano pensare però che un’esperienza del genere, che così tanto impregna e muta chi la vive, possa finire una volta terminato il percorso di clan, quando gli impegni lavorativi e non spesso prendono il sopravvento: “Once a scout always a scout”, si dice infatti.
Chi fosse interessato ad avere maggiori informazioni può scrivere a chieriscout@gmail.com o consultare il sito www.chieriscout.it .
Anita Rossetti