Chieri, per adesso niente profughi. L’assessore Olia: sappiamo come fare, ma dopo settembre
Niente profughi a Chieri. Per il momento. La conferma arriva da Manuela Olia, l’assessore alle politiche sociali del Comune che da qualche settimana ha messo in piedi con alcuni consiglieri e con i rappresentanti delle associazioni di volontariato del territorio un tavolo di approfondimento e di monitoraggio della situazione. “Abbiamo capito, confrontandoci con realtà di altri comuni piemontesi – dice Olia – che gli inserimenti di profughi in piccoli numeri, fatti da gente preparata, e con un progetto dietro, funzionano. A parte Torino, dove i numeri sono ovviamente molto più alti e diventa inevitabile una convivenza su numeri alti, in tutte le altre realtà gli inserimenti di piccoli gruppi, ben seguiti da organizzazioni che operano con professionalità sulla base di una progettualità collaudata, non danno alcun problema. Questi profughi si rendono anzi utili come cantonieri, sistemano il verde, puliscono le strade: succede questo in alcuni piccoli comuni dell’astigiano. Quindi, anche il nostro ‘tavolo’ vuole, semmai, seguire questa strada. Evitando di lasciare gente inoperosa tutto il giorno, che alla fine litiga e diventa un problema di ordine pubblico. Invece, in questo modo, i profughi non pesano affatto ai comuni, anche perché ci sono finanziamenti ad hoc.
Ovvio che si devono candidare le associazioni che sono preparate a gestire tutto questo, lasciando ai comuni di attivare la solidarietà. Ma, al momento, nessuna delle nostre associazioni si è candidata, anche se tutto si sono date disponibili, nel caso, a dare una mano.”
Quali associazioni? “La San Vincenzo, la Croce Rossa, la Caritas, il Centro di Ascolto. Al momento, nessuna si è candidata, perché nessuna dispone di spazi adatti. Tutte sono però pronte a collaborare se qualcuno da fuori si candiderà.” Ed ecco la ragione per cui Olia sta incontrando soggetti dei territori vicini e valutando i loro progetti. “Il prossimo bando – prosegue l’assessore – è a settembre, e prima di allora non succederà nulla, da noi. Poi, possiamo presumere che qualcuno si candidi a tenere sul nostro territorio un certo numero, comunque non alto, di profughi. Ripeto, ci vuole lo spazio adatto e la professionalità per gestire persone che sono appena arrivate a Settimo dopo essere sbarcate al sud, non sanno una parola di italiano e non conoscono il nostro mondo. Almeno all’inizio, ci vuole qualcuno preparato a gestirli. Poi, molti se la cavano e tanti hanno già in mente una destinazione diversa, tipo Inghilterra o Germania, dove magari hanno già parenti e amici.”
In conclusione, Olia rimanda tutto a dopo settembre. “Dai contatti che abbiamo o che avremo, saremo allora in grado di dare alla Prefettura la nostra disponibilità per progetti gestiti da gente seria e preparata, su piccoli numeri, sul nostro territorio. Meglio così che farsi arrivare dall’alto la candidatura di qualcuno che ha soltanto un grande spazio vuoto ma nessun progetto credibile. Insomma, adesso sappiamo cosa fare e cosa non fare.”