In strada Tetti Fasano, risale al 1956
di Antonio Mignozzetti
È un grande pilone costruito in laterizio a vista. Le rilevanti dimensioni, piuttosto che un pilone ne fanno una piccola cappella. Fu costruito nel 1956 e ricostruito più grande nel 1976. Si trova all’inizio di strada Tetti Fasano, poco più avanti del Centro Spirituale San Francesco d’Assisi. Fu costruito da Ernesto Tosetto (che purtroppo ci ha lasciati lo scorso mese di agosto) e da Aldo Brossa, che a quel tempo era suo vicino di casa. L’interno è diviso in due parti: la prima è un atrio; la seconda un vano sulla cui parete di fondo è stata ricavata la nicchia dove è collocata la statua della Madonna delle Grazie che riproduce quella del Duomo. Il tetto è sormontato da una cupola conica che trasmette luce all’interno. Nella parte posteriore del tetto, sulla destra, emerge un piccolo campanile in metallo con la sua campanella.
E’ un’opera che richiama alla mente la migrazione veneta. Una migrazione che, iniziata alla spicciolata fin dagli anni Trenta e Quaranta del Novecento, negli anni Cinquanta e Sessanta, in pieno “miracolo economico”, raggiunse proporzioni bibliche: a scacciare i Veneti dalla loro terra e spingerli verso Torino, che prometteva lavoro alla Fiat, e verso Chieri, le cui fabbriche tessili avevano fame di braccia, fu la disastrosa alluvione del Polesine. Chieri stava crescendo rapidamente e in modo disordinato: in quegli anni nacquero i quartieri di Borgo Venezia, Borgo Padova, via Lazzaretti, strada Roaschia. I Veneti si distinsero per attivismo e per la voglia di farsi la casa. Al Comune chiedevano solo una licenza edilizia, al resto provvedevano da soli. Durante la settimana lavoravano in fabbrica; il sabato e la domenica facevano i muratori. Fecero così anche le prime famiglie che nel 1956 dettero il via al quartiere di Borgo Padova. Una era quella di Ernesto Tosetto: “Ero appena arrivato a Chieri – raccontava- e, come tanti altri, volli costruirmi una casa tutta mia. Si lavorava nei ritagli di tempo, dopo il lavoro dei campi, tutto a mano, con molti pericoli: non c’erano abbastanza soldi per le misure di sicurezza o per le polizze di assicurazione. Per questo feci il voto che, se durante la costruzione non mi fosse accaduto nulla, a lavoro finito avrei costruito un pilone. Terminata la casa senza il minimo incidente, mantenni la promessa: insieme al mio vicino Aldo Brossa, che ora abita altrove, e con la collaborazione degli altri vicini, costruii il pilone”. Per forza di cose (tutte le risorse erano state impiegate per tirare su la casa) fu un pilone abbastanza modesto, del tipo “a vela”, costituito, cioè, da un semplice muro alto circa tre metri e largo uno e mezzo, con una semplice nicchia per l’immagine sacra. “Interrogammo tutte le famiglie – proseguiva Tosetto – per decidere se dedicare il pilone a sant’ Antonio da Padova (visto che eravamo tutti veneti) oppure alla Madonna delle Grazie. Prevalse la volontà di integrarsi nella realtà chierese anche dal punto di vista religioso: la maggioranza fu per una statua della Madonna delle Grazie che riproduceva quella del Duomo”. L’inaugurazione avvenne il 4 novembre 1956 con una solenne festa: al mattino alle 10,30 Messa solenne, cantata dalla Schola Cantorun di San Luigi. Nel pomeriggio, alle 16, Benedizione, e nella serata illuminazione e fuochi artificiali.
Poi è passato il tempo e sono migliorate le condizioni economiche. Venti anni più tardi, nel 1976, Ernesto Tosetto e altri decisero di costruire un pilone più bello e più grande: quello attuale, con la sua bella statua in legno della Madonna delle Grazie eseguita da uno scultore di Ortisei. Il progetto è del geometra Sabena Giovanni; i lavori furono eseguiti dall’impresario geometra Giuseppe Serafino. Fin dall’inizio, il pilone di Borgo Padova è stato al centro di festeggiamenti in onore della Madonna della Grazie nella settimana antecedente a quelli del Duomo. La tradizione si è consolidata nel tempo e anche oggi la settimana prima delle feste di Chieri si continua a far festa attorno al pilone di Borgo Padova. Nel 1996 si festeggiò il quarantesimo anniversario dell’edificazione. Solennissima (tre giorni di festa) fu, nel 2006, la celebrazione del cinquantenario: il venerdì sera 1.500 persone parteciparono alla processione per le vie della borgata, presenti anche, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, gli assessori Antonio Zullo e Antonio Guarini.
(Da: Antonio Mignozzetti – Teresa de Marchi. Chieri e il suo voto. Quattro secoli i storia. Chieri 2021).