Chieri, per la Fondazione del Tessile l’Imbiancheria (e un magazzino all’ex Tabasso)

 

Mario Ghirardi, presidente della Fondazione del Tessile

Mario Ghirardi, presidente della Fondazione del Tessile

La Fondazione del Tessile non cambia ragione sociale perché non c’è bisogno di farlo, norme vigenti alla mano. E il suo presidente, Mario Ghirardi, incassa il ‘via libera’ del sindaco a continuare a lavorare per far crescere una struttura ricca di potenzialità, ancorchè bisognosa di cospicui investimenti per rendere agibile la sua attuale sede. Il punto è questo: qualunque decisione, presente e futura, passa di lì.

“Ho spiegato chiaramente all’assessore Paschero – dice Ghirardi – che non si può mettere sullo stesso piano, dal punto di vista normativo, la nostra Fondazione e Chierifarma. Sono cose diverse e sottostanno a regole diverse. La legge esclude le fondazioni culturali come la nostra dalle regole che valgono per le altre fondazioni, dunque il comune, se vuole, può benissimo restarci dentro.”

Ma i problemi, quelli veri, rimangono. “Bisogna cercare di capire cosa vuol fare il comune della sede attuale di Via Demaria – prosegue Ghirardi – visto che l’ufficio tecnico sta facendo delle verifiche sulla sua agibilità e su cosa bisogna fare per renderlo sicuro e accessibile a tutti, e su quanto costerebbe metterlo a norma. Questo è il primo passo. Poi si decide. Il comune ribadisce la disponibilità dell’Imbiancheria, che però ha dei limiti di spazio e di comodità. Lo spazio è poco per farci un museo completo, ed è scomodo per le scuole arrivarci per i percorsi didattici che il museo deve e vuole sviluppare. Ci viene messa a disposizione anche una parte, non si capisce bene quanto grande, dell’ex Tabasso come magazzino dove mettere al sicuro telai e altro che adesso sono ammucchiati ed esposti all’umidità in Via Demaria. Si potrebbe traslocare lì questo materiale e renderlo accessibile almeno agli addetti ai lavori e almeno per procedere alla manutenzione o al restauro dei pezzi. Ma su Tabasso il Comune non ha intenzione di spendere molto, e per le mostre e la parte espositiva ci rimanda sempre e solo all’Imbiancheria. Intanto, anche noi cerchiamo soldi: fondi europei, che possono arrivare se facciamo progetti credibili e adeguati. Abbiamo già interpellato esperti, ci stiamo lavorando. Pensiamo ad un museo moderno. E cerchiamo fondi anche per finanziare il lavoro indispensabile di stagisti chiamati a mettere ordine nei preziosi campionari. Un lavoro che Laura Davin ha iniziato da tempo, ma un lavoro immane, che richiede forze adeguate. I campionari, come e più dei telai, soffrono l’umidità.”