Asl5, avremo ‘case della salute’ con medici di base e diagnostica

Massimo Uberti, direttore generale dell'Asl 5

Massimo Uberti, direttore generale dell’Asl 5

La sanità punta sul territorio. E se i distretti sono la risposta istituzionale, non sono però l’unica. Si parla sempre più spesso di ‘case della salute’, e con il direttore generale dell’asl 5, Massimo Uberti, abbiamo approfondito il tema.

“Al di là delle definizioni – dice Uberti – si tratta di strutture sul territorio che accolgono i medici e i pediatri di famiglia in gruppi: si lavora assieme e sin garantisce così una apertura degli ambulatori per un numero maggiore di ore. Il senso è farli integrare tra loro, in modo che il cittadino abbia una risposta immediata  quando ha una necessità urgente che non richiede l’ospedale. E’ anche un modo per formare i medici attraverso un diverso modo di lavorare. Questo tipo di organizzazione di gruppo esiste già oggi, con la vigenze convenzione dei medici di famiglia, ma è a livello spontaneo: i medici di base, se vogliono, possono aggregarsi. Con la nuova convenzione, invece, dovrebbe diventare la forma di lavoro dei medici di famiglia. A questa aggregazione di minima, è possibile aggiungere, in alcuni casi, una serie di servizi diagnostici e terapeutici. A questo punto, ha senso che i medici di base lavorino in strutture dell’azienda sanitaria o del comune e che siano affiancati da sportelli amministrativi dell’asl stessa. Naturalmente, questa soluzione è soprattutto adatta in comuni che si trovano lontani da un ospedale. Ma è interessante un po’ per tutti. Anche per l’ospedale, che dovrà sempre più sgravarsi di servizi di basso livello tecnologico, concentrando spazi e risorse su quelli più complessi.”