Chieri. Sabato e domenica la DiaSorin Cup, primo All Star Game del sitting volley italiano
Tutto pronto per la DiaSorin Cup 2021. La manifestazione, in programma sabato 18 e domenica 19 dicembre a Chieri, è stata presentata al PalaFenera insieme alle autorità e tanti altri amici.
Appuntamento fisso del calendario biancoblù ormai da diversi anni, pur restando fedele a se stessa la DiaSorin Cup cambia pelle. Diventa infatti il primo All Star Game del sitting volley italiano. Dedicata esclusivamente ad atleti paralimpici, porterà a Chieri da tutta la penisola un centinaio di giocatrici e giocatori (al momento le presenze confermate sono 86) messi a disposizione dai vari club. Amauri Ribeiro ed Emanuele Fracascia, i commissari tecnici delle due nazionali azzurre, comporranno otto “dream team” in modo imparziale, così da consentire un livello uniforme. Ogni squadra vestirà una maglia appositamente realizzata da Erreà, e avrà un nome che inizia con una lettera di DiaSorin: Durissimi, Insuperabili, Avantitutta, Sedutiperterra, Oltre-tutto, Rialziamoci, Incredibili, Nonsimolla. Le gare inizieranno nel primo pomeriggio di sabato. Proseguimento e si concluderanno domenica mattina. Oltre al suo forte messaggio di partecipazione e inclusione, ci sono tutte le premesse perché la DiaSorin Cup coniughi spettacolo e divertimento a un altissimo livello di gioco.
Al tavolo dei relatori, ha fatto gli onori di casa il presidente del Chieri ‘76, Filippo Vergnano: «È con grandissimo orgoglio che presentiamo questo evento. Siamo ormai giunti alla quinta edizione della DiaSorin Cup, ma questa è speciale. Intanto perché vi arriviamo dopo un anno di pausa forzata. Ma soprattutto perché questo sarà il primo evento italiano di sitting completamente riservato a giocatori paralimpici. Se ciò è stato possibile lo dobbiamo principalmente alla sana follia di Federico Blanc che fin dai campionati di Tirrenia ha sposato subito l’idea e poi ne ha curato tutta l’organizzazione tenendo i rapporti con atleti e club. Un enorme grazie va anche alla DiaSorin senza il cui sostegno questi eventi non sarebbero realizzabili».
Come spiegato da Filippo Vergnano, Federico Blanc, azzurro di sitting volley di lungo corso, ha svolto dietro le quinte un fondamentale lavoro di organizzazione: «Un evento epocale, nato dall’allucinazione comune di due piemontesi d.o.c., un sogno ad occhi aperti fatto a bordo campo con Filippo, a maggio, durante le finali del campionato italiano femminile di sitting, oggi reso possibile dalla visione illuminata di DiaSorin e dalla passione che caratterizza ed accomuna indistintamente tutti gli amanti del nostro sport. Una due giorni in cui i club dello stivale metteranno a disposizione i propri atleti disabili e in cui i due coach delle nazionali comporranno otto dream team che si affronteranno senza blasoni di appartenenza, ma nel puro spirito competitivo di inclusione e uguaglianza che caratterizza il sitting. Ogni dream team sarà poi guidato da un tecnico tra quelli sempre messi a disposizione dai club partecipanti». «Senza retorica o falsi buonismi, questo evento è l’epilogo meritato di un viaggio fisico e mentale della disabilità, e dell’inclusione promossa attraverso lo sport paralimpico – ha proseguito Federico Blanc – L’All Star Game di Chieri deve essere una riflessione ad alta voce sull’importanza del percorso fatto in questi anni dal sitting volley italiano: uno sport adattato, dove l’agonismo e le abilità tecniche emergono inevitabilmente, ma che è anche un’opportunità per dimostrare come un disabile, pur talvolta faticando a ritrovare se stesso, possa gradualmente riappropriarsi della propria vita fino ad arrivare a contagiare il prossimo con il suo entusiasmo. Insomma, ancora una volta, il sitting volley stupisce e diventa portatore sano di inclusione e integrazione con un messaggio trasversale che oggi nessun altro sport credo possa permettersi».
Il vicesindaco e assessore allo sport Roberto Quattrocolo ha portato il saluto della Città di Chieri: «La DiaSorin Cup è un evento di grande importanza che come città siamo orgogliosi di ospitare, e di questo ringraziamo il Chieri ’76. Ci ricorda che lo sport è il luogo della crescita culturale, del benessere psico-fisico e dell’educazione. Porta alla ribalta il diritto allo sport ed è essa stessa un’opportunità di sport per rimuovere le barriere che limitano la partecipazione di tutti gli atleti e le atlete. Se lo sport semplifica e scioglie la condizione di disabilità di donne e uomini, il sitting volley è uno degli strumenti che lo rappresentano meglio nella sua missione di inclusione perché rimuove le barriere alla partecipazione».
A ruota è arrivato il saluto di Paolo Marangon, presidente regionale Fipav: «È con grande piacere ed emozione che do il benvenuto in Piemonte agli 86 atleti e atlete che daranno vita alla DiaSorin Cup, il primo All Star Game di sitting volley. Una festa di sport e inclusione ideata e organizzata a Chieri, terra che si è dimostrata subito sensibile al messaggio lanciato dal sitting volley, diventando in breve tempo un punto di riferimento per questo entusiasmante sport senza per questo intaccare la grande tradizione pallavolistica della zona, anzi rendendola sempre più ricca e variegata. Negli ultimi anni questa disciplina paralimpica è cresciuta in maniera esponenziale anche per merito dei risultati delle nostre nazionali: ma è proprio alle società che va il più grande ringraziamento per la grande attività svolta sul territorio. L’All Star Game DiaSorin Cup sarà un evento imperdibile e fondamentale per ampliare ulteriormente il seguito del sitting volley, per promuovere i suoi valori quali l’inclusione e l’amore per lo sport».
Impossibilitata a partecipare di persona, ha voluto mandare il suo saluto anche Silvia Bruno, presidente del Comitato Paralimpico del Piemonte: «Sono veramente felice di salutare tutti i partecipanti della DiaSorin Cup, che quest’anno il Chieri ’76 ha deciso di organizzare in modo diverso, in modo che sia davvero una festa del sitting volley italiano. Negli ultimi anni il sitting italiano è cresciuto moltissimo, tanto che la nazionale femminile si è confermata vicecampione europea. Il movimento sta crescendo, speriamo che cresca ancora anche in Piemonte e che questo evento possa essere una vetrina in questo senso. Un grosso benvenuto agli atleti provenienti da tutte le regioni d’Italia. Speriamo che sia davvero una bella festa e di buon auspicio per lo sviluppo di questa disciplina, ancora di più nel 2022, e per l’uscita del movimento paralimpico e dello sport in generale da questo periodo di pandemia e difficoltà».
Ultimo ma certo non meno importante l’intervento di Ugo Gay, vicepresidente di DiaSorin, senza cui nulla di quanto fatto in questi anni sarebbe stato possibile. «Siamo partiti dall’Italia e siamo diventati un global player presente in oltre 120 Paesi. Adesso, per DiaSorin, è tempo di dare sempre più valore e “nuova destinazione d’uso” alla parola multinazionale: siamo, infatti, una realtà internazionale, ma che tiene conto delle specificità locali per far in modo che tutti coloro che lavorano in DiaSorin si riconoscano nei valori comuni e nei progetti che portiamo avanti tutti i giorni. Operare nella ricerca a livello mondiale comporta sfide continue e una grande responsabilità: la consapevolezza di lavorare per migliorare la qualità e le prospettive di vita delle persone. Siamo consci che il vero benessere non riguardi solo la salute: il benessere a cui tendiamo è un impegno a lungo termine, volto a preservare l’armonia con l’ambiente che ci circonda e ha a che fare con la cultura, il territorio e la società in cui viviamo. È la promozione e l’inclusione delle diversità come opportunità di crescita e leva competitiva». «Riconoscere e valorizzare il potenziale umano, avere un impatto positivo nella vita delle persone, essere parte attiva delle comunità locali: è da queste volontà che nasce la DiaSorin Cup nel sitting volley – ha concluso Ugo Gay – Una competizione che si inserisce perfettamente nella nostra visione, puntando alla forza dell’inclusione e l’universalità dello sport, dimostrando quanto la tensione al miglioramento e la forza di volontà ci rendano tutti simili, vicini, unici. Le sfide che questi straordinari atleti affrontano nello sport, l’entusiasmo che hanno nell’affrontare la vita di tutti i giorni, non possono che essere una fonte di ispirazione per tutti. Dobbiamo guardare al futuro con positività e ottimismo e, come ci insegnano questi atleti, a vedere le soluzioni oltre ai problemi».