Asl 5, l’ospedale unico: una speranza, non una certezza
L’ospedale unico è una speranza, non una certezza. Lo ha lasciato intendere il direttore generale dell’asl 5, Uberti, al termine dell’incontro con i media in cui ha illustrato i contenuti dell’atto aziendale con gli obiettivi del prossimo triennio. “Tocca alla politica, alla Regione, realizzarlo, trovando le risorse.” Risorse che al momento, però, paiono destinate in prima battuta alla Cittadella della Salute di Torino e in seconda al futuro (ma già certo e ben avviato sulla carta) ospedale di Novara. Poi, forse, toccherà all’asl 5, a Santena. E intanto si farà cassa, vendendo parti non più funzionali degli attuali ospedali. “Sappiamo bene – dice Claudio Martano, sindaco di Chieri – che nei tre anni prossimi il nuovo ospedale non si farà. E l’asl, più in là del triennio, non può tecnicamente andare. Ecco perché Uberti ne parla nel cappello dell’atto aziendale e poi non ne parla più.” Ma il problema è: l’assessore regionale alla sanità, Saitta, è credibile quando parla del nuovo ospedale unico? Non c’è rischio che l’asl venda beni per fare cassa e si ritrovi poi con un pugno di mosche? “Speriamo proprio di no – dice Martano – anche perché Saitta potrà anche vendere pezzi dei vecchi ospedali, ma ha bisogno dello strumento urbanistico dei nostri comuni, di una variante al piano regolatore che permetta, di quelle parti di ospedale, di farne un uso diverso da quello ospedaliero. E noi no faremo nulla del genere finchè non saremo assolutamente certi che l’ospedale unico e centrale per tutta l’asl si farà davvero. Certo, il rischio che alla fine manchino i soldi per farlo c’è, ma noi dobbiamo ragionare come se ci fossero.”