Chieri, Palazzo Diverio senza acquirenti? Meglio venderlo ‘scollegato’ dalla materna
“Su Palazzo Diverio si potrebbe anche ragionare diversamente: se l’appalto congiunto, cessione dell’immobile a privati in cambio della costruzione della scuola materna, continuerà ad andare deserto, potremmo vendere il palazzo e destinare il ricavato alla scuola.” Questo il pensiero dell’assessore ai lavori pubblici, Massimo Ceppi, alle prese con un complicato intreccio di volontà testamentarie e desideri dell’amministrazione. “Il vincolo del legato a favore del comune – prosegue Ceppi – ci obbliga a collegare il vecchio palazzo a finalità educative. Così era venuta fuori l’idea dell’appalto congiunto. Che ci avrebbe permesso anche di superare i vincoli del patto di stabilità, pagando una scuola con un immobile e non con soldi del bilancio. Ma la crisi del mercato immobiliare aveva raffreddato l’interesse degli operatori del settore, e il primo tentativo era andato a vuoto. Avevamo allora ragionato su una maggiore appetibilità dell’immobile, consentendone uno sfruttamento più ampio in termini di cubatura. Ma le cose non sono migliorate, il mercato non ha al momento dato risposte. Se continuerà a non darne, dopo che avremo nuovamente bandito l’appalto congiunto, , a quel punto la prospettiva è uscire da questa logica e andare ad una vendita del bene, in modo che l’interessato non sia vincolato alla realizzazione dell’opera pubblica. A quel punto, rispettando la volontà testamentaria, noi vincoleremo l’introito della vendita alla realizzazione di opere di edilizia scolastica.”
Che dovrebbe, al momento, voler dire la realizzazione della scuola materna di Via Polesine. Ma non è scontato. “Finora abbiamo sempre ragionato su questa realizzazione – prosegue Ceppi – perché i numeri ci portano lì: dalla ricognizione periodica delle nascite e degli iscritti, si capisce che una nuova scuola materna in Via Polesine alleggerirebbe notevolmente il carico sul plesso di Borgo Venezia e permetterebbe di dare più spazio a quella scuola elementare. Ma non è detto che, da una successiva ricognizione, salti fuori qualche altra priorità.”