Un quadro del Dufour del 1669, un piatto delle offerte e sei ex voto
di Antonio Mignozzetti
Alcuni chieresi che durante le festività natalizie hanno voluto visitare il Museo Diocesano (un museo realizzato negli spazi sotterranei del Duomo di Torino e inaugurato dal cardinale Poletto nel dicembre del 2008), hanno avuto la gradita sorpresa di vedervi esposte alcune opere d’arte e arredi che le rispettive didascalie indicavano come appartenenti al Santuario dell’Annunziata nella città di Chieri. Alla sorpresa è inevitabilmente subentrato il desiderio di saperne di più, e soprattutto di capire il motivo di una tale presenza. Interpellato, Centotorri si è rivolto a don Gianni Sacchetti, cappellano di quel Santuario, che ci ha spiegato: “Il Museo Diocesano accoglie in esposizione temporanea o in custodia opere d’arte e arredi di chiese della Diocesi di Torino non sufficientemente protetti: tutti oggetti che, anche se traslocati a Torino, restano di proprietà della chiesa di provenienza, e vi possono tornare una volta risolti i problemi di sicurezza. Qualche anno addietro, la Confraternita della Misericordia, che gestisce il Santuario dell’Annunziata, ha pensato bene di affidare al Museo Diocesano alcuni oggetti particolarmente preziosi ottenendo due risultati: una custodia più sicura e una maggiore valorizzazione degli stessi”. Ne facciamo una sintetica descrizione.
QUADRO DI CM 116×104, CON BELLA CORNICE DI LEGNO DORATO, RAFFIGURANTE IL CAPO DI SAN GIOVANNI BATTISTA PORTATO DAGLI ANGELI: un soggetto figurativo caro alle Confraternite della Misericordia e agli Ordini Religiosi che si dedicavano all’assistenza dei condannati a morte. Il dipinto, eseguito nel 1669 nello stile classicistico introdotto a Torino da Jan Miel, è attribuito ai fratelli savoiardi Lorenzo, Pietro e Gabriele Dufour. Probabilmente, però, vi ha lavorato il solo Lorenzo: il libro dei conti della Compagnia della Misericordia che lo ha commissionato, infatti, riferisce del relativo pagamento effettuato a “monsieur Dufour”: un solo Dufour, quindi, e sicuramente Lorenzo, che aveva sposato una chierese, Anna Maria Talpone, figlia di un confratello della Compagnia.
UN PIATTO DELLE OFFERTE del XVI secolo che veniva utilizzato per raccogliere le offerte durante la Messa. E’ in ottone dorato, sbalzato a matrice e punzonato, del diametro di 44 cm. E’ un prodotto dell’artigianato fiammingo: le caratteristiche di quello stile emergono soprattutto nella scena dell’Annunciazione, che è raffigurata nel tondo centrale. Questo è circondato da due scritte concentriche in caratteri gotici: la prima illeggibile, la seconda che recita: ICH BART GELUK ALZETT, “Sono stata benedetta in ogni momento”: una frase che richiama quella del Magnifica:”tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
Nel museo sono anche esposti SEI DEI NUMEROSI EX VOTO che si conservano nel presbiterio e nella sacrestia del Santuario dell’Annunziata. Raffigurano tutti la scena dell’Annunciazione e l’episodio tragico che fu all’origine del voto. I due più antichi risalgono rispettivamente al 1695 e al 1723. Il primo descrive la caduta di una persona in un pozzo; nell’altro si vede un personaggio che reca un grande peso (un rotolo di tela?) sulle spalle: non è chiaro in che cosa sia consistita la grazia ricevuta. Come gli altri quattro, e come la maggior parte degli ex voto, sono esempi di arte popolare, di poco valore artistico, ma importanti in quanto documenti di vita vissuta.