PIEMONTE ARTE: SPLENDORI DELLA TAVOLA, BECCARIS-INALTE, RINASCIMENTO A VINOVO, FONDAZIONE GUGLIELMINETTI, RESTAURI A RACCONIGI…

coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo

I MUSEI REALI CELEBRANO I 161 ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA CON “SPLENDORI DELLA TAVOLA”

Ritorna a Torino il prestigioso corredo da tavola in argento commissionato da Carlo Alberto a Charles-Nicolas Odiot per la Sala da Pranzo del Palazzo Reale, ora nelle collezioni del Palazzo del Quirinale.

I Musei Reali celebrano il 161° Anniversario dell’Unità d’Italia ripercorrendo le vie della storia che uniscono Torino, prima capitale, a Roma. Dal 17 marzo al 17 luglio la Sala da Pranzo del Palazzo Reale ospita un inedito allestimento incentrato sul fastoso corredo da tavola in argento realizzato a Parigi per il re Carlo Alberto da Charles-Nicolas Odiot. Commissionato nel 1833 e trasferito al Quirinale tra il 1873 e il 1874, comprende oggi 1832 elementi ed è annoverato tra le maggiori committenze delle corti europee dell’epoca. Il servizio, ammirato per l’eccellente qualità all’Expositions des Produits de l’Industrie di Parigi nel 1834, segna l’evoluzione dei modelli decorativi dell’oreficeria verso un eclettismo di gusto inglese, con forme arrotondate che si adattavano alle esigenze della nascente meccanizzazione industriale. Sono esposti 164 esemplari in prestito temporaneo dal Palazzo del Quirinale, tra cui una grande zuppiera ovale, legumiere, casseroles à entremets, salsiere, oliere, saliere e mostardiere, cucchiai per la senape, sottobottiglie, posateria per dodici persone, piatti da portata, cloches, vassoi, zuccheriere, caffettiere, lattiere, teiere e una fontaine à eau chaude con il suo fornello. Charles-Nicolas Odiot era figlio di Jean-Baptiste Claude, a guida di una fiorente bottega orafa che tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento forniva capolavori di oreficeria per l’aristocrazia francese e che annoverava tra i propri committenti anche Napoleone Bonaparte. La storia e l’identità del servizio sono state ricostruite grazie alle ricerche di Bertrand de Royere, che ha rintracciato anche i disegni preparatori della celebre maison parigina, purtroppo dispersi in aste recenti. La mise en table del Palazzo Reale di Torino è impreziosita da cristalli e porcellane delle collezioni dei Musei Reali e presenta un allestimento scenografico realizzato in collaborazione con la Fondazione Teatro Regio di Torino. Ai lati della tavola, quattro manichini con abiti da sera maschili e femminili di fine Ottocento – inizio Novecento, allestiti dalla scenografa Claudia Boasso. Oltre alla visita della Sala da Pranzo, inclusa nel normale percorso, sarà possibile accedere ad altre suggestive tavole apparecchiate con visite guidate su prenotazione. Al piano terra, l’Appartamento della Regina Elena, con la Sala da Pranzo ornata dai vasi settecenteschi a motivo “palla di neve” e dal servizio Uccelli e insetti della manifattura di Meissen (1896), il Salotto con servizio da caffè e cioccolata, la Sala del Piano con servizio da tè realizzato a Berlino (1895) e la Sala della piglia con gli armadi storici contenenti prestigiosi servizi in porcellana e cristallo di produzione europea. Al primo piano, l’Appartamento dei Principi Forestieri, con una tavola di gusto orientale riservata agli ospiti, e l’Appartamento della regina Maria Teresa con lo splendido servizio a motivi floreali dipinti in tonalità porpora dalla manifattura di Berlino (1894) e biscuit centrotavola francesi nella Sala delle Cameriste, oltre a una selezione del pregiato servizio da dessert parigino detto delle “Donne più celebri d’Europa di tutti i tempi” (1852), realizzato dall’Atelier di Boyer.  La visita si conclude nella Sala del Lavaggio con la collezione di porcellane orientali conservate negli armadi storici del Palazzo Reale. L’allestimento è stato realizzato con il sostegno del Soroptimist Club Torino, che ha finanziato l’acquisto di nuove tovaglie presenti sulle tavole lungo il percorso di Palazzo Reale. Il nuovo allestimento Splendori della tavola è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali. Il percorso speciale Tavole imbandite è visitabile con CoopCulture.

Info e prenotazioni: Tavole imbandite | CoopCulture; 011 19560449; info.torino@coopculture.it

 

ASTI. MOSTRA “LA FORZA DEL COLORE” DI ANNA CLARA BECCARIS E PIERO INALTE

Ad Asti , a Palazzo Ottolenghi , in Corso V. Alfieri 350, sarà inaugurata venerdì 25 marzo 2022 alle ore16,00 la mostra di pittura “ La forza del colore”, di Anna Clara Beccaris e Piero Inalte. La mostra , organizzata con il Patrocinio del Comune di Asti, resterà aperta fino al 10 aprile con il seguente orario : giorni feriali ore 15,30-19, domenica ore 10-12,30 15,30-19. Chiuso il Lunedì . La mostra è rivolta a tutti e vuole essere un ritorno alla reatà delle cose, delle figure e dei paesaggi, privilegiando, ove possibile, temi relativi al territorio. Nei dipinti esposti protagonista è il colore e quindi vengono valorizzati soggetti, anche anonimi, accentuandone l’aspetto cromatico. Le opere diventano così delle autentiche “feste di colore” inducendo chi le guarda a soffermarsi con attenzione. Anna Clara Beccaris è nata a Costigliole d’Asti e vive a Canelli. Si è diplomata al Liceo Artistico dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, frequentando i corsi di Francesco Casorati e Romano Campagnoli. In seguito si è laureata presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. E’stata docente di Arte e Immagine nella scuola secondaria di primo grado prevalentemente presso le Scuole Medie “F. Carretto” di Montegrosso D’Asti e “C. Gancia” di Canelli . Da sempre dipinge, prediligendo la figura, il paesaggio e le composizioni di nature morte; ha partecipato a numerosi concorsi di pittura ed ha esposto le sue opere in parecchie mostre personali e collettive. Nel 1978 ha tenuto la sua prima Mostra Personale nel Castello di Costigliole d’Asti. Hanno fatto seguito le Personali allestite al Palazzo della Provincia di Asti (1979), ad Agliano Terme (AT) (1979), a Canelli (AT) nel Salone della Cassa di Risparmio di Asti ( 1981), ad Agliano T. (1982), ad Alba (CN) alla Galleria della Maddalena (1983), al Palazzo della Provincia di Asti (1984), a Bra (CN) nella Chiesa di S. Rocco (1984), a Dogliani (CN)(1985), a Torino alla Galleria La Telaccia (1985), a Canelli alla Galleria La Finestrella (1986), al Castello di Costigliole d’Asti (1988), nella Cantina Dei Vini di Costigliole d’Asti (1994), a Torgnon AO (2019), a Torgnon AO (2020), al Castello di Costigliole d’Asti con la Prima edizione di Roràrte(2020), al Castello di Costigliole d’Asti con la Seconda edizione della Mostra Roràrte (2021) e nuovamente a Torgnon AO (2021). Si sono occupati della sua opera, tra gli altri, Franco Asaro, Laura Bosia, Vittorio Bottino, Carlo Cerrato, Ermanno Corti, Manuela Cusino, Marida Fausone, Aldo Gamba, Alba Ghione, Silvia Ravetti…. Piero Inalte è nato e vive a Canelli (AT). Si è laureato presso la Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino. Con spirito indagatore ha sempre coltivato la passione per il disegno e la pittura, con un linguaggio fedele all’interpretazione del vero. Ha sviluppato le sue abilità in seguito all’incontro con Anna Clara Beccaris, con cui ha condiviso l’interesse per l’Arte. Ha iniziato ad esporre i suoi dipinti alle mostre della Società Promotrice delle Belle Arti di Asti dal 1984 al 1996. Successivamente ha partecipato a numerose Mostre Collettive e Concorsi di Pittura tra cui “Living Art” a Lu Monferrato (AL), e a diverse edizioni di “Fuoco e Colore” presso il Palazzo Riccadonna a Canelli (AT). Inoltre nel 2019 e nel 2020 ha esposto nelle Mostre Personali a Torgnon (AO). Nel 2020 ha partecipato alla Prima Edizione di Roràrte presso il Castello di Costigliole d’Asti . Nel 2021 ha partecipato alla Seconda Edizione della Mostra Roràrte a Costigliole d’Asti ed ancora a Torgnon AO con una Mostra dedicata ai “Falsi d’autore” .

 

IL RINASCIMENTO PIEMONTESE IN UNA MOSTRA DEDICATA AL CARDINALE DOMENICO DELLA ROVERE

Tra testimonianze, documenti e dipinti, la storia di un uomo di chiesa che finanziò il castello di Vinovo e il duomo di Torino

Finanziò la costruzione del castello di Vinovo ma anche del Duomo di Torino, un religioso appassionato di arte che ha dedicato la sua vita all’estetica, alla fede in Dio e allo studio dell’architettura. Indiscusso interprete del rinascimento piemontese, il cardinale Domenico Della Rovere è il protagonista di una mostra patrocinata dal Comune di Vinovo, dalla Regione Piemonte e dalla Città metropolitana di Torino che si terrà dal 19 marzo al 12 giugno 2022 che ricostruisce le fasi di costruzione con documenti dell’epoca di uno dei più imponenti edifici rinascimentali piemontesi attraverso dipinti dell’epoca miniature e opere recuperate da musei e archivi Italiani. «Il rilancio di una delle più importanti dimore rinascimentali del Piemonte – sottolineano il sindaco Gianfranco Guerrini e gli assessori alla Cultura del Comune di Vinovo Maria Grazia Midollini e della Regione Piemonte Vittoria Poggio – rientra nel programma di valorizzazione dei beni architettonici e culturali di cui la Regione è sostenitrice. Il Rinascimento piemontese fa parte del corredo culturale di cui l’Italia vanta un primato mondiale per l’originalità con la quale fu reinterpretato il mondo in chiave umanistica da artisti, poeti, architetti e intellettuali». Costruito su disegno dell’architetto Baccio Pontelli, il castello di Vinovo fu finanziato dal cardinale Domenico Della Rovere, mecenate e appassionato d’arte che inviò da Roma casse di argenti e preziosi per erigere l’edificio di Vinovo. A Della Rovere si deve anche la costruzione del Duomo di Torino, realizzato nell’ultimo decennio del Quattrocento su progetto di Meo del Caprina. «Le fortune economiche e la carriera ecclesiastica del nobile vinovese – spiega lo storico e curatore della mostra Ilario Manfredini – ebbero importanti riverberi culturali e artistici a Vinovo e in tutti i luoghi in cui mise in campo il suo mecenatismo. Il Cardinale ebbe incarichi impegnativi ma anche remunerativi presso la Curia romana che gli consentirono di consolidare la sua posizione, sia a Roma che in Piemonte. Questo gli consentì di regalare alla comunità un patrimonio di inestimabile valore che oltre all’indice culturale oggi è un attrattore turistico a tutti gli effetti». La sala del Fregio ospiterà alcune miniature e una raccolta libraria conservata all’interno del castello dopo la morte del cardinale, mentre nella sala degli Stucchi e dei Medaglioni saranno esposte rappresentazioni rinascimentali del Piemonte. Nell’ambiente di Carlo VIII saranno rievocate le figure di Domenico Della Rovere, Carlo VIII di Francia e Carlo II di Savoia. Nel salone d’onore del lato nord si potranno vedere documenti e disegni delle fasi costruttive dell’edificio, mentre nel chiostro si potrà ammirare il cortile cesareo del castello. La mostra ha un’appendice anche nella chiesa parrocchiale dove si potrà ammirare il complesso scultoreo tardo quattrocentesco del «Compianto», opera realizzata per il perduto convento del Tivoletto.

UN MECENATE TRA VINOVO, ROMA E TORINO

Nato a Vinovo nel 1442, Domenico si trasferì a Roma nel 1465 seguendo l’esempio del fratello Cristoforo Della Rovere, protonotario apostolico. Il nobile vinovese avviò la sua carriera ecclesiastica sotto la protezione del cardinale Francesco Della Rovere, che sarebbe salito al soglio pontificio con il nome di Sisto IV. I prestigiosi, impegnativi e remunerativi incarichi presso la Curia romana consentirono a Domenico della Rovere di consolidare la sua posizione, sia a Roma che in Piemonte, soprattutto dopo la morte del fratello nel 1478. Le fortune economiche e la carriera ecclesiastica del nobile ecclesiastico vinovese ebbero importanti riverberi culturali e artistici a Vinovo e in tutti i luoghi in cui Domenico della Rovere mise in campo il suo mecenatismo. Creato cardinale nel 1478, Domenico Della Rovere diventò Vescovo di Torino nell’anno successivo, consolidando il suo ruolo di promotore e sostenitore degli artisti e dei letterati più qualificati presenti a Roma alla fine del XV secolo. Fu lui a chiamare il Pinturicchio e le sue maestranze ad affrescare tra il 1485 e il 1490 la villa che possedeva in Borgo Vecchio, ora via della Conciliazione, ma anche la cappella funeraria in Santa Maria del Popolo, dove fu collocato il sepolcro del fratello Cristoforo. Si deve a Domenico Della Rovere la costruzione del nuovo Duomo di Torino, realizzata nell’ultimo decennio del Quattrocento su progetto di Meo del Caprina. La sua predilezione per i canoni estetici rinascimentali trova una plastica rappresentazione anche nel castello di famiglia a Vinovo, che per suo impulso fu oggetto di una radicale trasformazione negli stessi anni in cui si realizzava il Duomo del capoluogo subalpino. L’obsoleta struttura difensiva medievale venne trasformata per suo volere in una sontuosa residenza rinascimentale. Nel XVI secolo il prestigio e il potere dei Della Rovere in Piemonte proseguirono con Giovanni Ludovico, Vescovo di Torino dal 1501 al 1510, e con Giovanni Francesco, Arcivescovo subalpino fino al 1515.

 

VITA QUOTIDIANA ALLA CORTE DEI SAVOIA (1663 – 1831)

Presentazione del volume di Andrea Merlotti

Lunedì 28 marzo 2022  ore 16.30 Palazzo Madama – Sala Feste  Piazza Castello, Torino

Intervengono: Andrea Merlotti, direttore del Centro studi del Consorzio delle residenze reali sabaude – Paolo Cozzo (Università degli Studi di Torino) – Pierangelo Gentile (Università degli Studi di Torino) – Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di Palazzo Madama

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica propone, lunedì 28 marzo alle ore 16.30, la presentazione del libro di Andrea Merlotti Vita quotidiana alla corte dei Savoia (1663 – 1831), Torino, Edizioni del Capricorno, 2021. Il libro ricostruisce in maniera puntuale e documentata la vita quotidiana di quella grande macchina per la rappresentazione del potere che fu la corte sabauda. Migliaia di persone, per secoli, hanno partecipato al funzionamento di questo raffinato meccanismo, vivendo ruoli definiti con scrupolosa precisione dai regolamenti di palazzo e dai cerimoniali. Il volume restituisce alla corte dei Savoia il suo ruolo politico, per lungo tempo dimenticato o incompreso. Cerimonie e riti curiali sono ricostruiti in modo da comprendere il loro ruolo nella gestione e nella rappresentazione del potere da parte della dinastia (esemplare in tale senso il caso dei baciamani di capodanno). Una parte importante del volume è dedicata alla sfera religiosa, che rivestiva un ruolo centrale nella vita di corte, e ai suoi spazi, fra cui spiccano la Cappella della Sindone e la Basilica di Superga. Protagoniste del volume sono anche le residenze sabaude, che furono il teatro della vita di corte e i cui spazi furono spesso definiti anche dalle cerimonie e dai riti che vi si svolgevano.

 

ASTI. LA  PITTURA DI PAESAGGIO. OPERE DELLA FONDAZIONE EUGENIO GUGLIELMINETTI

Presso la Sede della Fondazione Eugenio Guglielminetti (Asti, Palazzo Alfieri, corso Alfieri 375) dal 19 marzo 2022 è visitabile la mostra “La pittura di paesaggio. Opere della Fondazione Eugenio Guglielminetti”, esposizione di 40 dipinti selezionati dal patrimonio della Fondazione. Dal Secondo Ottocento, le esperienze inglesi e francesi “en plein air” ispirarono gli artisti  delle accademie nazionali ad uscire dagli studi, affrontando con tavolozza e cavalletto l’integrità della natura, l’emozione sensitiva e visiva delle stagioni. Il motivo del paesaggio, da frammento decorativo o storico e romantico, divenne composizione autonoma su tele o tavole ad olio dai preziosi riflessi cromatici. La collezione della Fondazione Guglielminetti accoglie il visitatore con le luminose “marine” di Giuseppe Bertini (Milano 1825- 1898), allievo di Francesco Hayez e suo successore nella direzione dell’Accademia di Brera, di Enrico Secondo Guglielminetti ( Asti 1844- Roma 1918), il Contrammiraglio della Real Marina pittore ed orientalista, navigatore dallo sguardo acuto e sensibile, di Giulio Musso (Asti 1851- 1915), allievo di Michelangelo Pittatore, lirico interprete della realtà ( “Marina”, olio ; “Bistagno sotto la pioggia”, olio). La sezione del Novecento, nuovo secolo di ricerca estetica, si avvìa con la delicata tempera  “Giardini delle Tuileries” eseguita nel 1907 dal protagonista del movimento “Novecento” Anselmo Bucci ( Fossombrone 1887- Monza 1955), l’acquarello “Casali e vegetazione”(datato 1923) di Marcello Boglione ( Pescara 1891- Torino 1957), docente di tecniche incisorie all’Accademia Albertina di Torino, le prospettiche vedute di Mogadiscio negli anni Trenta di Giuseppe Pognante (St. Rambert 1894- Susa 1985) e la sanguigna su carta di Felice Vellan ( Torino 1889- 1976), abile illustratore per l’editoria e promotore del “Circolo degli Artisti” di Torino. Tra i due conflitti mondiali, la contemplazione della natura diviene occasione di confronto nelle rassegne regionali e nazionali delle Società Promotrici, documentate dalle verdi colline canellesi di Domenico Valinotti ( Torino 1889- Canelli 1962), dallo studio campestre di Gino Mazzoli (Casale M.to 1900-1974), dal disegno “San Marzanotto” (1918) di Giuseppe Manzone (Asti 1887- Torino 1983), dal “Castello di Burio”eseguito nel 1940 dal “maestro della luce” Pio Pia (Isola Villa 1900- Asti 1958). Tra le testimonianze degli artisti astigiani attivi dagli anni Quaranta: la fresca tempera “Periferia” di Giulio Taricco (Asti 1891- 1977), il lirico olio “ Tramonto sulle ninfee a San Marco”(1952) di Vincenzo Adorni (Asti 1880- 1958), l’arioso scorcio prospettico del dipinto “Paesaggio” di Alfredo Fea (Valenza 1904- Asti 1967). L’intensa attività artistica del Secondo Dopoguerra è testimoniata dalle vivaci personalità nelle esposizioni figurative: dalla pennellata pastosa di Emanuele Laustino (Pittsburg 1916- Asti 1988) in “Paesaggio nel Monferrato”, dall’olio “Nebbia fra i gelsi” ( 1963) di Renzo De Alexandris ( Asti 1914- 2008), dal vivido dipinto “Castelnuovo Calcea” (1981) di Carlo Miroglio (Asti 1917- 2009), all’affresco su tela “San Damiano”( Premio di Pittura San Damiano, Asti 1960) di Gigi Quaglia (Asti 1915- 2004), alle morbide luci di Maria Martinengo ( Asti 1919- 2002), ai teneri pastelli del poeta e scrittore Franco Asaro (S. Cataldo 1936- Canelli 2012). Le ricerche espressive degli anni Settanta compaiono nelle opere: “Fabbriche”( olio, 1957) di Annibale C. Bianchi ( Asti 1920- 2013), “Case ad Alassio” ( carboncino), “Paesaggio”(matita) di Eugenio Guglielminetti ( Asti 1921- 2006), “ Fondale” di Enrico Colombotto Rosso (Torino 1925- Camino 2013), “ Case di Piazza Politeama a Palermo” ( olio, 1961) di Amelia Platone ( Asti 1927- 1994), “Luce lunare sul Po” (olio, 2002) di Alfonso Birolo ( S. Sebastiano Po 1927- 2006), “ Cielo offuscato” (olio, 1985) di Guido Mastallone. Originali interpretazioni del tema naturalistico compaiono nel disegno “ Castell’Alfero- Estate”di Ottavio Coffano, nelle velature tonali di Piero Sciavolino, nella metafisica composizione di Emilio Baracco e nel dipinto “Marina” di Giuseppe Orlandi .La mostra, a cura di Marida Faussone e Giuseppe Orlandi, sarà visitabile fino all’8 maggio 2022 con il seguente orario: martedì- domenica 10-19, sabato e domenica su prenotazione al 388 1640 915 o prenotazioni@fondazioneastimusei.it

 

CASTELLO DI RACCONIGI VISITE AL CANTIERE DI RESTAURO

È in corso al Castello di Racconigi, tra i complessi museali gestiti dalla Direzione regionale Musei Piemonte del Ministero della cultura, il cantiere didattico Una tavola da Re. Il restauro della grande tavola di Henry Thomas Peters, dedicato al monumentale tavolo realizzato dal celebre ebanista inglese per la Sala da pranzo della residenza sabauda. L’iniziativa si deve alla proficua collaborazione, portata avanti ormai da parecchi anni, con la Scuola per Artigiani Restauratori Maria Luisa Rossi. Impegnati solitamente negli spazi attrezzati della Scuola, questa volta gli allievi si trovano a operare all’interno del Castello, per un protagonista d’eccezione: il tavolo di Peters non solo tocca dimensioni notevoli (cm 280 x cm 230 x cm 78), ma è anche allungabile fino a cinquanta coperti per un’estensione complessiva di oltre 8 metri di lunghezza. Per consentire uno sguardo dietro le quinte sull’attività costante di conservazione delle collezioni del Castello, si propongono al pubblico, il giovedì pomeriggio dal 24 marzo al 19 maggio 2022, 8 visite tematiche di approfondimento sulle operazioni in corso. Docenti restauratori e allievi della Scuola illustrano criticità, tecniche e materiali che rendono unico ogni intervento di restauro, introducendo così i visitatori nell’affascinante realtà della salvaguardia dei beni culturali.

La partecipazione è su prenotazione obbligatoria e il costo della visita è compreso nel biglietto di ingresso al Castello.

 

PHOS TORINO, MOSTRA “BENE, BIS”

A 85 anni dalla nascita e 20 dalla scomparsa di Carmelo Bene (Campi Salentina, 1º settembre 1937 – Roma, 16 marzo 2002), lunedì 21 marzo ore 18,30-21,30, centro PHOS, via Vico 1, Torino: inaugurazione di Bene, bis. Mostra fotografica (con sorprese audiovisive) a cura di Mario Serenellini, in collaborazione tra Le Plateau de la Méduse di Parigi, MAV (Museo Archeologico Virtuale) di Ercolano, Uc, Teatro Stabile di Torino e PHOS – Centro per la Fotografia e le Arti Visive. Una selezione di immagini collezionate dal curatore sul teatro anni 1966-1968, con scatti d’autore degli spettacoli più rappresentativi del “teatro di contraddizione” di Bene. Dagli archivi del Teatro Stabile di Torino riemerge, invece, la storia del Faust-Marlowe/Burlesque (1975/76) di Aldo Trionfo e Lorenzo Salveti, con Carmelo Bene (Mefistofele-Faust) e Franco Branciaroli (Faust-Mefistofele), prodotto dallo Stabile ma che non andò in scena nella nostra città. La mostra sarà visitabile fino all’8 aprile.

 

UN SORRISO GRANDE COME IL MONDO. FOTO DI CLAUDIO CRAVERO