PIEMONTE ARTE:  SACCOMANDI, KOLAR, CUCCHI, CAPOLUPO, FERRONI, PROPAGANDA, SCIAVOLINO, BOLTANSKI, TORRIERI. THE OTHERS…  

 

TORINO, ALLA «BERGIA» PRESENTATA OPERA GRAFICA DI SERGIO SACCOMANDI

Nella storica Caserma «Bergia», in piazza Carlina a Torino, è stata presentata l’incisione «Fermezza e Azione» che Sergio Saccomandi ha realizzato per l’Arma dei Carabinieri.

Dopo le precedenti manifestazioni, in cui si sono potute vedere le pagine incise da Tino Aime e Riccardo Cordero, questa testimonianza di Saccomandi rappresenta una particolare visione e interpretazione della figura del carabiniere, costituisce un documento caratterizzato – ha detto Gian Giorgio Massara nel descriverlo alle autorità intervenute – da un foglio «bilanciato fra astrazione e realtà, fra l’immagine del carabiniere in posa e la luce. E il segno sottolinea il movimento degli zoccoli dei destrieri. Accanto erano esposti anche alcuni suoi dipinti che si legano al costante intento di trasformare la realtà in simbolica poesia».

Un incontro, organizzato e introdotto dal Colonnello Ernesto Sacchet, in cui arte e storia, ricerca espressiva e valore dell’«Arma», sono stati evidenziati alla presenza del Generale di Brigata Gino Micale, Comandante della Legione Piemonte e Valle d’Aosta, del Colonnello Benedetto Lauretti, Capo Stato Maggiore della Legione Piemonte e Valle d’Aosta e del Maggiore Guido Barbieri, Comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale del Piemonte e Valle d’Aosta. E tra il pubblico, studiosi, editori, giornalisti e gli artisti Angela Guiffrey, Dora Paiano, Claudio Zoccola, Francesco Preverino, Vincenzo Gatti e lo scultore Riccardo Cordero.

Angelo Mistrangelo

 

TORINO, ALLA “ROCCATRE” JIŘÍ KOLÁŘ: LA LIBERTÀ È UN COLLAGE

7 novembre – 23 dicembre 2015

INAUGURAZIONE

sabato 7 novembre 2015 ore 19

kolarLa Galleria d’arte Roccatre di Torino inaugura, in occasione della Notte delle Arti

Contemporanee, un’esposizione del maestro Jiri Kolar, presentando una serie di opere

riferite al periodo che va dagli anni Cinquanta agli anni Novanta.

“Scrittore poeta e artista visivo, Jiri Kolar è tra i massimi maestri ormai storici della grande

e articolata area di ricerca d’avanguardia all’incrocio fra parole e immagini, quella che va

da Mallarmé ai calligrammi di Apollinaire e alle “parolibere” futuriste, dalle

sperimentazioni scritte e dai collage e poemi-oggetti dadaisti e surrealisti fino alla poesia

visiva e concreta, e anche a certe elaborazioni concettuali, degli anni 1960/70.

Affascinato fin da giovane dalla tipografia, dalle pagine stampate, dai repertori di

immagini provenienti dalle fonti più disparate (in particolare dal vastissimo archivio della

storia dell’arte), Kolar ha elaborato la sua visione artistica utilizzando in modo magistrale

tutte le potenzialità espressive e immaginifiche della tecnica del collage. Nel suo ben noto

Dizionario dei metodi, ha fatto l’elenco di oltre un centinaio di differenti procedimenti

combinatori di frammenti di testi scritti o di elementi iconici, sia su superfici

bidimensionali sia nella dimensione tridimensionale degli oggetti. Ci sono tecniche già

sperimentate e invenzioni geniali, con le più fantasiose variazioni formali e tematiche.

Di questo lungo elenco si possono citare per esempio i froissages (immagini e pagine

scritte spiegazzate e incollate); i confrontages (confronti spiazzanti ); gli intercalages (con

immagini variamente intercalate); i collage di fori, tattili o narrativi; gli anti-collage; e

addirittura i pazzogrammi realizzati con tracciati di encefalogrammi. I suoi procedimenti

forse più noti sono i chiasmages e i rollages, alla base anche di varie opere qui esposte.

I chiasmages sono realizzati ricoprendo delle superfici o degli oggetti con textures anche

molto fitte di ritagli di testi stampati o di immagini. Questi elementi tipografici, grafici e

iconici possono essere prelevati da pagine scritte in qualsiasi lingua, con caratteri latini,

arabi, ebraici, o ideogrammi cinesi; oppure da atlanti stellari, spartiti musicali, orari

ferroviari, enciclopedie scientifiche e libri di storia dell’arte.

I rollages sono dei collage elaborati attraverso un procedimento di “affettatura” in

molteplici strisce di immagini diverse, che vengono poi incollate in sequenze e ritmi

alternati o incrociati o altro ancora, creando degli effetti di perturbazione cognitiva e

percettiva assolutamente stranianti e perturbanti.

Il risultato è di straordinario fascino visivo e concettuale. Tutto il sapere scritto e tutte le

immagini utilizzate entrano in una dimensione di radicale destabilizzazione del senso

comune, e sono per cosi “centrifugate” attraverso un processo allo stesso tempo

razionalmente programmato e creativamente sorprendente.

In questo modo Kolar ha creato le condizioni per vedere gli elementi della cultura in cui

siamo immersi da una prospettiva inusitata, come attraverso un caleidoscopio. Davanti alle

sue opere il piacere estetico ci porta dentro una dimensione in cui tutti i parametri logici e

razionali vengono rimessi in questione.

Kolar ci apre gli occhi e la mente a visioni immaginifiche, e allo stesso tempo ci fa riflettere

a fondo sulla memoria collettiva e sul senso stesso della realtà.

“La vita – ha scritto l’artista – pone su di noi sempre nuovi strati di una carta invisibile. Uno

strato ci fa dimenticare l’altro. E quando riusciamo a staccare o addirittura a strappare via

qualche strato, siamo sorpresi di quante cose stanno dentro di noi. Quante cose che il

tempo non ha eliminato ci portiamo dentro. È qualche cosa in grado di risvegliarsi, di

resuscitare”. Francesco Poli

 

PALAZZO MADAMA, INSTALLAZIONE DI  CUCCHI

Un’installazione di Enzo Cucchi per la veranda juvarriana

Palazzo Madama – Veranda Sud

Inaugurazione: 4 novembre 2015 – ore 18.00

cucchiPalazzo Madama offre una nuova occasione di mettere in dialogo l’arte antica con quella contemporanea, già esplorata durante altre edizioni di Artissima.

Per la seconda volta, dopo la mostra al Castello di Rivoli del 1993, Enzo Cucchi entra in risonanza con uno spazio creato dal grande architetto siciliano Filippo Juvarra. La Veranda Sud del museo ospita tre dipinti e una scultura che proseguono il percorso di ricerca, mai abbandonato, di Enzo Cucchi nel suo confrontarsi con l’arte antica. Affacciata sulla piazza e sullo Scalone, la Veranda, antica “Camera degli Specchi” di Madama Reale, è il luogo ideale per Cucchi, che da sempre rivendica il ruolo centrale e civile dell’artista nella società: “Penso che dal punto di vista

spirituale, morale, etico dobbiamo essere nuovi bucanieri e creare nuove forme di avamposto”, nella strenua convinzione che “sono gli artisti che devono dare le immagini del mondo”.

Tre dipinti, in ognuno dei quali un volto. Per ogni dipinto un titolo pregnante che conferma il legame di Cucchi con la poesia, non una semplice etichetta ma parte dell’opera.

Per ora… basta: una preghiera, un’invocazione affidata al viso e alla forza delle mani intrecciate del pleurant; Sì… siamo in Italia: un Giano bifronte (o una Trinità scesa dagli antichi affreschi medievali) che osserva il visitatore e al tempo stesso ne distoglie lo sguardo lasciando in eredità una valle di lacrime. Testa dura: profilo di derivazione giottesca, puro volume come il freddo diamante.

Drone Dario: la scultura in legno di tiglio, il legno preferito dagli artisti del Rinascimento tedesco, è stata pensata per essere sospesa al centro della sala, come l’uovo di Piero della Francesca, a simboleggiare la continuità dell’uomo e dell’arte. Le guglie aguzze che coronano la scultura sono gli apici di un flusso continuo di volumi in cui una cattedrale gotica lascia il posto alle cupole di un edificio rinascimentale e ai ciuffi di una palma. E in questo fluire della composizione trovano posto due sole figure umane: in una distorsione in cui i corpi perdono i propri confini di pelle e

si fondono in un’unica essenza. La Veranda juvarriana, con le sue alte vetrate trasparenti e il soffitto settecentesco, offre dunque ancora una volta la possibilità di conoscere la riflessione di Enzo Cucchi sulla scultura: “Io posso pensare a una scultura come a un’ombra; mi piace l’idea che una scultura possa fare un’ombra su un luogo incredibile: mare, su qualcosa che invece di solito le sculture classiche non riescono ad arrivare; oppure una cosa che mi piaceva, anche in questo senso questa scultura e vedi anche il cielo”.

Palazzo Madama

Piazza Castello – Torino

orario: lunedì 10-18; mercoledì-sabato 10-18; domenica 10-19. martedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima

 

TORINO: MOSTRA DI ANNA CAPOLUPO

BerlinoNowhere. Inconscio metropolitano vol. 2

capolupoBurning Giraffe Art Gallery ospita la mostra BerlinoNowhere. Inconscio metropolitano vol. 2, seconda personale della giovane pittrice Anna Capolupo nello spazio espositivo di Via Eusebio Bava 8/a, a Torino.

Attraverso una collezione di diciassette opere – tra potenti dipinti di grandi dimensioni, disegni e micro-installazioni, in cui uno degli elementi urbani ritratti, il cemento, esce dalla tela per diventare esso stesso opera pittorica – , l’artista traccia un percorso attraverso la periferia urbana della capitale tedesca, ritraendo i luoghi dell’Inconscio metropolitano: quegli spazi architettonici che si annidano nel rimosso tanto delle grandi città quanto dei loro abitanti e da cui scaturiscono le pulsioni al cambiamento. Si tratta, per lo più, di ambienti abbandonati a se stessi, o di vestigia del passato industriale della città, che vengono trattati senza trasfigurazioni romantiche, ma cogliendone, in un’unica affascinante istantanea, il passato funzionale e le possibilità future, la loro intima essenza di architetture di transizione. Sono non-luoghi: ambienti che accomunano una metropoli all’altra e, allo stesso modo, legano gli uni agli altri gli inconsci dei loro abitanti. Si tratta di luoghi della memoria, sia perché tracciano il passaggio dell’artista nei luoghi stessi, nella città che ha vissuto e conosciuto intimamente, sia perché è proprio grazie all’ausilio fallibile della facoltà mnemonica che essi vengono ricostruiti. Sono non-luoghi della memoria, perché, pur avendo una resa visiva estremamente realistica, quasi tattile – grazie all’utilizzo della carta grezza e ruvida come supporto alle stratificazioni di colori acrilici, pastelli, tempere e grafite; un amalgama di sovrapposizioni e strappi che rende materica e percettibile la presenza tattile di alcuni degli elementi ritratti, come il ferro e il cemento – non hanno nulla di fotografico, ma vivono della tensione che l’artista pone nel tentativo di superare la fotografia.

«Anna Capolupo – scrive Giuseppe Savoca, curatore della mostra –, come un moderno Edward Hopper, fa suo un “sentimento metropolitano” e introduce elementi di crisi nell’ interpretazione della città; in particolare delle sue periferie, qualificandole in modo completamente diverso, rovesciandone il tema del degrado, sottolineandone l’atmosfera malinconica che avvolge tutte le cose e gli uomini a esse. Sono questi i luoghi che appartengono a tutti noi, quelle periferie dell’anima dove i ricordi si smaterializzano in sensazioni non più terrene e diventano sentire comune».

La mostra è il secondo di due capitoli di una ricognizione pittorica sugli spazi dell’Inconscio metropolitano, il primo dei quali è stato presentato nel giugno 2014, sempre da Burning Giraffe Art Gallery. In mostra sarà presente il catalogo TorinoBerlinoNowhere, edito da PRINP, che comprende entrambi i capitoli del progetto.

La mostra fa parte degli eventi delle rassegne Torino Incontra Berlino e ContemporaryArt del Comune di Torino.

 

ANNA CAPOLUPO – BerlinoNowhere. Inconscio metropolitano vol. 2

A cura di Giuseppe Savoca

Periodo mostra: dal 29 ottobre al 28 novembre 2015

Orari di apertura: dal martedì al sabato, 14:30 – 19:30

Ingresso libero

Burning Giraffe Art Gallery

Via Eusebio Bava 8/a, 10124, Torino

www.bugartgallery.com – info@bugartgallery.com

tel. 011 5832745 – 347 7975704                             

 

 

TORINO, MOSTRA DI GIANFRANCO FERRONI

ferroniLe stanze de “la musique du silence”

A cura della Fondazione Bottari Lattes

in collaborazione con la Galleria Ceribelli di Bergamo

FINO AL 16 GENNAIO 2016

SPAZIO DON CHISCIOTTE

Via della Rocca, 37 – Torino

 

Presso lo Spazio Don Chisciotte di via della Rocca 37, a Torino, mostra di Gianfranco Ferroni.

Dopo molti anni dall’ultima mostra di Ferroni a Torino (Galleria Davico, 1992), la Fondazione Bottari Lattes propone nel suo spazio torinese un’ampia e articolata rassegna dell’artista, presentata in catalogo da Marco Vallora. Già nel 2011 la Fondazione aveva ospitato a Monforte d’Alba opere di Ferroni insieme a quelle di Saroni nell’ambito delle rassegne Su carta, ed ora dopo la grande mostra di Ferroni agli Uffizi a Firenze (maggio-luglio 2015) offre la possibilità di ammirare un’importante retrospettiva sulla pittura del maestro. La mostra raccoglie una ventina di opere scelte di piccole e medie dimensioni che ripercorrono l’intero arco cronologico della vicenda artistica di Gianfranco Ferroni. Dalle prime prove di impronta espressionista della seconda metà degli anni Cinquanta del Novecento alla produzione della maturità, a partire dagli anni Settanta, con le famose composizioni immerse nel silenzio che lo hanno reso noto al grande pubblico. Vere e proprie icone che con luce e segno definiscono l’immaginario ferroniano, costruzione e dissoluzione che si ritrovano anche nella grafica incisa, di cui l’artista è un riconosciuto maestro al pari della pittura.

La mostra è a cura della Fondazione Bottari Lattes in collaborazione con la Galleria Ceribelli di Bergamo, che ha prestato la maggior parte delle opere esposte, a cui si aggiungono quelle della collezione privata di Caterina Bottari Lattes. Ha scritto Marco Vallora: “Forse ci sono anche ragioni biografiche, esistenziali, per quella progressiva ‘spoliazione’ delle ammutolite camere di tortura di Ferroni: si parte, nella mostra torinese, di lì, da quel gorgo. […] Le rovine frananti dell’utopia. La collosa, collassata spazzatura imbarazzante della fiducia umana. Resti. Ectoplasmi, anche, della stazzonata, e singhiozzante epopea realista (Ferroni non ha mai amato i guttusiani ‘littoriali rossi’ della sinistra di partito) lacerti sconfitti di un realismo a brandelli, che vuole comunque contrapporsi, sopravvivere, alla vincente, dilagante marea informale, o pop”. Gianfranco Ferroni (Livorno 1927 – Bergamo 2001), pittore e incisore, ha svolto prevalentemente la sua attività d’artista prima a Milano e poi a Bergamo, con frequenti soggiorni in Versilia. Sul finire degli anni Quaranta frequenta l’ambiente di Brera ed ha modo di conoscere alcuni importanti artisti, anche delle generazioni precedenti alla sua, in una Milano tanto attiva e vivace, allora centro di elevati fermenti culturali. A metà degli anni Cinquanta stringe amicizia con Banchieri, Ceretti, Guerreschi, Romagnoni, Vaglieri. Dalla loro unione nasce il gruppo che il critico Marco Valsecchi definì “realismo esistenziale”. Nel 1957 inizia a dedicarsi alla grafica incisa. Nel 1963 gli viene assegnato il Premio Biella per l’incisione (ex aequo con Giacomo Soffiantino) e nel 1973 ottiene un particolare riconoscimento per la grafica al Premio del Fiorino di Firenze.

Accademico di San Luca, ha partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia (nel 1968 e nel 1982 con una sala personale) e della Quadriennale di Roma (Primo Premio nel 1999). Sempre alla Biennale è presentato nel 2002 il mediometraggio La notte che si sposta – Gianfranco Ferroni, regia di Elisabetta Sgarbi. Numerose le mostre personali in gallerie pubbliche e private, in Italia e all’estero: tra le altre si ricordano le antologiche a Palazzo delle Albere a Trento nel 1985, a Palazzo Sarcinelli di Conegliano nel 1990 e 1999, alla Civica Galleria di Arte Moderna di Bologna nel 1994, a Palazzo Reale di Milano nel 1997 e nel 2007, alla Pinacoteca di Brera (Sala della Cappella di Mocchirolo) a Milano nel 2001, alla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte di Roberto Longhi di Firenze nel 2003,al palazzo della Ragione di Bergamo nel 2007 e la mostra Autoritratti alla Galleria Ceribelli di Bergamo nel 2011 e a Maggio 2015 La luce della solitudine agli Uffizi a Firenze.

Orari: martedì-sabato ore 10.30-12.30; 15.30-19.30.

 

 

TORINO, GALLERIA MAZZOLENI: “STANZE PER DIALOGHI”

stanze per dialoghiNel suo storico spazio in Piazza Solferino 2 a Torino, Mazzoleni Galleria d’Arte presenta Stanze per dialoghi a cura di Francesco Poli. Inaugurata pochi giorni prima di Artissima, dove la galleria è presente con una  retrospettiva dedicata a Agostino Bonalumi, la mostra illustra alcuni possibili dialoghi tra artisti di generazioni differenti, messi in relazione per affinità o contrappunto e suggerisce un’inedita lettura critica delle loro opere. Il percorso si sviluppa attraverso una serie di stanze che costituiscono i tasselli emotivi, oltre che fisici, di una storia in divenire. Le opere sono accostate con la libertà che caratterizza le passioni di un collezionista che, pur nella parzialità della scelta, fornisce una libera lettura della ricerca artistica degli ultimi cento anni, con lavori che vanno dal Futurismo all’Arte Minimalista, dall’Arte Povera fino alle ricerche più recenti dei grandi artisti coinvolti. Nell Salone degli Affreschi, sono proposti alcuni rari dipinti futuristi di Giacomo Balla, la cui tensione dinamica e geometrizzante  trova risonanze nei lavori di Agostino Bonalumi, Gianni Colombo e Alberto Biasi. Nella Sala Dalì, le architetture plastiche di Fausto Melotti oppongono la loro fragile poeticità ad alcuni piccoli lavori di minimale costruttività di Giuseppe Uncini.

Nel Foyer di Palazzo Panizza, i “tagli” di Lucio Fontana e gli “specchi” di Michelangelo Pistoletto si fronteggiano sulla comune indagine circa il concetto di spazio: il primo con il superamento della bi-dimensionalità della tela, il secondo attraverso la rifrazione dell’immagine.

Nel Salone delle Armi le superfici modulari di Enrico Castellani creano un’assonanza con il rigore presente nei lavori di Gianni Piacentino, nitidi e curatissimi rilievi a muro.

Nel Salone del Camino della volta affrescata, sono presentati i lavori di due coppie di artisti. La prima è costituita da Mario Merz e da Mattia Moreni la cui profonda amicizia e stima reciproca crea l’occasione per un dialogo inatteso tra la struttura archetipo di un igloo di Merz e un violento dipinto informale di Moreni. La seconda coppia è composta da Alberto Burri e Pierpaolo Calzolari, la cui affinità si muove sul piano dell’espressività primaria dei materiali e dei mezzi utilizzati, in particolare il fuoco. La Sala Solferino accoglie alcune opere di Giulio Paolini che  attivano un dialogo ideale con il lavoro di Giorgio de Chirico, grande metafisico, tra i più amati maestri spirituali di Paolini. Infine, il percorso espositivo si conclude nella Sala Fontana Angelica che racconta i giochi di elaborazione estetica della scrittura, tra i crittogrammi multicolori di Alighiero Boetti e le composizioni pittoriche con intrecci segnici di Giuseppe Capogrossi.

 

STANZE PER DIALOGHI a cura di Francesco Poli. Artisti in mostra: Giacomo Balla, Alberto Biasi, Alighiero Boetti, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Enrico Castellani, Gianni Colombo, Giorgio de Chirico, Pier Paolo Calzolari, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Mario Merz, Mattia Moreni, Giulio Paolini, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Uncini.

Mazzoleni Galleria d’Arte – Piazza Solferino, 2 |10121 Torino,

T+39 011 534473;E-mail torino@mazzoleniart.com

Orari apertura:

Dal martedì al sabato 10.30 – 13 / 16 – 19

Domenica su appuntamento; Lunedì chiuso

 

 

TORINO, “BLACK WOLVES”

black wolvesInaugurata lo scorso 29 ottobre l’installazione “Black Wolves” dell’artista cinese Liu Ruowang, alla presenza dell’artista, presso il Cortile del Rettorato in Via Verdi, 8. Di grande effetto scenografico e dai forti contenuti sociali, l’opera è composta da un branco di lupi dalle fauci insanguinate, che si avventano contro una catasta di libri, sormontati dal volume di Kant “La critica della ragion pura”.

 

TORINO:  MOSTRA “PROPAGANDA” ARTEFATTI DIGITALI + SENTIMENTI BOLSCEVICHI

Propaganda è un’esposizione che nasce dal bisogno di parlare di sentimenti alle masse in una forma nuova, colorata e rivoluzionaria. Per farlo abbiamo scelto il linguaggio della Rivoluzione d’Ottobre, così come venne creato e diffuso dall’AgitProp, il Dipartimento per l’Agitazione e la Propaganda voluto da Lenin nel 1919. Il propagandaPadre della Rivoluzione nominò gli artisti Ingegneri dell’Anima e li incaricò d’istruire il popolo al bello, cioè al giusto, cioè al comunismo. Il più dirompente strumento di quello straordinario sforzo creativo fu il manifesto rivoluzionario, nato da una visione improntata a un’indomabile fiducia nel futuro e all’eterno ottimismo nelle capacità del popolo in lotta.

E così noi oggi.

Abbiamo campionato e assemblato immagini e particolari di manifesti AgitProp e sostituito gli slogan con nuovi messaggi che invitano le masse ad innamorarsi, a non temere la paura, a reclamare il proprio diritto alla felicità in una società nuova e più giusta. Una società dove tutti devono essere in grado di esprimere i propri sentimenti, dove si mangia meglio e di più, dove si lavora meglio e di meno. Una società dove si è più felici, realizzati, liberi.

Le opere esposte sono stampe digitali allestite su telaio in alluminio. I lavori sono rielaborazioni digitali di manifesti di propaganda sovietica post-rivoluzionaria, assemblate con materiale legalmente scaricato da internet. Alla mostra è abbinata un’installazione video, un filmato di 25 minuti che scorre in loop. Il video è una dichiarazione d’intenti sullo spirito con cui è stato affrontato il lavoro della Propaganda. Attraverso un filo che unisce il dadaismo alla cultura hip hop (ovvero la capacità di campionare materiale pre-esistente e adattarlo in contesti diversi attribuendogli nuovi significati) si arriva a definire natura, storia e caratteristiche del Manifesto Rivoluzionario Bolscevico.

Il vernissage di apertura della mostra si terrà mercoledì 4 novembre alle ore 18:00, presso le Sale Espositive della Fondazione Giorgio Amendola e Associazione lucana Carlo Levi, in via Tollegno, 52 a Torino. La mostra rimarrà in esposizione sino al 31 dicembre.

Per info: www.fondazioneamendola.it www.microcolica.com

 

TORINO, FONDAZIONE MERZ: CHRISTIAN BOLTANSKI. DOPO

boltanskiDal 3 novembre 2015 la Fondazione Merz presenta Christian Boltanski. Dopo, una mostra personale dell’artista francese a cura di Claudia Gioia.  Christian Boltanski (Parigi, 1944), tra i più grandi interpreti della nostra contemporaneità espone per la prima volta a Torino con un progetto site-specific inedito pensato in relazione alla storia sociale e culturale della città.

DOPO si sviluppa nell’intero spazio della Fondazione ed è concepita come un’istallazione totale, un unico racconto corale capace di parlare alla memoria collettiva ed individuale, inanellare passato e presente, sollecitare promesse disattese, ricongiungere la Storia alla vita di ciascuno.

La storia e il tempo di svolgimento della vita umana costituiscono la materia del lavoro di Boltanski, la vulnerabilità è la sua forza e la riflessione sull’assenza è il suo modo per dire la passione per il reale. Per questo Boltanski costruisce archivi, muove ombre nello spazio, riporta alla superficie ricordi dimenticati attraverso volti e occhi di sconosciuti che affiorano da fotografie recuperate, fa risuonare il battito del cuore all’unisono con i ritmi della storia, costruisce scenari di abiti per non disperdere i racconti dei singoli, indaga il caso, sfida con ironia la caducità delle cose e propone l’arte della durata. Il percorso espositivo si apre con circa 200 grandi fotografie, stampate su tessuto, sospese al soffitto e in movimento nello spazio della Fondazione. I volti e le immagini di piccole quotidianità arrivano dall’archivio personale di Boltanski che negli anni ha raccolto storie concentrate in sguardi, ritratti e scatti. Il moto continuo impresso alle immagini sospese nel vuoto è un invito a lasciarsi  andare al flusso del tempo e della memoria. Che succederà ‘dopo’? E quanti ‘dopo’ ci sono già stati nella vita delle persone, nei ricordi e nella casualità degli eventi?. Le foto girano come i fatti della vita, si può decidere di inseguirle con lo sguardo o muoversi dietro loro, ma poi alla fine bisogna lasciarle andare e pensare al ‘dopo’.

Sequenze rapide, flashback di vita prima giovane e poi adulta insistono anche con il volto di Boltanski Entre Temps le cui foto si prestano al gioco del tempo che passa trasformando e assottigliando i  ricordi  fino a renderli ombre. Ombre che a sorpresa appaiono in mostra come figure esili e tremule si allungano sulle pareti, evocando presenze tra il sogno e la realtà, in un gioco dove l’aspetto ludico si combina con la componente dell’inquietudine, dell’illusione e dell’inganno. Le ombre come le foto insistono sulla precarietà umana, sul tentativo di trattenere quello che sfugge, ma soprattutto sul coinvolgimento individuale nella narrazione collettiva che si chiama vita, storia, pensiero. Un applauso liberatorio, con il video Clapping Hands, sottolinea il passaggio dello spettatore prima di scendere al piano inferiore della Fondazione. È l’omaggio che Christian Boltanski ha voluto fare al lavoro di Mario Merz e alla capacità di essere presenti al proprio tempo coltivandolo e rendendolo fecondo anche per chi viene dopo.

Infine scatole di cartone ricoperte di cellophane e impilate l’una sull’altra formano costruzioni di dimensioni differenti e prendono possesso dello spazio. Instabili torri, archivi scomposti – evoluzione delle boites de biscuits care a Boltanski – poggiano a terra come dimenticate e appena rischiarate dalla luce delle lampadine che da lontano scrivono la parola DOPO nel buio.

La memoria e lì e, come i circuiti cerebrali, attende solo di essere riattivata, aprendo cassetti, cercando nelle storie comuni, giocando con i rimandi nel presente. In occasione della mostra verrà realizzato un libro con le immagini dei lavori di Christian Boltanski e degli allestimenti presso la Fondazione Merz, un’intervista all’artista e un testo del filosofo Massimo Donà.

Christian Boltanski. Dopo

3 novembre 2015 – 31 gennaio 2016

Fondazione Merz, via Limone 24, 10141 Torino

Orari:             martedì-domenica 11-19

 

TORINO, ENZO SCIAVOLINO, “IL TEMPO”

SciavolinoÈ un libro (quasi un diario) iniziato nel 1964 e portato a termine nel 2012. Misura cm 32 x 24,4.

Contiene una personalissima raccolta di poemi e testi letterari di vari autori in libera connessione alle immagini di 155 sculture e alle immagini di 35 incisioni allʼacquaforte e allʼacquatinta di Enzo Sciavolino eseguite per questo volume. Le lastre delle incisioni di diverse misure, create tra il 1964 e il 2010, sono state incise e stampate nello studio dellʼArtista. Ogni incisione è tirata a braccia con torchio calcografico a stella su carta Zerkall fabbricata a mano in Monaco di Baviera. La tiratura delle 35 incisioni è di 15 esemplari ad personam numerate e firmate da I a XV. Le 35 incisioni sono raccolte in un cofanetto allegato a 15 copie di questo libro numerate da I a XV.

LABORATORIO CONTEMPORANEO – Presidente Rosanna GRECO

Via Boves 5 – 10141 Torino – Tel. 011 3727570 – 389 2186591

e-mail: aio4745@gmail.com. Aperto: martedì / sabato ore 17 – 20

chiuso lunedì e festivi

ENZO SCIAVOLINO – INAUGURAZIONE giovedì 5 novembre ore 18

dal 5 al 12 novembre 2015

 

LA RICERCA DI TORRIERI A CASTELLAMONTE

TorrieriA Palazzo Botton di Castellamonte è aperta la mostra personale di Elio Torrieri sul tema «Il silenzio della luce». Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Castellamonte, l’esposizione propone dipinti su tela e su tavola, dal 2002 al 2012, di un’esperienza in cui rigore compositivo e spiritualità si fondono, mentre non possono che affascinare i suoi  estimatori e i visitatori, come sottolinea l’assessore Nella Falletti Geminiani.

Un discorso, quindi, contraddistinto da una continua ricerca espressiva, da una scrittura che lega la naturale predisposizione iperrealista a dato cromatico, i ricordi a una sorprendente figurazione, le interiori intuizioni alla definizione di una particolare ed evocativa «Annunciazione» o all’«Omaggio a Christian Stein», segnato dal valore di una simbolica identità-presenza.

E da «Il pittore e la modella», realizzato con colori ad acrilico e pastello, si approda a «Calda energia», a una forza che scaturisce dal pensiero, da una suggestiva visione, dalla strenua capacità di delineare il linguaggio delle mani.

                                          Angelo Mistrangelo

Castellamonte, Palazzo Botton, orario: sabato e domenica 15-18,30,

sino all’8 novembre.

 

COLLEGNO: PER I 30 ANNI DE «GLI ARGONAUTI» MOSTRA DEI MAESTRI

Per festeggiare i 30 anni di attività de «Gli Argonauti» di Collegno, è stata allestita alla Sala delle Arti, Certosa Reale, in via Torino a Collegno, una mostra collettiva che vede presenti gli insegnanti che hanno collaborato ai corsi didattici e alle manifestazioni culturali dell’associazione.

Una pregevole iniziativa, corredata da bel catalogo con interventi del Sindaco Francesco Casciano e dell’Assessore alla Cultura Matteo Cavallone, che permette di entrare in sintonia con le varie esperienze artistiche promosse nel tempo dai presidenti Lucio De Maria, Cinzia Rey e Renato Migliari.

E, quindi, si possono vedere la tela «La festa del lavoro» di Giuseppe Grosso e «La fuga» di Marco Seveso, lo «Studio: cascina bruna» di Claudia Del Bono e i fogli incisi «Scena per «Stralisco» IV» di Paolo Nesta e «Grande natura morta» di Carlo Barbero.

Nell’ambito della ceramica si ricordano «Il pranzo di Babette»,  di Vera Quaranta, «Gnomo» di Elisa Bona, «Nel grembo di Danae» di Laura Gorrea ed «Evoluzione 5» di Marina Capra.

Patrocinio Regione Piemonte, progetto grafico di Elio Mazzarri.

 

                                              Angelo Mistrangelo

 

SALA DELLE ARTI, COLLEGNO, orario: dal giovedì alla domenica 15-19, sino all’8 novembre.

 

TORINO: THE OTHERS TORNA CON UN DOPPIO APPUNTAMENTO, ALL’EX CARCERE LE NUOVE E ALL’EX BORSA VALORI

the othersPer questa nuova edizione, accompagnata dal titolo Stay Gold – un invito alla libertà ideativa e progettuale abbracciato dagli espositori, dagli artisti e dai partner partecipanti al progetto – The Others raddoppia: da un lato torna il tradizionale appuntamento all’ex carcere Le Nuove, dove avrà luogo The Others | ART FAIR (corredata dalle tre sezioni Othersound, Otherstage e Otherscreen, dedicate a suono, performance e video); dall’altro, novità assoluta di quest’anno, The Others | EXHIBIT, una mostra in città e per la città, uno spazio per gli espositori e un luogo aperto anche a tutti i galleristi e le associazioni torinesi. Il progetto EXHIBIT è realizzato in collaborazione con la Camera di commercio di Torino, che per l’occasione ha concesso l’utilizzo degli spazi dell’ex Borsa Valori, gioiello architettonico di oltre 1000 metri quadri disegnato da Gabetti&Isola negli anni ’50. The Others | EXHIBIT inaugura il 4 novembre alle ore 21:00, presentando oltre 30 artisti italiani e internazionali che dialogheranno con i suggestivi spazi dell’ex Borsa Valori, con una selezione di opere ‘unlimited’ – tra sculture, installazioni e interventi multimediali – senza vincoli di formati e dimensioni, per evocare – in maniera sia fisica che metaforica – l’utopia della dimensione dell’arte, ovvero senza confini.

The Others | Art Fair inaugurerà invece il 5 novembre alle ore 21:00, con un’edizione ricca di nuove collaborazioni: 64 le realtà coinvolte, tra gallerie, spazi indipendenti, associazioni culturali, musei, collettivi di artisti e curatori, con una presenza importante da Olanda, Spagna, Francia, Inghilterra, Svizzera, Romania, Danimarca, Usa Cuba e Italia.

Nei cinque anni di attività la manifestazione – realizzata grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo e di Fondazione CRT, con il patrocinio di Regione Piemonte e Città di Torino – si è affermata come progetto multidisciplinare attento alla sperimentazione e alla contaminazione nei generi, che ha dato vita a un format innovativo capace di unire arte, musica, performance e video, restituendo al pubblico un panorama ricco e articolato della creatività internazionale.

Insieme alla selezione degli espositori, la Direzione Artistica – Olga Gambari con Roberta Pagani – e il Comitato Scientifico – Pietro Gaglianò e Liv Vaisberg – hanno lavorato ai contenuti dei programmi paralleli delle sezioni introdotte dallo scorso anno, Othersound, Otherstage e Otherscreen, piattaforme per ricerche musicali, performative e video. Queste sezioni si svilupperanno secondo un calendario e un programma di proiezioni e live durante i quattro giorni di manifestazione, coinvolgendo oltre 40 artisti e collettivi italiani e internazionali.

L’edizione 2015 di The Others | ART FAIR si arricchisce inoltre di una nuova prestigiosa collaborazione con il Mondriaan Fund di Amsterdam, per allargare la rete di scouting e implementare il network internazionale di presenze di artist-run space e collettivi di artisti. Con un progetto pilota, il Mondriaan Fund (il fondo nato dalla storica fondazione per il sostegno dell’arte visiva e il patrimonio culturale che promuove la produzione e la presentazione della scena artistica olandese, nei Paesi Bassi e all’estero) partecipa all’evento fieristico sostenendo la presenza di un artist-run space olandese (Hotel Maria Kapel di Horn). Questa inedita esperienza, in un contesto unico come The Others, servirà come caso studio per modificare e ampliare il raggio di azione del Mondriaan Fund e della sua politica futura nell’ambito delle iniziative legate al sostegno della creatività olandese fuori dai suoi territori. Al progetto partecipa anche la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea – CRT di Torino, che a sua volta crede nello scambio internazionale e sostiene la presenza di due artist- run space selezionati dalla Direzione Artistica: l’olandese Showroom MAMA (Rotterdam), l’italiano MARS (Milano).

Sull’orizzonte di arte come ispirazione intellettuale e pratica alla libera creazione, si inserisce la figura simbolica Corrado Levi, special guest di quest’anno. Artista, architetto, critico d’arte, collezionista, curatore, scrittore: un personaggio poliedrico e indipendente che sfugge a qualsiasi classificazione, interpretando perfettamente l’identità\lo spirito di The Others.

 

Tra i progetti collaterali di quest’anno: una collaborazione con gli studenti della Scuola Holden che presentano i loro progetti, dedicati al tema Stay Gold, diffusi nei quattro giorni di manifestazione e realizzati dopo una serie di incontri con professionisti già partner di The Others 2014, del mondo del teatro, della musica e della performance. Con lo IED – Istituto Europeo di Design di Torino è nato invece il concorso, dedicato agli studenti del primo anno, per la realizzazione del packaging del centenario della Peyrano Cioccolato, mentre la documentazione dell’edizione è affidata agli studenti del secondo anno dell’indirizzo di fotografia. Continua poi il progetto Rock The Academy che, per questo terzo anno di vita, coinvolgerà gli allievi delle accademie di tutta Italia selezionandone una rosa che parteciperà, nel 2016, a una grande mostra diffusa nelle gallerie torinesi aderenti al progetto.