CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – Landolfo, la Chiocciola, Chieri d’arte: Margherita c’era sempre…

Il mio terzo braccio, dietro le quinte

di Agostino Gay

Ho ancora i suoi ultimi messaggi su watsapp, non so quando li eliminerò: rappresentano il filo che ci ha legato per quasi trent’anni. Nel tempo era diventata per me il terzo braccio, non c’era una mia iniziativa in cui non fosse coinvolta. Collaboratrice fedele, entrava nel merito con discrezione ma con molta convinzione. Alcune idee sarebbero state tali se lei non mi avesse aiutato a metterle sulla carta potendone cogliere meglio le potenzialità, le velleità, le criticità. Il tutto nell’ombra. Sì, aveva sperato di fare l’assessore alla cultura, ma aveva capito le mie motivazioni ed accettato di buon grado di collaborare dietro le quinte. Ripercorro idealmente momenti salienti di questi decenni e la ritrovo ovunque, da quelle che hanno segnato un’epoca come La Rocca di Landolfo alla creazione dell’associazione “La Compagnia della Chiocciola”.

L’avevo conosciuta negli Anni Settanta nel gruppo dei ragazzi del laboratorio teatrale, quando prese l’avvio il Centro Culturale. In questo ambito, alcuni di noi avevano intrapreso l’azione di riscoperta della storia locale che sfociò nelle mostre Storia della Tessitura e Uomini e Terra. Su questo terreno ci siamo ritrovati una decina di anni dopo allorché, diventato assessore, allestimmo le mostre fotografiche Fuori dal Cassetto. Da allora fu un continuum. Erano i tempi in cui, grazie ad una rete partecipativa rappresentata da Scuole, Associazioni, amici ed anche privati, si sfornavano iniziative a raffica, iniziative mai fine a sé stesse ma in appoggio a progetti collegati con il programma comunale: la conoscenza della realtà locale nelle sue diverse sfaccettature, quelle storico – culturali soprattutto, dal recupero della cultura tessile alla valorizzazione del patrimonio artistico e religioso.

Quando all’interno del Comune non ci si era ancora attivati per dotarsi di una struttura idonea al settore turistico, fu lei ad affiancarmi nel dialogo con la Provincia. Erano gli anni in cui nascevano le ATL e Chieri era in prima fila per far decollare progetti importanti come “Città d’arte a porte aperte” o le “Città di Charme”. Ad appassionarla era, in particolare, la volontà di tenere in vita il legame con la cultura popolare, quella contadina soprattutto. Accettava che si desse la precedenza alla costruzione del Museo del Tessile ed al Museo Archeologico, ma lei lavorava per, “almeno una sezione – mi diceva” quando comprammo la Tabasso, uno spazio dedicato alla cultura materiale ed alla vita nelle campagne. Per almeno un paio di decenni aveva accumulato, soprattutto nel ciabot di famiglia, materiale di uso domestico ed attrezzi agricoli veramente interessanti.

A spingerla, la consapevolezza di dare il proprio contributo a salvare il connubio città – campagna, per secoli elemento costitutivo della nostra comunità, e, contemporaneamente, di mantenere viva la memoria della “Chieri degli Orti” che della famiglia Ronco, “ortolani” appunto, aveva rappresentato l’elemento sociale costitutivo. Sempre meno in ombra, aveva affiancato suo padre Carlo, per tutti Viulin, nell’azione di recupero e salvaguardia delle tradizioni popolari. Pur apprezzando molto Guido e Lino, i “saut ‘n ‘sl cher” senza suo padre le fecero capire che per quel mondo non c’era più scampo. Non per questo rinunciò alla sua missione, utilizzando gli strumenti che, a lei più giovane, la tecnologia metteva a disposizione. Nel suo perpetuo navigare in Internet, la ricerca di scritti ed immagini della Chieri del passato la coinvolgeva come poche altre cose; tant’è che in una fase successiva il gruppetto che su FaceBook dimostrava gli stessi interessi divenne un importante luogo di affezione. Per me Margherita rappresentò anche di più, però.

Non solo supporto nell’attività amministrativa, ma collaboratrice fedele nelle campagne elettorali, anello di congiunzione con una fascia di concittadini altrimenti difficile da incontrare, e nell’attività privata dove non si sottraeva al ruolo di segretaria colmando le mie vistose lacune tecnologiche. Lei mi ha insegnato quel po’ che so di informatica; lei accorreva ogni qualvolta (un giorno sì e l’altro pure) non sapevo come cavarmela per problemi sicuramente banali ma per me insormontabili.

Non c’era nuova sfida che non la vedesse protagonista, come nel caso della fondazione dell’associazione “La Compagnia della Chiocciola” o, più recentemente, nell’acquisizione delle opere di Maso Gilli. Era ancora lei a garantire il collegamento con iniziative molto importanti sul piano culturale come quella de La grande Pinacoteca ideata dal Direttore di CENTOTORRI.

Fra i mille ricordi, vista la ristrettezza di spazio, ci tengo ancora a ricordare l’apporto a mettere su carta e a corredarlo di immagini fantasy (una sua passione) “La scomparsa di Excalibur”, il libro scritto da mia moglie per il primo nipote Paolo in procinto di entrare alle Elementari.

Grazie Centotorri per lo spazio che hai voluto dedicare a Margherita, al suo ricordo. Io non la potrei dimenticare comunque visto che ho la casa piena di cofanetti di legno con su impresse fotografie della vecchia Chieri. Mi spiace solo che nel recente trasloco si andato perso il cofanetto bianco di ceramica si cui si stagliava la scritta “le caramelle del sindaco”.