Invasione, profughi, dolori: un’immane tragedia!
di P. Pio Giuseppe Marcato op
Anche quest’anno, per la terza volta, l’augurio pasquale è offuscato da ombre oscure difficili da dissipare. Dopo due anni di pandemia è sopraggiunta la triste realtà della guerra, un clima di amarezza. Pensavamo che il peggio fosse passato e invece il 24 febbraio si è ripiombati nella paura, il terribile uragano della guerra con le sue distruzioni e le sue inaudite violenze. La guerra stravolge il modo di vivere e impedisce il dialogo. C’erano parole che non dovevano essere pronunciate ma che dichiaravano la triste realtà dei fatti: invasione, genocidio, annientamento di una nazione, oscuramento di una cultura, di una identità e infine lo spettro del nucleare. Con questa premessa, la Quaresima che avevamo iniziato con tanti buoni propositi è stata violentemente bloccata nel tragico lunghissimo giorno di un Venerdì Santo/Venerdì nero che impedisce il venirne fuori, il passare e attraversare il Sabato del silenzio, premessa però del risveglio e della rinascita in un mondo rinnovato. Il male e la morte hanno avuto ancora il sopravvento in modo spietato senza offrire vie di uscita. Ma, c’è sempre un ‘ma’ avversativo, non solo umano ma divino che mette fine alle frenesie, alle rovine provocate dalla cattiveria dell’uomo. Qui solo il Cristo, Figlio di Dio, e la buona volontà degli uomini illuminata dalla grazia possono ostacolare il proseguire del disastro, della catastrofe umanitaria e ambientale, e offrire l’unica soluzione, umanamente impossibile, ma tanto desiderata e necessaria. Se l’aggressione assurda e ingiustificata su una nazione in via di sviluppo, desiderosa di ampliare i propri confini della cultura, dell’economia e delle relazioni internazionali, è il fallimento dichiarato della politica, questa violenza così perpetrata non dev’essere giudicata solo in base all’ideologia di espansione e o ai mancati benefici economici di una più potente e prepotente entità, ma in base e in forza del dolore innocente di bambini e famiglie e di tutti coloro ai quali è stata tolta con violenza la speranza e il diritto alla vita.
Celebriamo sotto tono la Pasqua del Risorto, la festa della vita, la rinascita di una comunità che nel Cristo s’incammina verso la costruzione quotidiana del Regno di Dio. Solo nel Cristo Risorto c’è la certezza del sepolcro aperto e vuoto, con la guerra, invece, crimine contro l’umanità, si rifiuta sempre consapevolmente la dignità della persona e si rifiuta anche Dio, Signore della vita e dell’amore. Con la guerra si distrugge non solo la natura e l’economia, ma lo stesso Uomo, il suo essere ‘signore’ della storia e ‘centro’ della bellezza del creato. Distruggere la gioia della Pasqua è negare che il Cristo possa illuminare il cuore dell’uomo impedendogli di guardare in alto, al di là delle stelle, verso il mondo della gioia, della libertà e della verità. La Pasqua della vita che il Signore Gesù ha inaugurato in modo diverso di come la si poteva immaginare, inaugura la comprensione del suo Vangelo che proclama il servizio, l’amore, la fratellanza, la presenza di un Dio vivo che si pone accanto all’uomo desideroso di vivere la verità in pace. La sofferenza dei bambini, donne, anziani e famiglie è la logica perversa, diabolica delle armi usate in modo indiscriminato. Si sa con la guerra si perde tutto e si lascia il mondo peggiore di prima. Questo dev’essere respinto dalla dimensione delle fede cristiana che se non accetta ogni forma di violenza, desidera e si impegna nella luce del Risorto a promuovere ogni via di pace e di riconciliazione.
La pace che si realizza per la via della giustizia e del dialogo trova un più valido aiuto nella visione positiva offerta dalla fede nel Risorto. La pace, la vera pace, non è un sogno o il semplice canto degli Angeli sul presepe di Betlemme, ma è un impegno che ogni uomo e ogni società, nella diversità, è seriamente impegnato a costruire e a conservare, a volte con fatica e con arresti improvvisi, con la forza dirompente della mente e del cuore. La pace che Cristo ci ha donato con il suo Mistero Pasquale, non può rimanere un sogno, un’utopia. È il dono prezioso che poteva offrire ad un popolo errante nel deserto della storia, un popolo ferito dal peccato e dall’odio ma sempre più desideroso di “un di più” sempre difficile da definire. Lui che conosce il cuore dell’uomo ci offre con le sue mani trafitte, ma sempre aperte e disponibili all’abbraccio, il grande e unico dono della pace. Questo l’augurio di Buona e Santa Pasqua nel Cristo Risuscitato.