ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati
CHIERI (TO)- CONCLUSO IL CONCORSO “GIOVANI INTERPRETI” – Nonostante il condizionamento imposto dalla pandemia e dalla guerra russo-ucraina, la XX.ma
edizione del Concorso Internazionale “Giovani Interpreti Città di Chieri”, si è chiusa in un clima di serenità con scambi di esperienze e confronti tra ragazzi/e .Il livello qualitativo è stato molto alto, toccando uno dei vertici dalla sua creazione .Domenica scorsa alla chiesa di San Domenico il pubblico ha potuto verificarne gli esiti finali. Si è iniziato con il Concerto in mi minore per fagotto e archi F. VIII n. 6 di Vivaldi il cui catalogo elenca ben 443 concerti, lavori dove il contrasto solista-orchestra è puramente timbrico, essendo le parti solistiche solo accompagnate dal continuo. Qui il fagotto è valorizzato soprattutto nel registro grave e dal caratteristico staccato. I concerti vivaldiani per fagotto sono ancora oggi pezzi di bravura, specie nei movimenti veloci con qualche punto di avvio per cadenze solistiche. Segue il Concerto per trombone di Domenico Torta di cui riferiamo a parte. Carl Philipp Emanuel Bach, secondogenito dei numerosi figli del grande Johann Sebastian fu fecondo compositore senza tradire la dotta polifonia paterna promosse lo stile galante.. Il movimento centrale del Concerto in re minore per flauto e archi (Un poco andante) si dipana in un sereno e pacato do maggiore sostenuto dal tranquillo pulsare del basso. Il tema guida dell’ultimo tempo (Allegro di molto) presenta un carattere intenso e drammatico piuttosto insolito. Rispetto ad altri nomi della musica classica Johann Baptist Georg Neruda, membro di una rispettata famiglia di musicisti boemi, non è noto al grande pubblico .Attivo come konzertmeister dell’orchestra di corte di Dresda, è autore, tra l’altro, di quattordici Concerti per strumento solista tra cui quello in mi bemolle per tromba. Scritto in origine per il corno da caccia, utilizzato solo nel registro acuto, oggi quasi del tutto non eseguito, denuncia un scrittura di grande difficoltà indirizzata ad esaltare l’espressività e l’agilità del solista. In questo brano il sedicenne Filippo Lombardi (98/100) ha colpito per il possesso di una certa fisicità che richiede, a sua volta, un vero e proprio lavoro di palestra. Un training che vuole la cosiddetta “tecnica circolare” per far uscire dalla bocca aria calda o fredda, lenta o veloce al fine di imparare a rilassare la gola senza farne sentire lo sforzo con lo scopo di educare il diaframma. Davvero un interprete assai determinato che punta a risultati inconsueti data la giovane età- Non da meno gli altri premiati la fagottista ungherese Lili Szutor (94/100), la trombonista spagnola Nadia Giner Euquix (98/100) e la flautista italiana Irene Sacchetti (94/100), tutti gratificati da alti punteggi, che hanno saputo differenziare timbricamente i diversi piani sonori, sempre sottolineati da forza comunicativa. Positivo l’intervento della Chieri Sinfonietta diretta da Paolo Ferrara che deve aver faticato non poco a tenere il controllo del suono (ma questo è il dazio da pagare quando si suona nelle chiese). Comunque un lavoro d’insieme che ha dato sostanza al tutto.
DOMENICO TORTA: PROTAGONISTA IL TROMBONE Le prime notizie del trombone risalgono alla seconda metà del secolo XV° quando venne raffigurato nel dipinto del pratese Filippo Lippi (Assunzione della Vergine, affresco custodito in Santa Maria sopra Minerva a Roma). Lo strumento viene citato all’inizio del secolo XVII° da Michael Praetorius nel suo Syntagma Musicum, mentre il 1607 è l’anno ufficiale dell’inizio dello strumento in orchestra nell’opera L’Orfeo dove Monteverdi usa cinque tromboni di differente registro. Poi, il trombone si sviluppò nel tempo, dapprima usato in piccoli gruppi e nella musica sacra e poi diventato parte integrante dell’orchestra a partire dall’opera Ifigenia in Tauride di Gluck per giungere fino a Mahler e Richard Strauss. All’inizio degli anni Sessante del ‘900 nacque il trombone basso dal suono scuro, grave, ma sempre focalizzato e risonane. Questo membro della famiglia degli ottoni è utilizzato nei più svariati generi musicali dalla classica al jazz, dalla salsa alla ska (originaria della Giamaica) dal funk alla musica militare. La letteratura per lo strumento è amplissima e vanta un totale di circa 50mila titoli che coprono il periodo dal barocco fino al contemporaneo. Quest’ultimo è quasi monopolio degli autori anglo-americani come, ne citiamo alcuni, Grafe, Gregson, Nyman, Rouse, Creston, Holst. Il presente preambolo rapido ha lo scopo d’informare il lettore meno smaliziato che, spesso, considera il trombone uno strumento “moderno” che invece non è tale. Tutt’al più lo conoscerà per averlo ascoltato nella musica jazz. Finalmente! Esclamerà il direttore il Concerto del M° Torta, La più bella definizione del maestro rivese la offre Valter Giuliano nella pubblicazione “Dieci anni di Rete per la Cultura Popolare”: Ha dentro di sé musiche, ritmi, armonie che s’affacciano alla sua mente, in un flusso continuo. Un assillo che diventa ossessione. Che non si placa fino a quando non le può riversare fuori, donandole agli altri… In poche parole questo è il ritratto di Tasché (alias Torta). Il Concerto per trombone è l’ennesima conferma di come Domenico abbia approfondito un proprio linguaggio personale ed emozionate, sempre con lo sguardo rivolto in alto. La sua musica sfugge a qualsiasi classificazione tradizionale, semmai è un gioco condotto con indiscutibile talento. Va ascoltata senza imbrigliarla in schemi predeterminati di genere. Se proprio vogliamo dare una definizione al Concerto, non più di tanto, userei la definizione “neo modale”. Che significa? La concezione fondamentale di tale musica è quella di una nota di base (detta tonica o centro tonale) che fa punto di riferimento per tutte le altre e che non muta , facendo riferimento al baricentro tonale o ad oltre note della scala che possono giocare ruoli e funzioni particolari nello sviluppo di un brano che avviene attraverso la melodia. Un concerto di solido impianto che richiede da parte del solista perizia tecnica per via di una scrittura non certo comoda.