CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – Margherita: Chieri era la sua passione…

La stirpe contadina e la città industriale nel suo infaticabile lavoro di ricerca

di Vincenzo Tedesco

Raccontare Margherita Ronco è per me una fatica, bella fatica, perché la persona che abbiamo conosciuto era piena di vita e di idee, infaticabile nell’avviare iniziative, generosamente e senza indugi. Tagliamo la testa al toro: dove ci siamo conosciuti? Direi in occasione di qualche iniziativa del Comune, la raccolta delle memorie cittadine, tirate fuori letteralmente dai cassetti. Si organizzavano erte mostre fotografiche, ideate da Agostino Gay, abile nel pensare e coinvolgere: ci facemmo coinvolgere! Così conobbi Margherita e la sua voglia di conoscere. Sembrava molto legata al Duomo e alle carte di quella parrocchia: l’amico Roberto ne discuteva con lei, cercavano e trovavano molte notizie. Ovviamente, si trattava di ricostruire la storia di famiglia, almeno così pareva. Margherita fu una delle prime persone che conobbi capace di usare il computer con cognizione: produceva, peraltro, le didascalie delle mostre cui sopra accennavo. E la storia della sua famiglia vorrei mettere brevemente in luce: i Ronco abitavano da tempo immemore una o due case nella zona dell’Albussano, un po’ come i Civera e altri, che per parecchi decenni si impadroniscono di un posto e lo caratterizzano, presenze antiche e rassicuranti. Di più, Margherita amava la stirpe contadina dei Ronco, gli stranòm che li identificavano, il reticolo delle parentele acquisite nel tempo. Così quella famiglia si arricchì anche di alcuni tessitori citiamo, – non ce ne vogliano, i Sapino, che possedevano una fabbrica in centro. Alla Chieri agricola si accostava la Chieri industriale! Margherita aveva studiato, aveva avuto modo di disporre delle parole e del retroterra necessario per comprendere e apprezzare nel profondo queste origini, anzi, si era autonominata “storica di famiglia”, pubblicando il suo sito di ricordi e immagini. Chissà se riusciremo a ritrovare, nell’etere, quei testi: le immagini, fortunatamente, sono ancora in possesso della sua famiglia. Chieri, la nostra cittadina un po’ pretenziosa, ma tanto bella e attraente, era la sua passione, e siccome abbiamo condiviso tale amore per la “patria cita”, ecco che ci si intendeva a meraviglia! Quando mi propose di lavorare per la sua scuola, ecco che mi ci misi di buzzo buono, ma in modo troppo idealistico: me lo fece notare e io scoprii che le energie andavano dosate.

Quando ultimamente coinvolse me, Roberto e Serena a scoprire l’archivio della Confraternita dello Spirito Santo, salimmo volentieri nella stanza polverosa nei pressi della chiesa di San Guglielmo. Lei e Roberto spolverarono e riordinarono la stanza (immane lavoro!), ma altre operazioni “di fino” non le potemmo affrontare, Margherita ci lasciava all’improvviso. Quindi, abbiamo maturato un amabile debito verso di lei e verso le memorie della Confraternita, che sono anche memorie di don Domenico Davide, rettore della stessa, di cui lei parlava con grande ammirazione. Dateci tempo, ci arriveremo, e quando quei vecchi volumi odorosi saranno a posto (si chiama riordino archivistico), Margherita ci sorriderà.