In Via delle Rosine, a Chieri, un punto di osservazione durante la guerra: che per fortuna da noi non fece danni…
di Valerio Maggio
In questo periodo dove sono all’ordine del giorno i bombardamenti in Ucraina mi è tornato alla mente quanto raccontatomi – a proposito di incursioni aeree – da mio zio Francesco Manolino di casa al civico 12 b della “Proprietà Vergnano” in via delle Rosine, tuttora significativo esempio di elegante nucleo abitativo. Proprietà che il Catasto del Regno di Sardegna 1855/57 (detto Catasto Rabbini) intesta a Chiara Montù fu Anselmo precisando che occupa 306 mq. con un primo fabbricato e 171 con un secondo. 688 mq. sono invece descritti come orto, mentre altri 2986 – sempre destinati a orto – risultano attribuiti a Berardi avv. Carlo fu Vicenzo. Il foglio 42 del Catasto inizio ‘900 ci racconta invece il passaggio ai fratelli Cesare, Ettore e Celestina Raj fu Luigi e, soltanto successivamente, ai Vergnano (Fi.di.vi n.d.r.) nella figura di Giuseppe Vergnano. Infine dal disegno di Clemente Rovere (nella foto) datato 1840 scopriamo come a quel tempo mancasse la “Torretta” che sovrasta ancora oggi l’abitazione. “Torretta” che durante la seconda guerra mondiale diventerà – in quanto agibile – privilegiato punto di osservazione dal quale scrutare a 360 gradi l’orizzonte prima di imbattersi volgendo lo sguardo verso la collina, in particolare verso Superga, nei rossastri bagliori provenienti dagli incendi provocati dalle bombe cadute su Torino. O come quando, girando invece gli occhi verso la “piana” tra Chieri e Riva, apparivano colonne di blindati in movimento. La “Torretta” verrà rovinata a fine estate 1944 quando, durante un’incursione aerea, numerosi spezzoni incendiari colpiranno la casa procurando danni alla facciata, al terrazzo interno e all’alloggio del primo piano occupato proprio da zio Francesco e dalla sua famiglia (uno spezzone perforando il soffitto, si fermerà, senza scoppiare nella sala da pranzo sfiorando la culla già pronta ad ospitare la figlia Marisa – la secondogenita – che nascerà pochi giorni dopo). Un miracolo che verrà attribuito alla Madonna, in particolare a quella venerata nella vicina chiesa della Pace. Ragionandoci sopra si pensò che il vero obiettivo dell’incursione fosse la lunga colonna di mezzi militari tedeschi, comprese alcune cisterne colme di benzina, in sosta quella notte lungo via Vittorio a partire dalla chiesa di san Domenico.
Tutto sommato durante la guerra Chieri fu quasi sempre risparmiata dalle grandi incursioni dei bombardieri tranne nei primi giorni (14 agosto 1940) quando: «un contadino – incuriosito dal rumore degli aerei inglesi diretti a Torino – uscì dalla cascina Tetti Demaria in zona Turriglie con una lampada accesa (cosa pericolosissima e proibita). Sta di fatto che una bomba da 500 libbre venne sganciata provocando un morto e due feriti». Al termine del conflitto il Municipio stilerà un elenco dei danni subiti nel Chierese – quantificandoli in circa 16 milioni di lire – per la maggior parte ascrivibili alla caduta di schegge, comprese quelle della locale antiaerea. Qualche esempio: «Via Roma: schegge di proiettile antiaereo. Via Madonna della Scala 13 proprietà Battista Oddenino: ogiva di proiettile perfora il tetto della stalla sfiorando una mucca. Via Avezzana 35 proprietà Felice Piovano: proiettile antiaereo caduto nel giardino».
(cfr: Zibaldone Chierese 2, fatti, luoghi e personaggi pag. 252 e seguenti : Chieri sotto i bombardamenti nella seconda guerra mondiale di Italo Gola e Rosanna Perilongo – Associazione Culturale G. Avezzana 2014)