PIEMONTE ARTE: GRIBAUDO E VIGLIATURO, VEZZOLANO, FOGOLA, VENARIA REALE, INGENITO, ANIMALI A CORTE, PATRIZIA SANDRETTO, MARZIO AVALLE…
coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
AVIGLIANA: INAUGURATA LA MOSTRA DI GRIBAUDO E VIGLIATURO “A REGOLA D’ARTE”
Nella chiesa di Santa Croce nel borgo medievale di Avigliana, è stata inaugurata la mostra “A regola d’arte” di Ezio Gribaudo e Silvio Vigliaturo, a cura di Donatella Avanzo, che ha definito nella sua presentazione i due artisti “accomunati da quella eccezionale capacità di essere moderni alchimisti, che si distinguono per una creatività che proietta le loro opere in una dimensione ludica e ironica, ma sempre lucida.”
La mostra è organizzata dal Comune di Avigliana in collaborazione con “Arte per Voi e resterà aperta fino al 24 luglio il sabato e la domenica dalle 16 alle 22.
Nelle foto di Pierangelo Cauda: i due artisti con il sindaco di Avigliana e la curatrice della mostra, e la suggestiva illuminazione della chiesa di Santa Croce.
VEZZOLANO. MOSTRA DI PITTURA: NATURA, ANIMA MUNDI
Nella splendida cornice dell’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, ad Albugnano, in provincia di Asti, saranno esposti i lavori di quattro artisti piemontesi: Luisella Cottino, Franco Negro, Mery Rigo e Mario Saini. L’Abbazia, prezioso esempio di costruzione religiosa romanica, è situata sulle colline del Monferrato, vicino a Castelnuovo Don Bosco, meta turistica molto frequentata, è gestita dalla Associazione Turismo InCollina, ospita frequentemente mostre d’arte nei saloni del convento. La Mostra “Natura, Anima Mundi”, patrocinata dalla Direzione Regionale Musei Piemonte, si ispira ad alcuni scritti di Teodorico di Chartres, che nel suo commento al racconto della creazione nel Genesi (De sex dierum operibus) cita oltre a Platone, Virgilio ed Ermete Trismegisto per sostenere che i filosofi chiamano ‘spirito’ e ‘anima del mondo’ lo Spirito divino ordinatore dell’universo. La mostra raccoglie nei saloni dell’abbazia di Vezzolano opere il cui tema è la Natura ed il Paesaggio quale prezioso patrimonio culturale che ci è stato lasciato in eredità dalle generazioni precedenti e che gli artisti cercano attraverso il loro lavoro di interpretare e valorizzare portando in luce visioni tratte dall’osservazione diretta del reale o dalla propria interiorità. Gli artisti presenti in mostra lavorano ed espongono da molti anni sul territorio piemontese, italiano ed internazionale, seguono ricerche e stili differenti ma sono accumunati dalla ricerca e dalla passione per la Natura e per il territorio.
Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, Albugnano, AT
La mostra sarà visitabile: il Sabato e la Domenica dal 14 al 29 Maggio 2022 negli orari dalle 10,00 alle 18,00, ultimo ingresso ore 17,00
NANNI FOGOLA E LA LIBRERIA “DANTESCA” UNA STORIA TORINESE
Libraio, editore, esponente della vita culturale torinese Giovanni Battista “Nanni” Fogola è scomparso a 81 anni. Nato a Torino nel 1941, con il fratello Mimmo lo si poteva incontrare sino al 2014 (anno della chiusura) alla Libreria Dantesca, in piazza San Carlo, dove insieme alle edizioni Fogola e i libri della “scolastica” per studenti si interessava alle mostre d’arte moderna: da Ernesto Treccani a Carlo Carrà. Un impegno che ha proiettato la libreria in campo nazionale con la collana di libri gialli (da Renzo Rossotti a Angelo Caroli), le rassegne di pittura, grafica e scultura e le conferenze di Vittorio Sgarbi e Massimo Carrà. Una storia, quindi, che, condivisa con il fratello e, per un certo periodo, anche con il cugino Ludwing, legava gli scaffali ricchi di libri (dalla poesia alla narrativa ai viaggi) a un pubblico sempre attento alle novità, alle ricerche critiche e letterarie, alla straordinaria e preziosa Grande Collana Fogola, diretta da Giorgio Bàrberi Squarotti e Folco Portinari. Una collana per bibliofili con titoli di prestigio illustrati dagli artisti contemporanei con le acqueforti di Lèopold Survage e Mario Calandri, le incisioni alla maniera nera di Mario Avati e ancora le pagine di Giacomo Manzù, Umberto Mastroianni, Ugo Nespolo e il poeta Giuseppe Ungaretti, Ottavio Mazzonis, Giacomo Soffiantino, Silvio Brunetto, Jessica Carroll, Xavier De Maistre e le Favole di Fedro. Un ricordo e una figura ricca di riferimenti con gli aspetti di una coinvolgente creatività che ci appartiene con gli incontri in libreria dedicati a scrittori, artisti, attrici e attori, personaggi di un mondo che si soffermava a sfogliare una cartella di grafica o scoprire una monografia dedicata a Andy Warhol, una raccolta di versi o entrare nel mondo della fotografia.
Angelo Mistrangelo
RINASCE IL TEATRO D’ACQUE DELLA FONTANA DELL’ERCOLE PRESSO I GIARDINI DELLA VENARIA REALE
Nel 2022 ricorrono i 15 anni dalla riapertura al pubblico della Reggia di Venaria e i 25 anni del riconoscimento Unesco delle Residenze Reali Sabaude. La rinascita del Teatro d’acque della Fontana dell’Ercole celebra queste ricorrenze. Il 21 giugno sarà presentato l’intervento di restauro e riqualificazione del capolavoro di Amedeo di Castellamonte realizzato tra il 1669 e il 1672. Si tratta dell’ultimo tassello del Progetto di recupero della Venaria Reale, avviato nel 1998. Il complesso della Fontana dell’Ercole Colosso era il luogo delle feste: una “macchina scenografica barocca” frutto del dialogo tra natura e architetture, ideato e realizzato per il loisir e per dare lustro alla dinastia sabauda, di cui incarnava il desiderio di rivaleggiare con le più grandi corti delle monarchie europee. Un mutamento del gusto ed eventi bellici ne decretarono lo smantellamento già agli inizi del Settecento. Il patrimonio decorativo e statuario fu disperso su altre residenze reali e nobiliari e il sito demolito e interrato. L’intervento, realizzato in regime di Art Bonus (artbonus.gov.it), è stato un impegno e un lavoro gigantesco. Nei primi anni duemila, nell’ambito del Progetto La Venaria Reale, coordinato dalla Soprintendenza e dalla Regione Piemonte, vennero realizzati importanti lavori di scavo, liberando i ruderi e riportando alla luce quel che restava dell’antico splendore. La Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino (consultaditorino.it) ha accolto la richiesta di intervenire su quello che era stato una delle meraviglie della residenza di caccia del Duca Carlo Emanuele II di Savoia, per completare l’opera di recupero della Reggia di Venaria. Il progetto di restauro e valorizzazione ideato dall’architetto Gianfranco Gritella, frutto di studi e indagini accurate, ha richiamato energie e attivato sinergie tra le principali istituzioni pubbliche e private del territorio nazionale. Nei Giardini aulici della Reggia è stata ricreata una preziosa narrazione. Sul tema della Memoria si è rievocato un mito, la Meraviglia, per offrire un nuovo emozionante motivo per visitare la Venaria e – per chi già la conosce – una stupenda ragione per tornare.
AL SALONE DEL LIBRO LE IMMAGINI DI TORINO NELLE FOTOGRAFIE DI EMILIO INGENITO
Pubblicato dalla casa editrice Daniela Piazza Editore, il libro di fotografie “Torino Verticale” di Emilio Ingenito, 75 scattti in bianco e nero, viene presentato dal giornalista Orlando Perera al Salone Internazionale del Libro domenica 22 maggio, alle 12, nello spazio Terrazza Piemonte. Sogliando il volume si coglie una visione d’insieme che svela palazzi, grattacieli, monumenti di una Torino che affiora dai versi di Giovanni Arpino, scandita dai frammenti di un tessuto urbano che emerge alla luce con la magia e i misteri della città, con l’intrecciarsi geometrico delle strade, dei viali alberati, del parco del Valentino: “Lentamente/ tutta la città si dipanò dalla nebbia/ il fiume accolse un primo sole di latte”. E sono percorsi e memorie che Emilio Ingenito ha rilevato e fissato mediante una rappresentazione capace di restituire e restituirci l’interpretazione di una «Torino Verticale», di un singolare nucleo di strutture architettoniche barocche e di imponenti sculture, che costituiscono i momenti di un racconto delineato attraverso meditate inquadrature e scatti fotografici. L’attenzione per una città «fisicamente verticale», si identifica, quindi, con lo sguardo che coglie poetiche atmosfere, mentre la luce rivela il profilo di Palazzo Ceriana Mayneri, sede del Circolo della Stampa, della Basilica di Superga e la galleria San Federico con lo storico Cinema Lux. E’ questa la Torino di Cesare Pavese e Norberto Bobbio, di Massimo Mila e Felice Casorati, Umberto Mastroianni e Luigi Spazzapan ricordato da una poesia di Velso Mucci: «Casa pallida/la facciata fuggendo/solleva le stelle/una è qui su un tegolo/Squallido piano d’ebano/la polvere sconfina in deserto lunare/Solitario giaciglio/ Nudità polverose/Dissotterrate memorie/Polverosa la notte…». La sequenza delle fotografie rinnova località e borghi e antiche contrade, impressioni e ricordi, in una sorta di narrazione per immagini e di spettacolari invenzioni come la Bolla ideata da Renzo Piano al Lingotto, dove si apre la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli (con dipinti firmati da Modigliani, Picasso, Renoir, Matisse e Balla), o la verticalissima Mole Antonelliana, che ospita il Museo Nazionale del Cinema, la preziosità Liberty di Casa Fenoglio-Lafleur e l’opera «In Limine» di Giuseppe Penone, esponente dell’Arte Povera, installata davanti all’ingresso della GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea. E dal monumento dedicato a Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia, a Palazzo Carignano, si snoda un itinerario quanto mai ricco di testimonianze, di vicende sociali e culturali, di pagine d’arte caratterizzate, in estrema sintesi, dalla statua equestre «Caval ‘d Brons» di Carlo Marochetti, che celebra in Piazza San Carlo la figura di Emanuele Filiberto di Savoia, o dalla Fontana Angelica di Giovanni Riva, in Piazza Solferino accanto al Teatro Alfieri. Lo «sguardo verticale» è anche l’incontro con lo straordinario scalone juvarriano di Palazzo Madama e l’architettura razionalista della Torre Littoria in Piazza Castello, con la Torre Maratona e le sculture in bronzo «Three columns» del britannico Tony Cragg in Piazza d’Armi, sino al campanile della Chiesa del Santo Volto dell’architetto Mario Botta e il braciere dello Stadio Olimpico, disegnato da Pininfarina. Immagini, spazi e luoghi di una Torino che Ingenito, tra i fondatori del gruppo «Il Terzo Occhio photography», ha trasformato in un lungo e interiore percorso, ricostruendo la trama dei punti di eccellenza tra lo sviluppo delle strade, la collina e il Po. Una trama che concorre a riscrivere i capitoli di un cammino legato alla Galleria Subalpina, all’Obelisco di Piazza Savoia nel quadrilatero romano e alle OGR-Officine Grandi Riparazioni. Il complesso industriale di fine Ottocento (qui venivano riparate locomotive, automotrici e vagoni ferroviari), diventato sede di grandi eventi internazionali e prestigiose rassegne d’arte contemporanea. E, di volta in volta, si entra in contatto con il «Palazzo delle Ombre» e l’installazione dell’artista newyorkese Nancy Dwyer, l’Arco Olimpico, costruito nel 2006 in occasione dei XX° Giochi Olimpici Invernali, e il Faro della Vittoria al Colle della Maddalena dello scultore Edoardo Rubino, realizzato nel 1928 su committenza del Senatore Giovanni Agnelli per il decennale della vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Lo sguardo racchiude, perciò, arte, sport e archeologia industriale, esprimendo l’assoluto valore e il ruolo della città nell’ambito degli studi politecnici e la tecnologia avanzata, della cultura visiva e la coinvolgente collezione di reperti del Museo Egizio. La «Città Verticale» stabilisce decisive connessioni con le parole degli scrittori Umberto Eco, Lalla Romano ed Elena Ferrante, con i segni di pittori e scultori e gli accordi dei musicisti, in una quotidiana e illuminante ricerca espressiva. Una ricerca contrassegnata dalle sale dei caffè «Mulassano» e «Torino» che si aprono sotto i portici, frequentate da intellettuali ed eleganti «donne ben vestite» (G. Arpino), dagli studi televisivi della RAI in via Verdi e gli svettanti grattacieli Intesa Sanpaolo, progettato da Renzo Piano, e quello della Regione Piemonte dell’architetto Massimiliano Fuksas. Sulla Spina 2, invece, occupa lo spazio urbano la Fontana «Igloo»: simbolo e documento della stagione creativa di Mario Merz. E questa ideale ricostruzione della città, con il Monte dei Cappuccini, alle spalle della Gran Madre, e il Museo Nazionale della Montagna, trova una naturale rispondenza e confronto con le tavole del libro di Ingenito che trasmettono le tracce di un vissuto che ci appartiene indissolubilmente. Ogni testimonianza è storia, misura dell’essere e dell’esistere, «sguardo verticale» che scopre il fascino di Torino: «la città – ha detto Giorgio de Chirico – più profonda, più enigmatica, più inquietante non d’Italia ma del mondo».
Angelo Mistrangelo
“DAL MUSEO ALL’ATELIER… …DALL’ATELIER AL MUSEO”. MOSTRA DI OPERE A STAMPA AD OLEGGIO
Sabato 7 maggio, alle ore 17,00, è stata inaugurata presso il Palazzo Bellini di Oleggio (Piazza Martiri 10), alla presenza di un folto pubblico, la mostra “Dal Museo all’Atelier… …dall’Atelier al Museo – Opere a stampa”, con grafiche di Gherardo Babini, Belio (Elio Bozzola), Eugenio Cerrato, GP Colombo, Francesca Magro, Riccardo Oiraw, Fabrizio Parachini, Ubaldo Rodari. La mostra rientra in un progetto promosso e organizzato dal Circolo Culturale Giacomo Matteotti di Cameri e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Oleggio con il Museo Civico Etnografico Archeologico C.G. Fanchini, un progetto in cui artisti di ieri e di oggi colloquiano e si confrontano. Il progetto, coordinato da Emiliana Mongiat con gli artisti G.P. Colombo ed Eugenio Cerrato, ha la finalità di valorizzare opere ed oggetti conservati negli spazi museali, collegandoli all’attività di artisti attivi sul territorio, così da creare, come scrive anche il Sindaco di Oleggio Andrea Baldassini nel pieghevole di presentazione della mostra, stimoli e suggestioni sinergici tra presente e passato, frutto di una stessa continuità culturale. La prima mostra del progetto è quindi dedicata alle “Opere a stampa” e accosta oggetti e materiali di stampa calcografica del passato, compresi antichi torchi, con lavori di incisione e stampa degli artisti contemporanei sopra ricordati, ciascuno con il proprio stile: dai figurativi Babini e Oiraw, alla neofigurativa Magro, agli astratti Parachini e il primo Belio (il quale inserisce in seguito nei contesti astratti temi eco-ambientali), fino ai concettuali GP Colombo e Rodari. Cerrato propone invece una installazione di segno concettuale-ironico. Le opere di Gherardo Babini mostrano un evidente interesse per gli ambienti naturali e la paesaggistica novarese, mentre di Belio (Elio Bozzola), conosciuto fino ad oggi soprattutto come pittore, sono presentati intensi lavori degli anni Settanta e Ottanta, alcuni decisamente astratti, altri con inserti di carattere naturalistico. Eugenio Cerrato con l’opera “Alla fonte del sapere”, realizzata in questo 2022, sottolinea l’importanza assoluta che ha avuto, per la cultura europea, l’introduzione della stampa a caratteri mobili, “giocando” tra definizione e significato dell’oggetto. GP Colombo conferma la sua particolare attenzione per i temi mitologici, resi in opere monocolori di raffinata perfezione formale, da Efesto alle saette di Zeus, fino a una serie di variegati e sapienti labirinti, ove ciascuno può perdersi piacevolmente. Francesca Magro dall’iniziale astrattismo è giunta ora a una sua personalissima figurazione, con l’elaborazione di soggetti arcaici e ibridi. Riccardo Oiraw anche nelle incisioni ripropone i temi prediletti della sua pittura, dagli scorci delle nostre campagne ad affascinanti paesaggi lacustri, dalla sua “amata” Venezia ai “ritratti” di alcuni amici animali. Fabrizio Parachini neocostruttivista e soprattutto minimalista per scelta, noto soprattutto per i suoi lavori pittorici, mostra di avere effettuato ricerche con ottimi risultati anche nelle tecniche ad incisione. Ubaldo Rodari, pittore ed incisore, utilizza contemporaneamente tecniche di stampa differenti, ottenendo armonie cromatiche e spazialità di grande effetto.
La mostra che continuerà fino al 22 maggio ’22 è articolata ad Oleggio su due sedi: Palazzo Bellini (piano nobile), Piazza Martiri 10 e Museo Civico Etnografico Archeologico C.G. Fanchini, Vicolo Chiesa 1.
Enzo De Paoli
ANIMALI A CORTE. VITE MAI VISTE NEI GIARDINI REALI
Un percorso di arte contemporanea che interpreta inedite e stupefacenti forme di vita. Fino al 16 ottobre 2022
La mostra Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali si inserisce all’interno del più ampio progetto Vite sulla Terra, iniziato a dicembre 2021 con l’esposizione Animali dalla A alla Z. Una mostra dedicata ai bambini. L’intento è portare l’attenzione del pubblico, dai più piccoli agli adulti, sulle innumerevoli forme di vita che abitano il nostro pianeta, in particolare sugli animali. Una presa di coscienza della fragilità del nostro pianeta che valorizza due degli obiettivi strategici dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile delle società umane nel prossimo decennio: #14vita sott’acqua e #15 vita sulla terra. Animali a Corte è incentrata su opere realizzate da artisti italiani che hanno voluto interpretare il mondo animale e rappresentarne le diverse specie, sfruttando ciascuno un singolare linguaggio espressivo e una speciale tecnica esecutiva, oltre a diversi materiali – dichiara Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali. La mostra intende premiare la creatività degli artisti che si sono formati e hanno iniziato la propria carriera in Italia, per arrivare fino alla fama internazionale, dando loro l’opportunità di mostrare il proprio lavoro in un contesto di prestigio e a una platea vasta e variegata, per avvicinare nuove fasce di pubblico all’ambito della creatività contemporanea, rimasta molto isolata negli ultimi due anni di pandemia. Sedici gli artisti in mostra: Paolo Albertelli e Mariagrazia Abbaldo, Maura Banfo, Nazareno Biondo, Nicola Bolla, Stefano Bombardieri, Jessica Carroll, Fabrizio Corneli, Cracking Art, Diego Dutto, Ezio Gribaudo, Michele Guaschino, Luigi Mainolfi, Gino Marotta, Mario Merz, Pino Pascali e Velasco Vitali. La scelta degli animali deriva da uno studio che evidenzia diverse chiavi di lettura – spiegano le curatrici Stefania Dassi e Carla Testore. Alcuni animali nella storia dell’arte e lungo l’evoluzione delle civiltà sono da sempre stati scelti e raffigurati per il loro marcato valore simbolico: i cani sono emblema di fedeltà e compagni durante le cacce del re e della Corte; l’ape, che vive in un alveare organizzato come un piccolo stato, è simbolo di ingegno e operosità; la balena porta la rinascita emotiva; l’elefante, apprezzato per la sua intelligenza, rappresenta forza e sapienza. Animali a Corte tocca anche il mondo dell’immaginazione, dando spazio a creature di fantasia selezionate per il valore poetico che è stato loro attribuito nel corso dei secoli, uno tra i tanti l’unicorno, simbolo di nobiltà̀, purezza e invincibilità̀. Dalle creature mitologiche, come la chimera e il grifone, a quelle estinte, i Musei Reali espongono al pubblico anche dinosauri e draghi, da sempre di grande impatto nell’immaginario collettivo in virtù delle loro interpretazioni, che alludono ad emozioni forti. L’allestimento nella cornice della residenza storica trasforma il museo in un luogo di meraviglia e di conoscenza, nel quale il pubblico è chiamato a muoversi alla scoperta delle opere degli artisti del nostro tempo o del recente passato. Il percorso, che conta oltre 25 installazioni, si snoda in parte nei Giardini Reali, elemento fondante dell’identità dei Musei Reali, nonché prezioso luogo d’incontro e di socialità per cittadini e turisti. I visitatori possono ammirare le sculture immergendosi in uno zoo silenzioso e statico. L’esposizione si sviluppa anche tra le sale di Palazzo Reale, dell’Armeria e della Galleria Sabauda, dove il pubblico può scoprire le insospettabili connessioni che legano le sculture contemporanee agli animali raffigurati nelle collezioni. Per amplificare il valore del progetto, sono previste conferenze scientifiche e divulgative nell’ambito del ciclo “Chiamata alle Arti”, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Torino e l’Accademia delle Scienze, oltre a visite guidate speciali e percorsi tematici dedicati. L’ingresso alla sezione della mostra allestita all’interno dei Musei Reali è compreso nel biglietto ordinario, mentre la sezione ospitata nei Giardini Reali è visitabile gratuitamente.
DALLA MOSTRA AL CATALOGO. CAPOLAVORI DELLA FOTOGRAFIA MODERNA 1900-1940
La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York
Uno spettacolare tuffo nella storia della fotografia. Un distillato dell’immaginario creativo che, nella prima metà del Novecento, ha guidato gli artisti nelle sperimentazioni delle potenzialità del linguaggio fotografico. Edito da Silvana Editoriale, il catalogo della mostra Capolavori della fotografia moderna 1900-1940. La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art di New York testimonia la vitalità di un capitolo della storia della fotografia senza precedenti. La migrazione di intellettuali ed idee, la formidabile diffusione di pubblicazioni su ambedue le sponde dell’Atlantico, nonché le grandi mostre che fecero dialogare tra loro le più svariate realizzazioni artistiche, contribuirono a determinare un periodo di innovazione che segnò un momento aureo nella storia della fotografia.
LIVE ART@45°N: LA STREET ART ARRIVA AL 45°NORD ENTERTAINMENT CENTER DI MONCALIERI IL 14-15 E 21 22 MAGGIO 2022
Due week end all’insegna della Street Art prenderanno il via il 14 Maggio 2022 con la rassegna: LIVE ART@45°N per concludersi il 22 maggio con eventi live immersivi per famiglie che, insieme agli artisti presenti potranno sperimentarsi come «pittori per un giorno» e carpire i segreti di alcuni tra i più famosi writiers della scena nazionale. Truly Design, famoso studio di design internazionale, curerà la direzione artistica della kermesse per la quale è stato scelto il tema “ANIMALI FANTASTICI” che permette di spaziare tra natura, fantasia in un mondo “DOVE TUTTO PUO’ ACCADERE” come recita il pay off del 45°Nord Entertainment Center. Le installazioni artistiche saranno create durante i due week end da un cast di artisti italiani che si esibiranno in performance live animando il centro commerciale, insieme a laboratori di pittura, giochi e attività animazione per i più piccoli. Il cast degli artisti è stato selezionato da Truly Design, studio di comunicazione visiva non convenzionale fondato nel 2007 a Torino, e diretto da tre artisti urbani attivi nella scena dei graffiti dal 1996, vincitori nel 2018 del Cannes Golden Lion Award riconoscimento internazionale più prestigioso del settore, firma italiana molto importante del settore che porta l’evento: LIVE ART@45°N ad un livello internazionale, inserendo il 45°Nord Entertainment Center di Moncalieri in nuovi circuiti di visibilità e comunicazione. Sempre Torinese l’artista Valentina Bongiovanni, innamorata dei contrasti di colore e «degli animali pazzi con quattro occhi», Nice And The Fox artista esperta in ritratti su muro e tela definita a tutti gli effetti eclettica dalla stampa di settore, Vernis ovvero Barbara e Sara, duo artistico Torinese che si occupa di illustrazione applicata principalmente alle decorazioni murali, Go Art Factory Movimento Artistico Torinese nato per promuovere l’arte a 360°, dall’arte “STATICA” visiva all’arte ” DINAMICA” in movimento.
M.A.O. IL GRANDE VUOTO. DAL SUONO ALL’IMMAGINE.
Un incontro inedito con la collezione buddhista del MAO
A cura di Davide Quadrio. Da un’idea di Claudia Ramasso
Dal 6 maggio al 4 settembre 2022
Quello di vuoto, di vacuità, è un concetto centrale per la dottrina buddhista: il vuoto non è solo l’istante che precede la nascita di tutte le cose, ma è anche il vuoto finale, la liberazione di tutti gli esseri senzienti a un livello cosmico. All’opposto di quanto accade nelle tradizioni culturali e filosofiche europee, dove il termine “vuoto” porta con sé una connotazione negativa che la avvicina a idee nichiliste e alla mancanza o privazione, per il buddhismo la vacuità ha una connotazione positiva legata in ultima istanza al raggiungimento della consapevolezza, ovvero alla comprensione che la vita, con i suoi continui mutamenti, è impermanenza e interdipendenza, poiché tutto esiste solo in relazione all’altro. Capire questo, e quindi liberarsi dalla sofferenza della vita, si risolve in una dimensione di pace assoluta (nirvana): è qui che si rivela l’essenza del Buddha, che non è divinità, ma appunto Vuoto. L’esposizione “Il grande Vuoto. Dal suono all’immagine”, che inaugura al MAO il 6 maggio, è dedicata proprio a questi concetti: la mostra vuole offrire al pubblico un’esperienza multisensoriale particolarmente coinvolgente ed è anche un segno forte di speranza per un futuro che si rivela incerto e sconfortante. La mostra si apre con un grande spazio vuoto. Non si tratta però di un vuoto vero e proprio, ma di uno spazio che si satura gradualmente con la presenza delle note del giovane e pluripremiato compositore romano Vittorio Montalti, che per l’occasione ha composto il brano “Il Grande Vuoto”, in cui silenzi, ritmi, sonorità e l’eco dello spazio stesso diventano matrice e metafora della costruzione divina dello spazio rituale: un lavoro sospeso tra composizione e installazione sonora che abita i diversi spazi del Museo. I visitatori sono invitati dalla musica a compiere un percorso esperienziale e meditativo, per giungere al fulcro della mostra, in Sala Colonne: qui è infatti esposta una rarissima thangka tibetana del XV secolo, la più preziosa delle collezioni del MAO, che ritrae Maitreya, il Buddha del Futuro raffigurato in splendide vesti e seduto sul trono dei leoni. Con le mani atteggiate nella dharmacakramudra (il gesto della messa in moto della Ruota della Legge), che rivela la sua futura missione di promulgatore della Dottrina, il Buddha regge gli steli di piante e fiori, simboli germinali di una futura liberazione. In quanto oggetto religioso e rituale, la thangka, con le sue innumerevoli simbologie, è un mezzo che permette a chi la osserva di navigare attraverso le difficili acque della meditazione e di visualizzare i vari attributi della divinità raffigurata (in questo caso Maitreya, il Buddha del futuro) e di entrare in uno stato meditativo profondo, nel quale le immagini, i colori, i gesti, i suoni raffigurati nel dipinto si rivelano in una cosmogonia rituale sublime. L’antica thangka tibetana si inserisce qui come prima immagine, densa e profonda, che si rivela allo spettatore dopo un percorso sonoro e spaziale importante. L’osservazione di questa immagine sacra dopo un viaggio che “ripulisce” lo sguardo e l’orecchio attraverso le sonorità di Montalti sarà quindi un’esperienza trascendente: immagine sospesa, in un white noise sonoro, un fruscio cosmico vibrante, che apre a una moltitudine di forme e colori e gesti. Questa prima immagine dipinta porta con sé la forza della tradizione tibetana di riprodurre divinità e santi Buddhisti su tela (le thangka) e che, in epoca moderna, sta all’origine del ritratto fotografico dei tulku, a cui è dedicata la parte finale della mostra. Nelle ultime due sale trovano infatti spazio centinaia di fotografie di tulku, parte di una collezione di immagini realizzate dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri, che ritraggono i Buddha viventi appartenenti alle scuole buddhiste e bonpo in tutte le aree del mondo dove si pratica il buddhismo tibetano; i tulku sono figure salvifiche la cui “mente di saggezza” rinasce in nuovi corpi per condurre l’umanità verso la salvezza e il Grande Vuoto… verso la buddhità. In questo senso non si tratta di semplici ritratti fotografici, ma di autentici oggetti di venerazione, che contengono la sacralità della presenza: si ritiene infatti che l’immagine abbia lo stesso potere del tulku stesso, o più precisamente che l’immagine e il tulku siano inscindibili. Questa raccolta, iniziata oltre una decina di anni fa dall’artista Paola Pivi, ha raggiunto migliaia di immagini e costituisce quello che è oggi il più grande archivio di immagini di tulku al mondo (http://tulkus1880to2018.net/).
FONDAZIONE AMENDOLA. MOSTRA DEDICATA A GIORGIO RAMELLA
Dal 12 maggio al 7 giugno 2022 a Torino presso la Sala Mostre dell’Associazione Lucana Carlo Levi e della Fondazione Giorgio Amendola.
La Fondazione Giorgio Amendola presenta una mostra dedicata a Giorgio Ramella (Torino 1939). Venticinque opere costituiscono il corpo della rassegna intitolata Un Oriente disegnato. Il catalogo della mostra è accompagnato dal testo di Maria Riccardi: “Ventitré disegni che sembrano usciti da un taccuino. Quel taccuino che Giorgio Ramella ha portato in una tracolla insieme alle matite colorate durante il suo viaggio in Oriente. L’Oriente che visita lui però non è reale, è il suo Oriente personale perché lui in quei posti non ci è mai stato. Durante il viaggio nella fantasia ha tirato fuori i fogli e le matite e ha disegnato ciò che vedeva, libero dai vincoli della realtà”. Compiuti gli studi classici, l’artista frequenta l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino. L’esordio sulla scena artistica torinese risale al 1964 alla Galleria La Bussola con la prima personale. I lavori iniziali, gli Incidenti, sono caratterizzati da forme e frammenti metallici che compongono strutture drammatiche e allo stesso tempo rigorosamente calibrate. Negli anni sessanta frequenta artisti come Pardi, Colombo, De Filippi, Spagnulo, Arroyo, Aillaud, Schmidt e Ramosa. Nel 1970 è presente all’esposizione Quelques tendences de la jeune peinture italienne a Ginevra, Parigi e Bruxelles, curata da Luigi Carluccio. Gli anni settanta mostrano una figurazione che prende il posto della ricerca astratta e Ramella espone in Argentina, Brasile, Parigi, per tornare in Piemonte al Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli. A partire dagli anni ottanta si susseguono importanti mostre in altrettante sedi espositive che raccontano la continua ricerca dell’artista torinese. Dal Palazzo Comunale di Spoleto a quello Ducale di Mantova; dal Convento dei Cappuccini di Caraglio al Complesso del Vittoriano a Roma; da Palazzo Chiablese di Torino alla Venaria Reale.
Inaugurazione giovedì 12 maggio alle ore 18
PATRIZIA SANDRETTO RE REBAUDENGO È LA “TORINESE DELL’ANNO” 2021
Domenica scorsa al Centro Congressi Lingotto, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ha ricevuto dal Presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina il Premio “Torinese dell’Anno”, giunto alla 45a edizione. Come sottolinea il Presidente dell’ente camerale: “Ogni anno con questo premio individuiamo persone che, con il loro esempio, sono di ispirazione per la nostra comunità e il nostro territorio. Il Premio va, oggi, ad una torinese che con la sua attività ci aiuta ad allenare lo sguardo verso le sfide del nostro tempo e con la sua capacità ed intraprendenza ha saputo portare Torino ai più alti livelli dell’arte contemporanea internazionale. La nostra città può contare su di lei come ambasciatrice nel mondo”. Questa la motivazione del riconoscimento dedicato a chi, torinese di nascita o di adozione, ha offerto un contributo speciale nel proprio settore di attività, economia, arte, scienza o sociale: “Per la passione e la coerenza che in oltre 25 anni di attività hanno portato Patrizia Sandretto Re Rebaudengo a raggiungere la più alta reputazione nell’ambito dell’arte contemporanea, posizionando saldamente Torino nel circuito artistico internazionale, e per la sua vocazione non solo verso il collezionismo, ma anche verso la produzione e la committenza nei confronti degli artisti più giovani. Con un approccio comunicativo originale e innovativo, in grado di avvicinare all’arte anche il pubblico più lontano, si è distinta, inoltre, per l’impegno nel campo dell’educazione e della formazione”. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ha così commentato il riconoscimento attribuitole: “La nomina a Torinese dell’Anno mi rende felice e orgogliosa. Amo la mia città, conosco il suo valore e la sua storia e ho fiducia nella sua capacità di immaginare e creare futuro. Dalla nascita della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nel 1995, dedico il mio impegno quotidiano alla sua vita culturale, convinta che l’arte contemporanea rappresenti un formidabile strumento di conoscenza, di confronto e di interpretazione del nostro mondo, sempre più complesso e plurale”.
CIRCOLO DEL DESIGN: RICCARDO DALISI ’71-’74. IL RIONE TRAIANO DI NAPOLI E LA PARTECIPAZIONE COME PROGETTO
Il Circolo del Design realizza la prima mostra postuma dedicata all’architetto e designer Riccardo Dalisi tra pedagogia, riscatto sociale e creatività. Curata da Luca Beatrice e realizzata in collaborazione con Archivio Riccardo Dalisi e Museo Madre di Napoli, l’esposizione – la prima dedicata all’artista, architetto e designer dopo la sua recente scomparsa lo scorso 9 aprile – sarà visitabile dal 4 maggio al 30 settembre. La mostra si inserisce all’interno della programmazione culturale 2022 del Circolo del Design dal titolo Design Together Now, che indaga il design come strumento al servizio del nuovo ed emergente bisogno di comunità. Riccardo Dalisi ’71-’74. Il Rione Traiano di Napoli e la partecipazione come progetto è la nuova mostra che il Circolo del Design inaugura oggi, 4 maggio, e che sarà visitabile sino al 30 settembre prossimo negli spazi di via San Francesco da Paola 17 a Torino. Con l’esperienza nel Rione Traiano di Napoli, quartiere popolare di difficile vivibilità, Riccardo Dalisi – scomparso lo scorso 9 aprile – ha sperimentato la propria forma di animazione sociale tra il ‘71 e il ‘74. A cinquant’anni di distanza la mostra curata dal critico d’arte Luca Beatrice racconta in particolare i quattro anni che contribuirono alla ricerca incentrata sull’incontro tra design, pedagogia, arte e artigianato, focalizzata sul coinvolgimento delle comunità più fragili anche in un’ottica di sviluppo umano attraverso la collaborazione, la partecipazione attiva e il potenziale di creatività. L’esposizione si inserisce nella nuova programmazione culturale del Circolo del Design Design Together Nowche da maggio a ottobre indagherà il tema del nuovo ed emergente bisogno di comunità verso cui il design può essere un potente strumento di costruzione di risposte. Il rapporto del designer e architetto con il quartiere iniziò nel 1969, quando incoraggiò i ragazzi di strada a progettare – liberi dagli effetti inibitori del sistema formativo – piccoli arredi ed elementi architettonici con materiali semplici come legno, spago e fili di metallo. L’obiettivo di provocare un riscatto socio-educativo testimonia l’approccio antropologico che caratterizzava le istanze del design del tempo: come strumento di progetto, Dalisi tenne un diario e scattò fotografie per documentare le attività che si svolsero al Traiano e che egli stesso definì con il termine animazione, ovvero quelle operazioni in cui il momento progettuale si configurava come uno strumento atto a suscitare interesse, partecipazione e spirito collettivo per stimolare attraverso la progettualità un cambiamento sociale. La mostra al Circolo del Design presenta un primo ambiente in cui immergersi nel Rione Traiano dell’epoca tramite le suggestive immagini scaturite durante l’esperienza nel quartiere. Viene così ripercorsa la vita del designer e i punti salienti che hanno caratterizzato la storia e la cultura dell’Italia in quegli anni. Tra le foto dell’Archivio Riccardo Dalisi che testimoniano la vita e l’atmosfera nel Rione, un video originale dell’epoca documenta il processo di lavoro che ha portato alla realizzazione di numerosi artefatti. Nella seconda sala troviamo i prodotti generati durante l’esperienza, provenienti dal Museo Madre e dall’Archivio Riccardo Dalisi, l’esplosione della creatività dei bambini del quartiere guidati da Dalisi e dai suoi studenti tramite laboratori atti a suscitare interesse, partecipazione e spirito collettivo: ricami, piccole sedute realizzate con materiali di recupero, disegni e schizzi, modellini aerei di spago, carta e legno, maquette dell’Asilo Traiano, troni in cartapesta per poi arrivare in chiusura all’oggetto che ha permesso a Riccardo Dalisi di vincere il Compasso d’Oro, il più alto e autorevole riconoscimento italiano del design, vinto con la rivisitazione della famosa caffettiera napoletana per Officina Alessi, anticipato da un decennio di laboratori partecipati tra artigiani e cittadini nella riconfigurazione anche ironica di questo iconico oggetto regionale.
CHERASCO. “I SAPORI E I SAPERI DI MAP. MOSTRA DI MARZIO AVALLE
Tra le tante mostre che la “Città delle Paci” propone, domenica 8 maggio, in concomitanza al mercato dell’antiquariato, nel locale che l’artista Feny Parasole utilizza come “Sfogatoio”, curata dalla stessa sarà inaugurata la personale di Marzio Avalle Map, dal titolo significativo “I sapori e i saperi di Map”, l’essenza della sua vasta produzione artistica. Marzio Avalle, conosciuto come Map, nasce a Bra il 14 aprile 1939. È sposato con Fiorella Nemolis, con la quale ha condotto a Bra il negozio “Map” di gadget e di oggetti artistici. La figlia Sara, da vent’anni vive e lavora negli States, attualmente ad Austin in Texas. «Il percorso artistico di Marzio Avalle Map è variegato, comprende diverse fasi, anzi diverse anime. – spiega la curatrice – Il concetto fondamentale della sua vita artistica è sperimentare, e soprattutto approfondire e studiare i molteplici materiali, per plasmarli in nuove forme artistiche. Sorprende la sua vibrante creatività, che nell’intimità del suo atelier, anche laboratorio e abitazione a San Michele di Bra, ha concretizzato con un prodigioso susseguirsi di opere». Avalle inizia con il disegno e la pittura, ma è il legno ad affascinarlo, materiale vivo, che lo appaga con la scultura: è l’incontro con l’anima del tridimensionale. Nel legno trova lo stimolo per progettare anche oggetti d’uso comune, ed ecco generarsi in lui la ricerca del design. Nasce così la produzione di oggetti artistici per il negozio Map. La curiosità di conoscere materiali lo stimola, e sorprende la sua capacità di inventare nuovi processi per generare arte. Legno, ceramica, vetro, rame, acciaio, ferro, laminati plastici, perspex, carta e tessuti, sono il suo viaggio perpetuo tra materiali così diversi tra loro, con appassionanti innovativi processi inesplorati, per dare loro nuova vita. In contemporanea, ne applica l’uso con estro, anche per arredare locali, pubblici e privati. Affianca industrie nell’applicazione tecnologica di macchinari a controllo numerico. Appassionato di aeronautica costruisce modellini di aerei, fino ad ora sono 140, sperimentando materiali e tecnologie, come la stampante 3D, che appesi al soffitto del suo studio, sorvolano la sua inesauribile fantasia.
La mostra è stata inaugurata domenica 8 maggio.Gli orari di visita sono: tutti i pomeriggi da lunedì a domenica dalle 16 alle 19. Giovedì, sabato e domenica aperto anche al mattino dalle 10 alle 12,30. Ingresso libero
BIBLIOTECA NAZIONALE: MOSTRA DI ARTE CONTEMPORANEA
Il Curatore della mostra Gianfranco Gavinelli con la collaborazione del pittore Rodolfo Trotta e il gruppo: “Il Labirinto Artistico“ presentano la MOSTRA COLLETTIVA NAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA FIGURATIVA E ASTRATTA”, presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino piazza Carlo Alberto 3.
L’inaugurazione il giorno 13 maggio alle ore 11.30.
La mostra rimarrà aperta dal 13 maggio al 3 giugno c.a. per tre settimane consecutive, con il seguente orario dalle ore 10.00 alle ore 16.00 (orario continuato), ospiterà trentacinque artisti molti dei quali affermati a livello nazionale e internazionale.
Si tratta di una collettiva e molti artisti arrivano anche da altre regioni d’Italia.
TORINO. IL 14 MAGGIO SI CELEBRA IL DYLAN THOMAS DAY
Il 14 maggio ritorna puntuale a Torino il ricordo di Dylan Thomas, uno dei più grandi poeti del XX° secolo. Il DylanDay è stato infatti istituito nel 2015 e, fin dal suo esordio, la città di Torino ha partecipato con conferenze e mostre che potessero mettere in luce i diversi aspetti della poesia innovativa e della vita avventurosa del visionario poeta gallese: ospiti illustri si sono avvicendati nel corso degli anni, da Paolo Bertinetti, anglista e professore emerito dell’Università di Torino a Manrico Murzi che nel 1947 ha conosciuto personalmente Dylan all’Isola d’Elba. Tutti gli eventi creati a Torino sono stati riportati nella lista degli avvenimenti internazionali del sito ufficiale inglese https://www.discoverdylanthomas.com/news-events/international-dylan-thomas-day. Come negli ultimi tre anni, è stata programmata una grande commemorazione on line con la creazione del sito DylanDay 2022 che ha ottenuto il patrocino della Città Metropolitana di Torino
https://dylanday2022.jimdofree.com/
Il sito unisce poeti, scrittori, artisti, video-makers e musicisti di 60 paesi dei 5 continenti. Il tema di quest’anno suggerito dagli organizzatori inglesi è l’acqua, in quanto il nome Dylan significa “Figlio del Mare”. Nella sezione “Musica” si sono nuovamente distinti cantautori che hanno presentato le loro produzioni sul tema proposto: il piemontese Bob Rocket (nome d’arte di Ermanno Capirone), che già lo scorso anno aveva aderito con il suo video Enceladus, ci propone Chiudi gli occhi e attraversiamo l’Atlantico insieme (Etichetta: ℗ & © Sounzone), dalla Spagna Rafa Bocero celebra Dylan Thomas con Un poco de mar y algo de brisa, negli Stati Uniti Carrie Wade canta Recurring Dreams of Water, Lynn Porter nel Galles ricorda la città dove Dylan ha a lungo vissuto con Laugharne Song, senza dimenticare l’australiano Robert Lloyd con le due creazioni musicali dedicate al poeta.
Dall’Ucraina alla Nuova Zelanda, dalla Cina alla Russia, dagli Stati Uniti al Messico al Tajikistan al Vietnam oltre un centinaio di contributi testimoniano che la poesia di Dylan Thomas è più che mai attuale ed è ancora oggi fonte di ispirazione per molti.
DOMODOSSOLA. ALWAYS HUNGRY, PERSONALE DI MARCO GORAN ROMANO
Una nuova mostra che sta per inaugurare questo sabato, il 14 maggio, all’Artoteca Di-Se di Domodossola. Always Hungry è la personale di Marco Goran Romano, a cura di Gianluca Folì. Illustratore pugliese, Goran è stato inserito tra i 10 migliori giovani designer secondo il settimanale americano Adweek e nella lista dei 20 Under 30 New Visual Artists stilata da Print Magazine. Ha iniziato la sua carriera come resident illustrator per la redazione italiana di WIRED, ha all’attivo collaborazioni con Fortune, Forbes, The Guardian, The New York Times, The New Yorker, The Wall Street Journal e con l’iconico settimanale TIME. In mostra progetti personali e illustrazioni commissionate da importanti clienti, ma anche le 12 tavole di Heritage. Sedimenti del tempo, edizione 2022 del calendario Epson.
Always Hungry sarà aperta fino a domenica 5 giugno ed è l’anteprima della seconda edizione di Disegnare il territorio, il grande festival dedicato all’illustrazione che tornerà ad animare la città di Domodossola dal 18 al 26 giugno.
ALBA. CONFERENZA ““FANTASTICO CHE DÀ (IN)DIPENDENZA”,
“Fantastico che dà (in)pendenza”, Sala Riolfo, Alba (CN), Giovedì 12 maggio 2022, ore 18
Anna e Maria Carla Mantovani, fondatrici del Blog “The Mantovanis”, insieme alle colleghe Andreina Grieco e Marta Duò, saranno relatrici di una conferenza – organizzata dalla Biblioteca civica “G. Ferrero” di Alba – dal titolo “Fantastico che dà (in)dipendenza”, dedicata ai generi letterari del fantasy e della fantascienza, Giovedì 12 maggio alle ore 18 presso la Sala Riolfo (cortile della Maddalena, via Vittorio Emanuele II, 19). Nell’incontro verranno illustrati i vari sottogeneri del fantasy e della fantascienza: partendo da un excursus storico e da una panoramica relativa a tutti i media (cinema, tv, videogiochi), verranno descritte le tante sfumature che il fantastico ha e ha avuto nella letteratura, con un approfondimento sul rapporto tra letteratura per ragazzi e per adulti. Un focus ulteriore sarà dedicato al mercato editoriale italiano, diviso tra grandi case editrici, che pubblicano soprattutto i best seller internazionali, ed editoria indipendente. Di quest’ultimo settore si parlerà a partire dall’esperienza delle stesse relatrici.
Per accedere in sala è richiesta la mascherina FFP2.
CHERASCO. MOSTRA “DONNE, SCIENZA E LAVORO”
Fino al 15 maggio 2022
Palazzo Salmatoris di Cherasco, Sala Reviglio
Sabato 30 aprile a Palazzo Salmatoris di Cherasco , Sala Reviglio, con i saluti del Sindaco Carlo Davico, dell’Assessore Umberto Ferrondi, del Vicesindaco Claudio Bogetti e dell’Assessora Elisa Bottero e con gli interventi della Referente di Toponomastica femminile Dott.ssa Giovanna Cristina Gado e della Consigliera di Parità Regionale del Piemonte Avv.ta Anna Mantini, è stata inaugurata la mostra “Donne, Scienza e Lavoro”, allestita in collaborazione con l’associazione Toponomastica femminile, rassegna che ha ottenuto l’importante supporto della Consigliera di Parità Regionale del Piemonte Avvocata Anna Mantini. L’esposizione attraversa il tempo storico, illustrando i risultati compiuti dalle donne nei diversi settori della scienza e le conquiste ottenute nonostante gli ostacoli e gli impedimenti che hanno dovuto superare. È una mostra che documenta la presenza delle donne nel mondo scientifico fin dall’antichità. Dalla medicina alla matematica, dalla botanica all’astronomia, dalla zoologia alla fisica, dalla tecnica all’informatica non c’è stato campo della conoscenza umana che non le abbia viste studiose interessate e acute osservatrici.
La mostra sarà visitabile in Sala Reviglio di Palazzo Salmatoris fino al 15 maggio con i seguenti orari: da mercoledì a venerdì dalle ore 14.30 alle 18.30, il sabato e festivi dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19. Ingresso libero.