CURIOSITA’ NOVARESI 5. LA BASILICA DI SAN GAUDENZIO E LA DEMOLIZIONE DEI SOBBORGHI

Diventata Novara dominio spagnolo, Carlo V, per difendere il Ducato di Milano dai Francesi, decide di trasformare la Città in un vero baluardo a difesa da eventuali attacchi. Novara diventa così fortezza di primaria importanza, con la necessità delle relative pesanti trasformazioni. Nel 1552, con il governatore della Città Giovanni Pietro Cicogna, vengono iniziati i primi lavori di abbattimento, quindi l’avvio della realizzazione dei Baluardi.

Mura spagnole visibili dal parco

Le prime demolizioni riguardano sobborghi ed edifici vicini alle antiche mura romano-medioevali. Già nel 1552 cadono totalmente o parzialmente i sobborghi di S. Stefano (a Nord), S. Agabio (a Est), Cittadella e Porta Nuova (a Sud), S. Gaudenzio (a Ovest). Quanto agli abbattimenti degli edifici religiosi effettuati dagli Spagnoli durante il loro dominio, ricordiamo, tra gli altri, le chiese di S. Stefano, S. Agabio, S. Lorenzo, S. Pietro e convento dei Domenicani, chiesa e convento dei Carmelitani e soprattutto l’8 agosto 1553 la chiesa del Santo Patrono S. Gaudenzio. Cambiata la situazione politica, a seguito della pace di Cateau Cambresis del 1559, che pose fine alle guerre d’Italia tra la Francia e gli Asburgo di Spagna, non temendo più l’attacco dei Francesi, i lavori vengono interrotti, ma le macerie delle distruzioni resteranno intorno alla Città per circa mezzo secolo. Finché, all’inizio del secolo seguente, tornando il pericolo di una guerra, il governatore dell’epoca Marchese De La Fuentes ordina di completare le nuove mura, i cosiddetti baluardi, e così infatti avverrà nel 1606, ma a seguito di ciò proseguiranno anche le demolizioni.

I baluardi saranno acquistati in futuro dalla Città di Novara, su consiglio di Prina, un novarese divenuto Ministro delle Finanze del Regno italico (noto a Novara anche per la sua triste fine, ma questa è un’altra storia…); infine nella prima metà del XIX° secolo furono trasformate in “pubblico passeggio e circonvallazione alta”. Il progetto era di un altro novarese famoso, Alessandro Antonelli (1840), che a quei tempi collaborava con la Commissione di Pubblico Ornato, e ancora oggi i baluardi hanno quella funzione (nella foto lo scorcio di una parte delle mura spagnole ancora esistenti e visibili dal parco dei bambini).

Diamo ora qualche notizia di alcuni degli edifici religiosi demoliti, a partire dalla chiesa di S. Gaudenzio, affinché, scomparsa purtroppo ogni testimonianza materiale di queste strutture, ne possa restare, per tutti noi, almeno il ricordo, relazionato, per quanto possibile, con i luoghi di oggi, dove le suddette strutture, in quei tempi, erano collocate.

Area antica basilica di S. Gaudenzio

L’antica basilica di S. Gaudenzio sorgeva fuori dalle mura, dove è ora corso XX Settembre, nell’area che comprende l’inizio del corso (ove è collocata, sull’angolo dell’edificio, una lastra di marmo bianco che ricorda, come sta scritto, l’antico luogo di edificazione) e il palazzo Bottacchi in stile Liberty (nella foto l’area indicata). Pare che la chiesa sia stata iniziata da S. Gaudenzio e terminata dal suo successore S. Agabio, che fece seppellire il patrono nella chiesa a lui intitolata.

Le dimensioni della struttura nella sua forma iniziale dovevano essere limitate, ma aumentarono considerevolmente con il restauro e l’ampliamento realizzati dal Vescovo Litifredo (1122-1151). Al momento dell’abbattimento l’edificio era a tre navate, orientato da est ad ovest, da oriente a occidente; aveva la canonica con il suo portico a sud e sulla facciata un altro portico (lunghezza massima interna m. 55,50, larghezza totale interna m. 25,60, altezza della facciata circa m. 23, larghezza m. 28, altezza del tiburio m. 32). Nella chiesa vi era il sepolcro di S. Gaudenzio, di S. Adalgisio e di altri santi. I Novaresi rivolsero suppliche all’Imperatore Carlo V perché salvasse la basilica del Santo Patrono ma non furono ascoltati.

La chiesa di S. Stefano, che anticamente era denominata basilica, come risulta da un atto del 989, dipendeva direttamente dal Vescovo. Sorgeva al di là delle mura e del fossato, fuori della porta a nord della Città. La sua parrocchia non riguardava solo il sobborgo, ma anche la parte settentrionale della Città, compresa la chiesa della SS. Trinità, poi chiamata del Monserrato. La chiesa di S. Stefano doveva essere ampia, con tre navate, ed era stata restaurata poco prima dell’abbattimento, avvenuto nel 1635, dopo il quale il titolo parrocchiale venne trasferito alla chiesa della SS. Trinità.

Parco dei bambini, la fontana

Quanto alla chiesa di S. Agabio, la tradizione vuole che il Vescovo S. Agabio, successore, come si è visto, di S. Gaudenzio, abbia fatto costruire la chiesa dove voleva essere sepolto, all’esterno della porta orientale della Città. Istituite quindi le parrocchie, almeno dal 1206 la chiesa viene ricordata come gestita da un parroco, il prete Giovanni. Benché l’abbattimento del sobborgo di S. Agabio sia del 1552, anno dell’avvio delle demolizioni, la chiesa sopravvive fino al 1727. Era collocata subito dopo porta Milano, al di là della roggia che circondava le mura, alla sinistra della strada che portava al sobborgo. La chiesa aveva tre navate ed era volta ad oriente. Dopo la demolizione del 1727, provvisoriamente, parroco e parrocchiani ebbero in uso la chiesa di S. Martino della Moglia, quindi ceduta nel 1729, che però era piccola e in pessime condizioni. Infatti nello stesso anno 1729 fu demolita per dare spazio alla nuova chiesa. Le documentazioni ci dicono che nel 1732 coro e presbiterio erano costruiti, ma le difficoltà di quei tempi fecero sì che i lavori fossero bloccati, con un utilizzo precario di quanto costruito, attraverso l’innalzamento di un muro in forma di porta. Solo nel 1924, quasi due secoli dopo, ripresero i lavori, che terminarono con la consacrazione nel 1926. La chiesa è a tre navate, con volte in cotto, in stile lombardo puro. La parte settecentesca è costituita da coro, presbiterio e campanile e la parte novecentesca sembra più ridotta rispetto alle dimensioni che un coro e un presbiterio piuttosto grandi avrebbero fatto immaginare.

La chiesa e il convento dei Carmelitani, eretti nel 1421, erano invece nel sobborgo di S. Gaudenzio e precisamente dove ora si trova il parco dei bambini (nella foto il parco oggi). Il convento era molto ampio e venne demolito assieme alla chiesa nel 1554. I Carmelitani allora si trasferirono in Città presso la chiesa di S. Clemente, oggi chiesa di Nostra Signora del Carmine, già gestita da alcuni di loro fin dal 1530, dove costruirono un nuovo convento e dove rimasero fino alla soppressione dell’Ordine avvenuta nel 1805.

Enzo De Paoli