CURIOSITA’ NOVARESI 8. LA “PIAZZETTA” CUORE DELLA CITTA’

L’attuale piazza Cesare Battisti, conosciuta dai Novaresi anche come piazza delle Erbe o come “Piazzetta” è certamente il cuore della Novara medievale, poi chiusa dai baluardi spagnoli, e nel suo lato sud, tra due dehor, è inserito un tassello di forma triangolare, di colore chiaro, tendente al bianco, con piccole macchie grigie, che serve proprio a ricordare visivamente che quello è il centro della città. La piazza è triangolare, tutta chiusa da case con portici, e il suo vertice occidentale, attraverso la

Portici sud dei Canonici

prosecuzione, egualmente porticata, di via Fratelli Rosselli, conduce a piazza della Repubblica, forse più conosciuta come piazza del Duomo. Gli storici ricordano che la “Piazzetta”, nella sua storia, ha avuto almeno 7 nomi diversi. Il primo nome che rileviamo dai documenti è “Piazza delle Beccherie maggiori”, questo perché era qui collocata la maggior parte dei banchi in legno dei “beccai”, cioè dei macellai, che peraltro li affittavano dai Calzolai (la corporazione dei Calzolai a quei tempi era molto potente economicamente nella città). In questa piazza quindi i beccai preparavano la carne degli animali per la vendita (fatta eccezione per la vera e propria macellazione). L’acqua era fornita da un pozzo o cisterna che si trovava all’incrocio tra le attuali via Bianchini e corso Italia e gli scarti della preparazione venivano gettati nei fossatelli, che si trovavano a lato dei muri o attraverso le vie. I calzolai erano anche conciapelli o comunque i conciapelli erano nella stessa corporazione dei calzolai e questo fatto fa comprendere meglio il legame di entrambi coi “beccai”, che fornivano loro la materia prima, cioè il cuoio bovino, le pelli di capra ecc. Il secondo nome attribuito alla Piazzetta è stato quello di “Piazza Nuova”, che doveva richiamare probabilmente le innovazioni edilizie del 1468, che comprendevano la sistemazione del “Portico dei Calzolai”, o quelle del 1506, con l’intervento sui portici (da rendere rettilinei). Comunque sia, in un documento del 1554, si fa riferimento a “Piazza Nuova, detta la Piazzetta”. Nella seconda metà del Cinquecento è poi detta “Piazza piccola” e anche “Piazza di San Rocco”. Più tardi in documenti del Seicento e del Settecento la troviamo denominata “Piazza della verdura”. Già dall’inizio del Cinquecento infatti, dopo la sistemazione della piazza e dei fossetti di scolo, le “beccherie” erano state spostate a nord, forse in locali di case già di proprietà della corporazione dei Calzolai, nelle attuali vie Bianchini e Omar, allora denominate rispettivamente “Contrada delle

Portici nord dei Calzolai

beccherie” e “Contrada delle beccherie di San Dionigi” (quest’ultima così chiamata dal nome di una chiesetta della parrocchia della Cattedrale che lì si trovava). Si giunse poi a chiamarla “Piazza delle Erbe”, così come è definita tuttora da molti Novaresi. Ciò che caratterizza certamente la Piazzetta sono i suoi portici, che anticamente continuavano con tre campate anche in via Bianchini. I portici più antichi pare siano quelli del lato sud, detti dei “Borsinari e pellicciari”, di proprietà, fino al periodo napoleonico, dei canonici della Cattedrale (nella foto), come parte integrante della Canonica stessa. Per quanto riguarda la data della loro edificazione, il noto storico novarese Frasconi ipotizza l’anno 1173. Sul lato ovest si trovavano invece i portici dei Mercanti che si prolungavano sostanzialmente almeno fino all’ingresso del Broletto. Il lato orientale della piazza era chiuso dalla casa dei Canobio (la costruzione risale al XV°/XVI° secolo) (nella foto), famosa famiglia novarese a cui apparteneva Amico Canobio, grande benefattore della Città, che istituì l’omonimo Monte di Pietà, oltre a finanziare una serie di altre benefiche iniziative. Sul lato nord della Piazzetta si trovava invece il portico dei Calzolai (nella foto). Di questo portico si ha già notizia in un documento del 1204, in cui si parla di una tettoia (non dobbiamo immaginare i portici come li vediamo oggi), che copriva i banchi dove i calzolai vendevano i loro prodotti nei giorni di mercato (nel 1244 se ne contavano ben 83). L’edificio era di proprietà comunale, ma nel 1225 viene lasciato alla corporazione dei Calzolai probabilmente per sanare un debito della Città nei confronti della importante corporazione.

Portici est – Casa Canobio

Il portico, che in origine era comunale, risale forse alla fine del XII° secolo. Si dice infatti che 4 colonne della piazzetta potrebbero provenire dalla distruzione di castello e borgo di Biandrate, proprietà degli omonimi e famosi conti, avvenuta nel 1168. Documenti relativi al portico dei Calzolai si trovano anche nell’archivio dell’Ospedale di San Giuliano, ospedale gestito dalla corporazione, che è rimasto organismo autonomo fino al secolo scorso. Tra l’altro nel 1554 anche tale ospedale era probabilmente collocato nell’isolato a nord della Piazzetta. Il 28 giugno 1506 il D’Ambois, governatore del ducato di Milano, preoccupandosi dell’urbanistica cittadina di Novara, ordina di “rettilineare” i portici “incomenzando dai Becharij” fino alla piazza del Duomo e così anche “li portici de’ pelizzari et borsinari”. I portici dovevano essere “tuti in volta, con le loro colonnelle di sarizzo” (evidentemente fino ad allora dovevano esserci anche pilastri in cotto o addirittura in legno). Trasferite quindi, come si è già detto, all’inizio del Cinquecento le beccherie nelle adiacenti vie Bianchini e Omar, la Piazzetta dovette assumere allora, probabilmente, un aspetto simile all’attuale. In relazione alla funzione commerciale della Piazzetta, sotto i portici o nelle vie vicine hanno sempre trovato la loro collocazione esercizi pubblici. Sotto i portici meridionali vi era il “Caffè del Moro”, la cui attività non aveva sosta (chiudeva all’una di notte e riapriva alle due). In via Bianchini si trovavano invece il “Caffè Vanbianchi”, noto per la sua cioccolata con veneziane e la “Trattoria del Mazza”, esistita fino alla prima metà del secolo scorso, famosa per le consumazioni di “busecca” e vino fino a tarda ora e per la produzione di biscottini.

Enzo De Paoli