CURIOSITA’ NOVARESI 9. LA NOVARA ROMANA

La Novara romana assume una sua consistenza urbana verosimilmente nel I secolo a.C. inoltrato, con la romanizzazione e colonizzazione della Padania occidentale. Lo scrittore latino Tacito parla di Novara come centro abitato importante agli inizi della seconda metà del I secolo d.C. Da altri storici abbiamo notizia della sua distruzione effettuata dall’esercito dell’usurpatore dell’impero romano Magno Massimo (335-388 d.C.) nella lotta contro l’imperatore Valentiniano II (371-392 d.C.) e della sua ricostruzione ai tempi dell’imperatore Teodosio (347-395). Le mura medievali si sviluppano a Novara lungo lo stesso percorso di quelle romane; solo con i “baluardi” spagnoli il perimetro della Città muta, si amplia, assumendo la caratteristica forma a stella.

Mura romane di piazza Cavour

Nell’incrocio di corso Cavour/corso Mazzini con corso Italia/corso Cavallotti individuiamo i due assi principali della Novara romana: il “cardo” in senso nord/sud corrisponde a corso Cavour/corso Mazzini, mentre il “decumanus” in senso est/ovest corrisponde a corso Cavallotti/corso Italia. Il resto della Città romana era impostato presumibilmente sulla base di questi assi principali, con vie parallele e perpendicolari fra di loro, seguendo in ciò l’impianto strutturale degli accampamenti (“castra”) romani.

Nel secolo scorso, in relazione a interventi e lavori per nuove costruzioni, sono emersi alcuni tratti delle antiche mura romane, tra gli altri, quello più noto è emerso in piazza Cavour, nel corso dei lavori per la realizzazione della sede centrale dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino (oggi Intesa Sanpaolo).

In questo tratto il muro, che corrisponde al lato nord, è orientato in senso nord-ovest/sud-est. La parte centrale è costituita da grossi ciottoli di fiume, legati insieme da una malta biancastra. Il muro è caratterizzato da file orizzontali alternate di ciottoli e di mattoni (nella foto), la cui tecnica “opus mixtum” è diffusa nelle costruzioni romane dell’epoca e peraltro continua ad essere utilizzata a lungo nel territorio novarese. Nel tratto di piazza Cavour è presente una porta ad arco, alta e stretta, che dà accesso ad una gradinata verso la Città. Tra l’edificio dell’istituto bancario e le mura si possono

Mura romane di via Dominioni

notare altri muretti, costituiti da ciottoli di piccole dimensioni e scarsi frammenti laterizi. Si trattava presumibilmente di ambienti, a pianta quadrangolare, costruiti forse in un momento successivo all’innalzamento del muro di difesa. In questo luogo sono state rinvenute numerose anfore, databili tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C. Si può ritenere quindi (anche se non vi è certezza) che la costruzione delle mura sia avvenuta durante la prima fase imperiale.

Nel centro storico novarese sono emersi, come si è detto, anche altri tratti, realizzati con la stessa tecnica di costruzione, che però non sono sufficienti a definire puntualmente l’intero percorso delle mura. Un breve tratto è emerso nel cortile interno dell’Istituto Professionale “Contessa Tornielli Bellini” (ora sede della Procura della Repubblica di Novara). Questo appartiene al lato orientale delle mura, che doveva continuare fino quasi all’angolo con via Perrone. Prima di via Perrone quindi le mura piegavano verso ovest, perché questo era il limite meridionale della Novara romana. Infatti, dopo l’angolo, le mura sono emerse in un cortile interno dell’Orfanotrofio di S. Lucia e quindi in via Dominioni, dove sono ben visibili (nella foto).

Difficile invece individuare l’angolo sud-ovest, nell’area del castello, molto rimaneggiata per la costruzione della fortezza. Lì certamente le mura dovevano piegare verso nord, ricongiungendosi poi al tratto del muro di piazza Cavour. Questa parte della cinta muraria costituiva il limite occidentale dell’antica città e, probabilmente, è stata almeno parzialmente inglobata nell’edificazione dei palazzi che si affacciano sul baluardo, costruito durante l’occupazione spagnola.

Silone Caio Albucio. Affresco

Oltre a parlare delle mura dell’antica Novara romana, vogliamo anche dare qualche notizia su un personaggio della Città, in quel tempo famoso, anche se ora dimenticato. Tra i magistrati novaresi emerge sicuramente la figura di Caio Albucio Silone (Silo), al quale è dedicata una via di Novara, che raggiunse la fama non per la carica municipale assunta in gioventù, ma per le sue doti di avvocato e soprattutto di oratore, di cui diede dimostrazione a Roma. Nasce tra il 58 e il 53 a.C. a Novara, dove frequenta la scuola di retorica, diventando in seguito avvocato. Fu magistrato, con compiti di “edile”, una sorta di assessore all’edilizia e lavori pubblici, che doveva provvedere alle strade, agli acquedotti e agli edifici pubblici. Lasciata Novara intorno al 30 a.C., si reca a Roma, dove diventa avvocato e soprattutto oratore famoso. Ne parla Seneca, che lo definisce uomo di grande onestà. Dopo Roma, si trasferisce a Milano (dal 15 al 16 d.C.), dove egualmente i suoi discorsi suscitano applausi. Critico nei riguardi del nuovo governo imperiale, vecchio e malato, torna a Novara, dove, imitando gli stoici, decide di lasciarsi morire di fame, dopo avere parlato un’ultima volta ai suoi concittadini, ai quali spiega i motivi che l’avevano portato a questa decisione (intorno al 20 d.C.). Egli è autore di alcune opere di retorica ed è ricordato da Svetonio e da Seneca il vecchio. Caio Albucio Silone è raffigurato in un affresco del secolo XV°, che si trovava originariamente su un muro della casa della famiglia Canobio, in piazza Cesare Battisti, e che ora è collocato nel salone Arengo del Palazzo del Broletto di Novara (nella foto).

Enzo De Paoli