Con Stabile e Provincia sbarca il festival di teatro d’avanguardia
di Valerio Maggio
A Chieri – sino a cinquant’anni fa – “fare teatro” significava affidarsi esclusivamente alle Filodrammatiche per soli uomini o per sole donne sorte all’interno degli Oratori e in particolare a quelli legati agli ambienti salesiani forti di una tradizione e di una pratica non indifferente arricchita da un repertorio vario e multiforme. È significativo come, già allora mettessero in scena ostinatamente commedie dialettali contribuendo in tal modo alla costruzione di un vero “comparto” tuttora presente rappresentato dal gruppo della Vijà e dalla Filodrammatica Canonico Tosco.
A partire dal 1972 però si prova a voltar pagina pur se con risultanti a dir poco contrastanti. Per volere di chi in quel momento governa la città (Egidio Olia e Giovanni Salerno in particolare) e sotto l’organizzazione del Teatro Stabile (Rolando Picchioni) e della Provincia di Torino si inizia ad ospitare la rassegna internazionale di teatro sperimentale I Giovani per i Giovani nel tentativo di “sprovincializzarsi” e di scrollarsi di dosso almeno parte delle antiche e didascaliche rappresentazioni messe in scena con orgoglio e grandissima buona volontà – ne va dato atto – sui polverosi palchi di San Luigi, della Congregazione Mariana, di Sant’Anna, di Santa Teresa e del Duomo. (Quanta abbondanza di spazi se confrontata alla penuria di oggi!).
Per quattro anni la nostra città diventerà un importante punto di riferimento per il teatro sperimentale e d’avanguardia nazionale e internazionale. Nella conferenza stampa dell’8 giugno ‘72 che presenta ufficialmente il Festival si sottolinea da parte degli organizzatori come l’intento sia quello di fare della città una piccola Avignone. Non succederà. La stessa però si trasformerà comunque almeno in una ‘Spoleto piemontese’ ospitando le messe in scena più recenti e originali del ‘Teatro d’ Avanguardia’ firmate da registi come: Mario Ricci, Gian Carlo Nanni, Memè Perlini, Carlo Cecchi, Giuseppe Bartolucci. Nasceranno anche piccoli e grandi scandali: il seno nudo di Manuela Kusterman, la discussa Salomè allestita presso la ex cappella San Filippo, la mostra di Pietro Gallina ‘Auto – immobili’ (installazione in piazza Cavour e dintorni di auto rottamate – foto Archivio Gaidano&Matta) particolarmente boicottata dalla cittadinanza sino ad essere coperta nottetempo – da mano ignota – di escrementi. Ci sarà anche il tempo per ospitare un imberbe Bennato, una esordiente Nuova Compagnia di Canto Popolare e di ragionare di “crisi del teatro tradizionale” con pezzi da novanta come Italo Moscati, Franco Quadri, Massimo Castri. «La scelta della nostra città – scrive la stampa locale – fu in parte casuale, in parte motivata da una serie di vantaggi quale il valore paesaggistico, la collaborazione dinamica dell’amministrazione comunale, la vivacità dimostrata verso (…) una rassegna pericolosa, unica nel suo genere – sino ad allora ancora relegata nelle cantine – che vuole dar fiato alla voce del teatro finora costretto ad un ruolo di minoranza, fuori dalla cultura codificata e priva della verifica di un pubblico popolare. (…) La Provincia e il Comune di Chieri compirono un passo temerario. La forte esperienza vissuta radicò nel mondo giovanile una scossa di vivacità culturale». Non si può negare infatti come soprattutto grazie a quegl’input di lì a poco un gruppo di giovani si in grado di dar vita a un Laboratorio teatrale e ad un Centro culturale, entrambi di spessore, con sede operativa prima in piazza Dante, poi in via San Giorgio. Ma questa è altra storia.